Oggi, ad un mese dal terremoto mi ritrovo qui a condividere con voi una storia, che avrei dovuto raccontarvi proprio il giorno in cui ci furono le prime 2, distruttive, scosse. Sì, perché era proprio il 24 agosto il giorno che avevamo concordato io e Paola Cocci Grifoni per una mia visita presso la sua cantina di Ripatransone, nel Piceno.
Le cose poi andarono diversamente e nonostante Paola, con la proverbiale forza d’animo che la contraddistingue, a poche ore dalle scosse fosse pronta ad accogliermi comunque, decisi di rimandare. Non vi nego, però, che l’attesa di un mese mi sia pesata abbastanza, in quanto volevo da tempo conoscere dall’interno una realtà tra le più importanti della Marche, in termini di storicità e pionierismo. Un desiderio decisamente appagato dall’incontro con Paola e con l’intero staff dell’azienda, che parla molto al femminile e vanta valori rari dal punto di vista umano ed etico.
Fatta questa premessa, vi racconto un po’ della Tenuta Cocci Grifoni, della sua storia e del territorio in cui è incastonata.
Tutto nasce con Guido Cocci
Grifoni, padre di Paola e Marilena, enologa e responsabile della
cantina la prima, direttrice del commerciale Italia ed estero la
seconda. Guido aveva un sogno, che a giudicare da come mi hanno
descritto la sua personalità, ci ha messo un istante a passare dallo
stato effimero di sogno alla concretezza di un progetto: creare un
grande vino bianco nel Piceno, allora terra di rossi. Guido era un pioniere e come tutti i
pionieri vantava due doti che insieme possono creare la meraviglia e
lo stupore, possono cambiare le cose e lasciare un segno indelebile
nel tempo, ovvero la consapevolezza e la sicurezza nelle proprie idee
ed una buona dose di coraggio che gli permise di prendersi
quei rischi senza i quali, oggi, il Pecorino, così come lo conosciamo,
non esisterebbe. Sì, è proprio per il Pecorino che sono andato a
trovare questa famiglia del vino, perché è qui che questo vitigno
così radicato nella storia del territorio,”sin dalla notte dei
tempi”, è rinato dopo esser stato pressoché dimenticato per anni. La
mia voglia di andare in vigna e di arrivare a vedere le prime piante
del vigneto madre di Pecorino era così tanta che la copiosa pioggia
della mattina e la difficile praticabilità del terreno non hanno
sortito neanche il minimo dubbio riguarda il da farsi.
Grifoni, padre di Paola e Marilena, enologa e responsabile della
cantina la prima, direttrice del commerciale Italia ed estero la
seconda. Guido aveva un sogno, che a giudicare da come mi hanno
descritto la sua personalità, ci ha messo un istante a passare dallo
stato effimero di sogno alla concretezza di un progetto: creare un
grande vino bianco nel Piceno, allora terra di rossi. Guido era un pioniere e come tutti i
pionieri vantava due doti che insieme possono creare la meraviglia e
lo stupore, possono cambiare le cose e lasciare un segno indelebile
nel tempo, ovvero la consapevolezza e la sicurezza nelle proprie idee
ed una buona dose di coraggio che gli permise di prendersi
quei rischi senza i quali, oggi, il Pecorino, così come lo conosciamo,
non esisterebbe. Sì, è proprio per il Pecorino che sono andato a
trovare questa famiglia del vino, perché è qui che questo vitigno
così radicato nella storia del territorio,”sin dalla notte dei
tempi”, è rinato dopo esser stato pressoché dimenticato per anni. La
mia voglia di andare in vigna e di arrivare a vedere le prime piante
del vigneto madre di Pecorino era così tanta che la copiosa pioggia
della mattina e la difficile praticabilità del terreno non hanno
sortito neanche il minimo dubbio riguarda il da farsi.
E’ proprio nel vigneto madre
che ho potuto vedere con i miei occhi ciò che Guido aveva creato e
che la sua famiglia continua a custodire con premura ed attenzione,
preservando un patrimonio unico e fondamentale per quello che oggi
possiamo definire un grande Vino italiano.
che ho potuto vedere con i miei occhi ciò che Guido aveva creato e
che la sua famiglia continua a custodire con premura ed attenzione,
preservando un patrimonio unico e fondamentale per quello che oggi
possiamo definire un grande Vino italiano.
Il bello del Piceno è che
basta poco per rendersi conto di quanto sia speciale questo luogo,
immerso in un contesto unico, fra mari e monti, povero di grandi opere
viarie, scevro di una civilizzazione spinta e dannosa per gli occhi,
per l’anima, ma anche e soprattutto per il calice.
basta poco per rendersi conto di quanto sia speciale questo luogo,
immerso in un contesto unico, fra mari e monti, povero di grandi opere
viarie, scevro di una civilizzazione spinta e dannosa per gli occhi,
per l’anima, ma anche e soprattutto per il calice.
Qui si producono le DOC
Rosso Piceno, Rosso Piceno Superiore, Falerio e Terre di Offida,
quest’ultima con le tipologie Passerina spumante, vinsanto e
passito. Qui è stato identificato anche un terroir di vini DOCG
Offida che comprende tre tipologie: Offida Rosso, Offida Passerina e
Offida Pecorino.
Rosso Piceno, Rosso Piceno Superiore, Falerio e Terre di Offida,
quest’ultima con le tipologie Passerina spumante, vinsanto e
passito. Qui è stato identificato anche un terroir di vini DOCG
Offida che comprende tre tipologie: Offida Rosso, Offida Passerina e
Offida Pecorino.
Denominazioni che rappresentano una storia che
parla di terroir ed ancor più di persone e famiglie che hanno visto
nell’agricoltura e nella viticoltura una filosofia di vita che
trascende il tempo, incondizionata dalle mode e dai trend, una
visione che ha “trattenuto” sul territorio famiglie come quella di Paola
Cocci Grifoni, che fanno grande questo territorio e lo mantengono
integro e vitale.
parla di terroir ed ancor più di persone e famiglie che hanno visto
nell’agricoltura e nella viticoltura una filosofia di vita che
trascende il tempo, incondizionata dalle mode e dai trend, una
visione che ha “trattenuto” sul territorio famiglie come quella di Paola
Cocci Grifoni, che fanno grande questo territorio e lo mantengono
integro e vitale.
L’incontro con Paola è
stato folgorante, non solo per la sua dinamicità ed un’ospitalità
calorosa e familiare priva di sovrastrutture, ma anche per la sua forza
d’animo e l’innegabile consapevolezza, frutto di esperienza e lavoro, di
positività e propositività a prescindere da qualsiasi evento o
ostacolo le si pari davanti. Un’enologa di grande umiltà,
che come il padre non ha lesinato rischi ed approcci pionieristici al
Vino, primo fra tutti l’utilizzo di lieviti ecotipici, nella maniera
più sensata e ponderata, ovvero selezionandoli in vigna e
coltivandoli in cantina per poterne controllare al meglio gli
sviluppi. Fa sorridere, ora come ora, sentirla raccontare di quando
si guardava bene dal parlarne a clienti e degustatori, nonché ai
colleghi stessi, in quanto l’avrebbero presa per “folle”, mentre
oggi i lieviti indigeni sembrano essere argomento distintivo ed
esclusivo di un certo tipo di idea di Vino. L’obiettivo della Cantina
Cocci Grifoni è quello di produrre Vini salubri, ma di grande
qualità, che vantino un potenziale di longevità fuori dal comune,
ma che siano sempre rispettosi e mai illusori o estremi, perché non
è con gli estremi che si possa arrivare ad esprimere una
territorialità così spiccata ed uno spettro varietale così nitido,
ma è con la continua ricerca di armonia ed equilibrio che lo si può
fare.
stato folgorante, non solo per la sua dinamicità ed un’ospitalità
calorosa e familiare priva di sovrastrutture, ma anche per la sua forza
d’animo e l’innegabile consapevolezza, frutto di esperienza e lavoro, di
positività e propositività a prescindere da qualsiasi evento o
ostacolo le si pari davanti. Un’enologa di grande umiltà,
che come il padre non ha lesinato rischi ed approcci pionieristici al
Vino, primo fra tutti l’utilizzo di lieviti ecotipici, nella maniera
più sensata e ponderata, ovvero selezionandoli in vigna e
coltivandoli in cantina per poterne controllare al meglio gli
sviluppi. Fa sorridere, ora come ora, sentirla raccontare di quando
si guardava bene dal parlarne a clienti e degustatori, nonché ai
colleghi stessi, in quanto l’avrebbero presa per “folle”, mentre
oggi i lieviti indigeni sembrano essere argomento distintivo ed
esclusivo di un certo tipo di idea di Vino. L’obiettivo della Cantina
Cocci Grifoni è quello di produrre Vini salubri, ma di grande
qualità, che vantino un potenziale di longevità fuori dal comune,
ma che siano sempre rispettosi e mai illusori o estremi, perché non
è con gli estremi che si possa arrivare ad esprimere una
territorialità così spiccata ed uno spettro varietale così nitido,
ma è con la continua ricerca di armonia ed equilibrio che lo si può
fare.
Equilibri che io ho ritrovato in ogni assaggio fatto, dalla
mini verticale di Pecorino Colle Vecchio (2014-2012-2010) nella quale
freschezza montana, mineralità marina sembravano avere il gps
integrato tanto fosse chiara l’appartenenza di quei vini ed ancor
prima di quelle uve, a quel territorio. Una 2014, che a discapito del
catastrofismo comunicativo relativo all’annata, dimostra ancora una
volta quanto i bianchi, specie nelle Marche, abbiano raggiunto un
livello qualitativo disarmante, esprimendo grande contemporaneità
proprio grazie ad un’acidità più netta e lineare ed uno scheletro
minerale che sembra voler ribadire la similitudine tra Pecorino e
Riesling Renano, spaziando dall’idrocarburo alla salsedine al naso e
finendo salino in bocca. Vini lunghi, che nella 2010 mirano
all’infinito, mostrando una tenuta nel tempo che definirei quasi
irriverente, tanto sia assente alcun segno di cedimento. L’evoluzione
è lenta, graduale, sincera e carica di saggezza… è un’evoluzione
da grande Vino, quella di questo Pecorino, non c’è altro da dire.
mini verticale di Pecorino Colle Vecchio (2014-2012-2010) nella quale
freschezza montana, mineralità marina sembravano avere il gps
integrato tanto fosse chiara l’appartenenza di quei vini ed ancor
prima di quelle uve, a quel territorio. Una 2014, che a discapito del
catastrofismo comunicativo relativo all’annata, dimostra ancora una
volta quanto i bianchi, specie nelle Marche, abbiano raggiunto un
livello qualitativo disarmante, esprimendo grande contemporaneità
proprio grazie ad un’acidità più netta e lineare ed uno scheletro
minerale che sembra voler ribadire la similitudine tra Pecorino e
Riesling Renano, spaziando dall’idrocarburo alla salsedine al naso e
finendo salino in bocca. Vini lunghi, che nella 2010 mirano
all’infinito, mostrando una tenuta nel tempo che definirei quasi
irriverente, tanto sia assente alcun segno di cedimento. L’evoluzione
è lenta, graduale, sincera e carica di saggezza… è un’evoluzione
da grande Vino, quella di questo Pecorino, non c’è altro da dire.
Nel Guido Cocci Grifoni
2013, Pecorino di punta dell’azienda, proveniente dal solo vigneto
madre (ca. 35 anni), il varietale ha modo di esprimersi in tutta la
sua intensità, portando il concetto di equilibrio su un piano
differente, adagiato su una percezione più aulica di aroma e gusto.
Le note sono quelle distintive del Pecorino, ma è il sorso a creare
dipendenza, con una freschezza che taglia, ma non divide, anzi si
unisce alla morbidezza del corpo in una discesa che non si ferma se
non una volta arrivata all’anima. Un Vino vivo, pulsante, fiero di
ciò che è e conscio di ciò che sarà… in qualsiasi degustazione
di Pecorino io lo prenderei come riferimento di espressività ed
eleganza.
2013, Pecorino di punta dell’azienda, proveniente dal solo vigneto
madre (ca. 35 anni), il varietale ha modo di esprimersi in tutta la
sua intensità, portando il concetto di equilibrio su un piano
differente, adagiato su una percezione più aulica di aroma e gusto.
Le note sono quelle distintive del Pecorino, ma è il sorso a creare
dipendenza, con una freschezza che taglia, ma non divide, anzi si
unisce alla morbidezza del corpo in una discesa che non si ferma se
non una volta arrivata all’anima. Un Vino vivo, pulsante, fiero di
ciò che è e conscio di ciò che sarà… in qualsiasi degustazione
di Pecorino io lo prenderei come riferimento di espressività ed
eleganza.
Ho avuto modo di assaggiare
anche il Rosso Piceno Superiore, altro motivo di orgoglio
dell’azienda e della famiglia, in quanto fu proprio Guido Cocci
Grifoni a spingersi fino al primo imbottigliamento di questa
denominazione. Il Vigna Messieri 2010 stupisce a primo naso per il
frutto ancora integro e per la perfetta integrazione del legno,
dovuta alla rispettosa scelta dell’affinamento in botte grande, con i
varietali (Montepulciano 70% e Sangiovese 30%) ad armonizzare come i
migliori duetti. Intrigante la nota speziata che invita ad un sorso
composto, ma passionale, privo di incertezze, ancora in piena fase
evolutiva.
anche il Rosso Piceno Superiore, altro motivo di orgoglio
dell’azienda e della famiglia, in quanto fu proprio Guido Cocci
Grifoni a spingersi fino al primo imbottigliamento di questa
denominazione. Il Vigna Messieri 2010 stupisce a primo naso per il
frutto ancora integro e per la perfetta integrazione del legno,
dovuta alla rispettosa scelta dell’affinamento in botte grande, con i
varietali (Montepulciano 70% e Sangiovese 30%) ad armonizzare come i
migliori duetti. Intrigante la nota speziata che invita ad un sorso
composto, ma passionale, privo di incertezze, ancora in piena fase
evolutiva.
Anche in questo caso la
sensazione è quella di confrontarsi con una realtà parallela, in
cui il tempo scorra più lentamente, le uve sviluppino una loquacità
unica nel suo genere, i tannini mettano le scarpette con le punte e
danzino sull’ideale linoleum, resiliente, del mio palato.
sensazione è quella di confrontarsi con una realtà parallela, in
cui il tempo scorra più lentamente, le uve sviluppino una loquacità
unica nel suo genere, i tannini mettano le scarpette con le punte e
danzino sull’ideale linoleum, resiliente, del mio palato.
Che ve devo dì? Ah sì, che
mi hanno dovuto portar via con la forza dalla sala degustazione, non
solo per i Vini che stessi degustando, ma per la compagnia di persone
che vi auguro di conoscere presto e di vivere, anche solo per qualche
istante, com’è capitato a me… ne vale la pena!
mi hanno dovuto portar via con la forza dalla sala degustazione, non
solo per i Vini che stessi degustando, ma per la compagnia di persone
che vi auguro di conoscere presto e di vivere, anche solo per qualche
istante, com’è capitato a me… ne vale la pena!
F.S.R.
#WineIsSharing
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