Il Ramandolo – Vino eroico friulano

Si parla spesso di viticoltura eroica e i social sono pieni di foto di tanto meravigliosi quanto impervi vigneti di zone vocate e difficili dell’Italia del vino, come le Cinque Terre, la Valtellina o Carema, ma difficilmente – purtroppo – sentirete parlare della zona, delle vigne e del vino di cui vi parlerò oggi: Ramandolo.

Durante il mio ultimo viaggio enoico in Friuli, il mio amore spassionato per le vigne mi ha spinto fino ad una delle più belle zone vitivinicole italiane – e anche una delle meno conosciute – dove le viti di Verduzzo sembrano arrampicarsi sui ripidi e ben esposti versanti collinari.
Quando parliamo di viticoltura eroica siamo portati a focalizzarci sulle pendenze ed i terrazzamenti che ne impediscono la meccanizzazione ed impongono un arduo lavoro manuale al vignaiolo, ma c’è un ulteriore parametro di cui tener conto, ovvero l’enorme sforzo economico che il far vino in queste zone comporta. Se poi aggiungiamo, al costo di gestione dei vigneti, il “normale” rischio d’impresa che per un vignaiolo ha le mutevoli sembianze dell’annata e può prendere il nome del gelo, della pioggia eccessiva, della grandine, della siccità e delle infinite patologie della vite, la domanda che sorge spontanea è sempre la stessa: “Vignaioli, che ve lo fa fare?!?”.
Eppure, se amo il mondo del vino è anche per questa passione tanto incosciente quanto consapevole che alcuni vignaioli mettono nel loro lavoro ed in ogni singola bottiglia prodotta. E’ questo il caso di Walter Revelant, titolare della minuscola Cantina Micossi (poco più di 3ha), che continua imperterrito a coltivare i suoi vigneti impervi con attenzione e rispetto, al fine di produrre vini sinceri, senza fronzoli, ma in grado di stupire per la loro integrità espressiva.

Parlando con Walter trovo decine di spunti di riflessione, ma quello che mi colpisce è il calo produttivo del Ramandolo che non supera le 150.000 bottiglie l’anno totali e che vede gli ettari di Verduzzo atti alla sua produzione ridursi di annata in annata.
I motivi principali di questo calo sono due: l’alta età media dei viticoltori di questa zona che solo in pochi casi vantano una prole che voglia portare avanti la tradizione del Ramandolo restando a lavorare in questa terra queste terre; il calo della richiesta dei vini “dolci” sia in Italia che nel mondo.
Per fortuna, però, ci sono aziende importanti con giovani figli e figlie che si stanno adoperando per seguire le orme dei padri, continuando a produrre e promuovere il Ramandolo. Lo stesso Walter confida nel figlio, enologo – in un’altra più “nota e grande” cantina -, per il futuro della sua realtà.

vigneti eroici ramandolo
Di certo queste problematiche non rendono semplice portare avanti un’azienda in una zona che non ha altri cavalli sui quali puntare e che ha costi di produzione altissimi in confronto ad altri areali anche degli stessi Colli Orientali del Friuli.
Eppure, sarò il solito sognatore, ma io credo fortemente in questo vino e nella possibilità di farlo tornare ad essere una rarità capace di incuriosire e di stupire gli appassionati e gli addetti ai lavori italiani e stranieri, vuoi per la qualità raggiunta da gran parte dei produttori della denominazione, vuoi per la bellezza di questi luoghi, cosa non da poco ai fini della comunicazione di un territorio, oggi.

Quello che un tempo era chiamato l’oro del Friuli è prodotto in un areale davvero vocato, dove il Verduzzo friulano, coltivato in un anfiteatro, su vigneti in colline per lo più terrazzate, tra i comuni di Nimis e Tarcento, può esprimersi al meglio.
A proteggere i vigneti dai freddi venti di tramontana ci pensa il Monte Bernadia, che oltre a fare da frangivento riflette il calore del sole mitigando un clima fresco, ma non eccessivamente freddo.

“…dagli aspri monti degradando si scende in verdi colli piantati di vigna che fanno preciosi vini dorati et dolci” Cit. Cornelio Frangipane – 1564

I vigneti sono quasi tutti esposti a sud, con altitudini che variano dai 250mslm ai 450mslm e i terreni marnosi sono poveri quanto basta per tradursi in rese basse ma di qualità. Le forti escursioni termiche garantiscono una buona acidità, capace di bilanciare vini con un alto residuo zuccherino rendendoli meno stucchevoli e – udite udite – da bere.
Walter è un uomo rispettoso, capace di ascoltare tanto la natura quanto le persone e nei suoi vini si percepisce un’artigianalità curiosa, competente che non proviene da un percorso di formazione accademico, bensì dall’esperienza.
Un’esperienza che non è solo ereditata da chi faceva vino prima di lui in queste terre, bensì da viaggi nelle più vocate e note zone del vino mondiali. Umili ed emozionanti i suoi racconti di viaggio dalla Mosella a Bordeaux passando per la Borgogna, dove anche solo l’opportunità di scambiare una bottiglia del suo Ramandolo con una delle bottiglie dei produttori del luogo per Walter rappresentava un sogno.
Il Ramandolo dell’azienda Micossi che Walter ha acquisito e gestisce con garbo e passione è un vino di grande equilibrio frutto di tanta sperimentazione riguardo l’appassimento, la vinificazione e l’affinamento. L’acidità del Verduzzo è enfatizzata dal terroir che ha insite in sè le peculiarità più adatte al tendere verticalmente le linee di questo dolce, ma equilibrato. Come già accennato poc’anzi ciò che rende, a mio modo di vedere, un vino “dolce” davvero bilanciato e la sua capacità di non risultare stucchevole e, soprattutto, la sua bevibilità – termine poco consono a questa tipologia di vini, ma che nel Ramandolo può trovare una degna dimora.
vini micossi cantina ramandolo
Un terroir, però, non può essere valutato da un solo vino, specie se il vino in questione è frutto di una tecnica “laboriosa” come quella dell’appassimento. E’ per questo che ho chiesto a Walter di farmi assaggiare anche gli altri suoi vini fermi e secchi prodotti da uve Cabernet Franc, Refosco, Schioppettino, Franconia ed ovviamente Verduzzo Friulano.
Se il filo conduttore degli assaggi è stata la netta e fine percezione di freschezza, tra tutti è stato lo Schioppettino – seppur non propriamente nella sua zona più rappresentativa – a stupirmi maggiormente.
schioppettino micossi
Uno Schioppettino di alta collina, scarico ed elegante nel calice, intrigante e profondo al naso, dal sorso fresco e dinamico con uno scheletro minerale che sorregge una struttura longilinea. Impressionante lo slancio che questo rosso che Walter quasi temeva di farmi assaggiare, preoccupato di potenziali, solo apparentemente “scomodi”, paragoni.

Al ritorno da questa suggestiva e vocatissima terra da un lato vorrei tanto credere in un rilancio dei vini dolci o comunque in un rinnovato interesse per il Ramandolo – che comunque è apprezzato e richiesto nel mondo, ma che ancora oggi, a mio parere è sottovalutato sia in termini strettamente organolettici che in termini economici -, ma dall’altro non posso che auspicare un interesse in senso lato per questo areale, per le sue ripide vigne e per i suoi eroici vignaioli, capaci di esprimere il territorio con grande equilibrio e rispetto, sia attraverso le interpretazioni classiche del Verduzzo che con eleganti vini rossi, molto attuali grazie alla loro freschezza ed alla profusa mineralità.

Questo è uno di quei casi in cui mi piacerebbe davvero che da una mia condivisione di sensazioni, impressioni ed esperienze dirette, nascesse la voglia di saltare in macchina ed andare a scoprire questo territorio e ad assaggiare il Ramandolo della Cantina Micossi, ma anche tutti quelli prodotti dagli altri vignaioli della zona. Sì, mi piacerebbe… perché sono territori, vini e persone come queste ad alimentare la mia passione enoica e a scongiurare ogni tipo di malumore o noia. Io da solo non posso di certo cambiare la vita di un produttore, le sorti di un vino ed ancor meno di un territorio, ma posso sperare di mettervi la pulce nell’orecchio e, magari, sarete voi a diventare i primi ambasciatori del Ramandolo!

F.S.R.
#WineIsSharing
 
 

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