Il Nebbiolo in Umbria? Chiedetelo a Moreno Peccia della Cantina La Spina

Altro viaggio altra storia da
raccontare e questa ha tutto ciò che un winelover incallito brami
sin dalla prima visita in cantina, sprovveduto e curioso com’ero.
Siamo ad un tiro di schioppo da
Perugia, a Marsciano per l’esattezza, dove sorge imponente e
lussuosa… naaa… sorge intima ed umile la Cantina La Spina del
grande produttore pluripremiato… naaa di nuovo… del grande uomo
di vino e di vita Moreno Peccia.
Un incontro casuale, avvenuto, come
spesso accade, grazie ad una sorta di congiunzione astrale
indotta dall’invito della cara amica Eleonora Spadolini (sempre preziosa con i suoi consigli) e resa possibile dalla mia vicinanza,
in quel periodo, alla zona. Casuale, ma assolutamente
non banale! A spingermi in questa cantina è stata la curiosità, motore che dovrebbe muovere gli animi e i fondoschiena di ogni winelover, indotta da una frase “andiamo ad assaggiare del Nebbiolo in Umbria”.
cantina la spina umbria
Nebbiolo in Umbria?!? Molti di voi
penseranno “Ah Savé, ma che stai a dì?!?” e non vi biasimerei
se lo pensaste, ma sappiate che c’è un bel po’ di Langa qui in
Umbria.
“Da dati documentati, infatti, il
Nebbiolo
, insieme alla Barbera ed il Dolcetto, sono arrivati dopo
l’unità d’Italia in Umbria e prevalentemente proprio nella zona del
perugino in cui si trova la Cantina La Spina. Una buona fetta
dell’Umbria era sotto lo Stato Pontificio e quelle terre vennero
dismesse ed acquisite da famiglie borghesi e benestanti. Necessitando
di una profonda ristrutturazione dal punto di vista
agronomico/reddituale, vennero chiamati in aiuto persone con
competenze specifiche (Agronomi), con funzioni di Fattore. Diversi
provenivano dal Piemonte, i quali si portarono ”in dote” – tra le
altre cose – anche le loro viti. Tant’è che anche la forma di
allevamento era prettamente langarola (e non vite maritata come da
tradizione Umbra). Ci sono testimonianze diffuse in particolare
nell’Eugubino, anche se, a dirla tutta, là era il dolcetto a farla
da padrone. Non distante dalla Cantina di Moreno c’è un’Azienda
storica (Fasola) che disponeva di vigneti di nebbiolo fino ad una
decina d’anni fa. Agli inizi degli anni ’70, quando le competenze in
agricoltura vennero trasferite da Roma alle neonate Regioni, il
Piemonte evocò l’esclusività della coltivazione del Nebbiolo,
estendendola alla sola Sardegna (per motivi storici per via del Regno
di Savoia).”
Moreno Peccia, però, non è uno di quelli che si diano
per vinti e ha portato la sua testimonianza fino in Regione, dove è
stata recentemente acquisita e validata a tal punto dall’aver
autorizzato nuovamente la coltivazione del Nebbiolo in Umbria dal 2015.

Potrei star qui a parlarvi della
conduzione in vigna e dell’approccio di cantina, ma vi basti sapere
che Moreno ha come principio primo quello che per me è il principio
primo in senso lato della vita e della viticoltura, ovvero il
RISPETTO!
Preferirei dirvi due cose su
quest’uomo, non di certo un personaggio, che merita di essere
conosciuto in quanto dotato di grande forza d’animo, acume e
sensibilità, nonché una passione sfrenata per il fare vino e per il conoscerlo senza mai sentirsene padroni.
Moreno è uno di quei vignaioli – ce
ne sono molti in Italia per fortuna da un lato e purtroppo dall’altro
– che non vivono di vino, ma continuano a fare un altro lavoro per
poter portare avanti la cantina, baracca e burattini, ma quando il vino chiama non c’è
niente da fare, puoi razionalizzare tempi ed entrare, ma alla fine ti
assorbe e ti tira dentro sempre di più. E’ per questo che Moreno,
invece di mollare la viticoltura godendosi il suo posto fisso, ha
ridotto il suo orario di lavoro, rinunciando ad una bella fetta di
stipendio, per potersi dedicare in maniera più accorta e costante al
suo sogno.
Sentirlo parlare dei suoi vini è
un’esperienza che ricordo con grande piacere, per la sincera umiltà
profusa, ma al contempo per la ferrea convinzione di avere a
disposizione un insieme di fattori che confluiscono nel, forse,
abusato – non in questo caso – termine Terroir, unici ed in grado
di dar vita a vini di grande identità ed in particolare ad un Nebbiolo sorprendente.
vini cantina la spina

Tra i vini assaggiati, però,
partirei dal Filare Maiore, Trebbiano Spoletino, il bianco del passato che
rappresenta il presente ed il futuro dell’Umbria bianchista, con
un’attitudine a rientrare nei canoni di “bellezza enoica” del
nuovo millenio, pressoché disarmante, vantando in ogni sua
interpretazione, specie in quella di Moreno, spettro aromatico
armonico, profonda freschezza, sapida mineralità e, soprattutto, un
notevole, seppur ancora parzialmente inesplorato, potenziale
d’invecchiamento.


Eccovi, dopo un avvio auspicabile, ma
non scontato, alla prima sorpresa, di quelle che al solo udirle
potrebbero far storcere il naso ai puristi e preoccupare gli
enofighetti, ma che a me fanno solo venire una gran voglia di
assaggiare! Il Rosso Spina, blend di Montepulciano e Nebbiolo… no,
non avete letto male! Montepulciano e Nebbiolo! Un meltin’pot
improbabile penserete e non nego di averlo pensato anch’io per un
istante, ma come sempre, poi, è il calice a parlare, e l’armonia
percepita sin dal primo naso conferma che tutto in questa terra ed in
questa cantina ha un senso e nulla è fatto per caso.
Due vitigni che si completano a
vicenda, con forza, succo, tannino ed eleganza, il tutto attraversato
da una vena acida di grande freschezza, che spinge il sorso e
prolunga le linee prospettiche senza porre limite alle aspettative in
termini di longevità.
L’assaggio è stato più che esaustivo
e vedeva susseguirsi l’annata attualmente in commercio, ovvero la
2014
, ed una vecchia annata, la 2005. Interessante la dinamica che
vede gli equilibri passare da due cuori che battono all’unisono, pur
mantenendo la propria identità separata, ad una solo anima, intrisa
del meglio di ambo i varietali, ma nella quale è l’eleganza del
Nebbiolo tracciare i contorni di un’area più che nitida di luminosa
eleganza.
Prima di arrivare all’ultimo assaggio,
nonché la sorpresa nella sorpresa, ci tengo a sottolineare quanto
Moreno sia stato ospitale e sereno nel vedermi fare qualcosa che
solitamente faccio solo con produttori che conosco da tempo, ovvero
stappare qualche mia bottiglia da condividere per comparare o
semplicemente aprimi al confronto intorno a quei vini. Non nego che questa
condivisione sia stata particolarmente sentita per me, in quanto
volta ad unire con il vino ed intorno al vino due regioni cugine,
martoriate dai tristi episodi degli ultimi mesi, ovvero le mie Marche
e l’Umbria di Moreno. Due terre cugine, purtroppo unite sin troppo
spesso da accadimenti funesti, ma che meriterebbero gli onori delle
prime pagine per le proprie bellezze e per la propria ospitalità e
non solo per questi cataclismi.

Scusate, ma il mio racconto sarebbe
stato privato di una buona dose di colore, se non avessi fatto questa
piccola digressione.

Tornando al vino, eccoci arrivati
all’ultima bottiglia stappata da Moreno, il Vino da tavola 2011 fatto
per sé e per gli amici – e neanche tutti, a giudicare dalle
pochissime bottiglie prodotte – senza denominazione, senza
disciplinari da seguire, ma con un’idea da perseguire, quella che il
Nebbiolo, in Umbria
, possa dipingere un quadro fatto di pennellate
forti, dritte, concrete, materiche ed al contempo eleganti, poetiche
e degne delle più grandi espressioni di questo varietale.


Il Nebbiolo, un po’ come il Pinot Noir, è una “bestia nera” per i vignaioli e non vanta di certo una facile adattabilità. Sono pochi i luoghi in cui dia il meglio di sè e se le Langhe sono la Borgogna del Nebbiolo, l’Umbria potrebbe essere l’outsider e magari puntare ad essere un piccola “Oregon”, con tutte le differenze e le proporzioni del caso.
Il Vino che non t’aspetti, quello stappato da Moreno
Peccia 
prima di congedarci, che alla cieca avrebbe spinto il senno proprio verso le Langhe, eppure, sorso dopo sorso, alla
riconoscibilità del Nebbiolo in purezza, inizia ad aggiungersi
un’identità territoriale ben definita, giocata tutta sull’estrazione
e sulla mineralità.
Un mondo particolare quello in cui ci
si viene catapultati entrando nella Cantina La Spina… un mondo nel quale non
vedo l’ora di tornare per essere stupito ancora ed ancora da Moreno e dai vuoi vini ed a giudicare dall’assaggio da botte fatto appena prima di andarmene il Nebbiolo, qui, s’ha da fare! 😉

F.S.R.
#WineIsSharing

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