“Coniugare l’esperienza del nostro
passato con il sapere della modernità nel rispetto della natura.”
passato con il sapere della modernità nel rispetto della natura.”
Inizio quest’articolo con una citazione presa dal sito della cantina di cui vi parlerò oggi, in quanto al netto di personali parafrasi, questo è in grandi linee il concetto di “fare Vino” che ho sempre perseguito e che, con piacere, ritrovo in Maurizio Comitini.
Maurizio è il Deus Ex Machina dell’Az. Agricola Biologica Croce di Febo a Montepulciano, ed a prescindere dall’istrionico personaggio che è, ha saputo incuriosirmi a tal punto da inserirlo tra i miei assaggi obbligati del Vinitaly appena trascorso e da prendere al balzo la prima occasione per andarlo a trovare là dove nasce tutto.
Un paladino dei senza solfiti? Un vignaiolo naturale? Un fanatico della biodinamica? No, Maurizio non rientra in nessuna di queste categorie né tanto meno può essere definito talebano nel suo modo di esporre quello che è il suo pensiero di viticoltura ancor prima che di vinificazione.
Un approccio equilibrato e razionale, ponderato e ragionato, ma che non lascia spazio ad astrusi percorsi filosofici o mere, per non dire illusorie, favolette… insomma quello che ho definito bio-consapevole.
La volontà è quella di produrre un vino artigianale, limitando l’utilizzo di prodotti chimici e di sintesi, che sia la massima e la più sincera espressione dell’annata e del terroir, termine che, come sempre ricordo, non contempla solo peculiarità del terreno o uno specifico pedoclima, bensì tiene conto dell’influenza che l’uomo… il vignaiolo… ha sul contesto naturale, quindi in vigna, e sulla vinificazione con le sue scelte e la sua personalità.
Per fare questo l’approccio alla viticoltura e al lavoro in cantina, nonché alla sua intera gestione, non può che essere consapevole e sostenibile, ma state ben attenti, da Croce di Febo non escono vini “sporchi” o difettati. A testimonianza di ciò vi cito un aneddoto relativo, proprio, alla mia visita in cantina durante la quale, assaggiando il Somaio (bianco macerato di trebbiano, malvasia e San Colombano), lanciai una provocazione a Maurizio suggerendogli di lasciarlo leggermente torbido come un orange wine old style, ma la risposta tra il serafico ed il severo è stata la seguente “Io un vino così non lo imbottiglio!”.
Più che radical chic credo che sia natural chic in quanto nei suoi vini ho riscontrato quel piacevole e altresì raro equilibrio fra la ricerca del “bello” e la naturale spontaneità, libera nell’espressione, ma supervisionata dall’occhio attento di chi non ammette sgarri.
I vini che vorrei condividere con voi sono i seguenti:
Somaio IGT Toscana Bianco 2014 (vino non più in produzione): in un’annata strana come la 2014, per alcuni disastrosa, ma che continua a dimostrarsi, a mio parere, una buona annata per molti bianchi, là dove si siano ricercate e privilegiate freschezza e mineralità/sapidità, nonché nasi meno impattanti, ma a loro modo fini ed armonici, il Somaio conferma la mia teoria in pieno. Un Vino al quale le bucce hanno mutuato non solo una maggior intensità cromatica, bensì una texture più concreta. Al naso, non ci sono solo fiore e frutto bianchi… si aggiungono vapori minerali probabilmente varietali, piuttosto che da attribuire ai terreni, che ritroveremo in ogni sorso e che, a braccetto con la tensione acida, ne agevolano la beva… o per meglio dire, fanno sembrare bucata la bottiglia! Un Vino che sa ancora di step intermedio tra la precisione ed il controllo e l’elogio della follia… pulito, ma divertente, equilibrato, ma mai noioso, sicuro di sé, ma in palese evoluzione.
Nobile di Montepulciano DOCG 2015: con questo Nobile l’annata 2015 si conferma più che benevola nei confronti di questo territorio e in particolare delle vigne di Croce di Febo che godono di maggior altitudine, terreni più sciolti e buone escursioni termiche.
Coerente con tutta la produzione di Maurizio, anche questo Nobile si fa apprezzare per il connubio fra spontaneità ed eleganza, fra struttura e freschezza, fra complessità e beva. Il frutto è intergro, note di spezia dolce e tratti balsamici si fondono n un contesto di buon equilibrio. Il sorso è pieno ma agile e profondo, di buona persistenza. Un sicuro riferimento per l’annata.
Coerente con tutta la produzione di Maurizio, anche questo Nobile si fa apprezzare per il connubio fra spontaneità ed eleganza, fra struttura e freschezza, fra complessità e beva. Il frutto è intergro, note di spezia dolce e tratti balsamici si fondono n un contesto di buon equilibrio. Il sorso è pieno ma agile e profondo, di buona persistenza. Un sicuro riferimento per l’annata.
Nobile di Montepulciano Riserva Amore Mio 2012: un Sangiovese puro che scalpita ancora come se il lungo affinamento, in legno prima e in vetro poi, sia riuscito a domare solo parte del suo spirito indomito. Intenso, con quel giusto mix fra l’anima selvaggia e quella più elegante del varietale principe di queste terre, con intriganti note speziate, sfumature sulfuree e folate balsamiche che sembrano voler preannunciare una buona freschezza anche al sorso. E’ proprio la freschezza che stupisce, nel saper fendere di netto la struttura piena, morbida e la trama tannica forte e fitta, come a voler tracciare la strada che spingerà il sorso in profondità senza, però, perdere in corpo e lunghezza.
“I vini di Croce di Febo si fanno bere” ecco cosa ho pensato uscendo dalla Cantina quel giorno ed a prescindere da tecniche di vinificazione e materiali utilizzati per l’affinamento il risultato è costante, tanto da farne una sorta di cifra stilistica non comune, soprattutto con un approccio che metta l’enologia a servizio della natura e non viceversa.
A questi vini si aggiunge una linea di prodotti che potrebbero essere definiti irriverenti, ma in realtà sono tutt’altro, in quanto rappresentano l’esaltazione della semplicità e del lavoro in sottrazione.
Parlo del BonBonBio’, un rosato da uve Sangiovese, che strizza l’occhio ai provenzali nella cromia, ma sa di Toscana sin dal primo naso. Il Sangiovese tira fuori la freschezza del frutto e la sua delicata speziatura che fanno da preludio ad un sorso dritto, composto, dal finale saporito.
Poi c’è il Bio Lupo, un uvaggio di uve autoctone quali Sangiovese, Canaiolo, Ciliegiolo, Colorino, Mammolo, Trebbiano, Malvasia, Pulcinculo e Canaiolo Bianco e un piccolo contributo di Alicante. Un vero vino di vigna, in cui il vignaiolo vuole lasciar esprimere la terra ancor prima del varietale, nella sua più diretta interpretazione dell’annata, vinificando in cemento e anfore di diversa tipologia e dimensione. L’assaggio è tutto giocato sulla croccantezza del frutto al naso e sulla dinamica di beva al sorso.
In fine il Bio Orcia, figlio di una terra cugina di quella di Montepulciano, ma diversa nell’assecondare in maniera sicura e identitaria la natura del Sangiovese. Un vino intenso, capace di non farsi sovraffare dalla presa di legno delle piccole botti di secondo passaggio. Il piccolo saldo di autoctoni c’è ma fa solo da gregario alla corsa di un Sangiovese che coniuga al meglio la complessità e la maturità della vigna vecchia alla freschezza e la sapidità di un espressione territoriale molto contemporanea. Un vino che non lesina dinamica, ma che non sembra affatto temere il tempo.
Ci sarebbe anche l’interpretazione del Vin Santo di Maurizio, ovvero “Il Cacciato”, ma di quello non ve ne parlerò, perché ce ne sono pochissime bottiglie e non vorrei correste tutti a cercare di accaparrarvene una!
Last but not least, una doverosa citazione alla giovane “cantiniera” Elisa Solfanelli, che oltre a pigiare coi piedi e a passare più tempo in vigna di quanto molti produttori, purtroppo, facciano, si è dimostrata molto in sintonia con il mood di Croce di Febo e un valido aiuto per Maurizio.
Una realtà che mi ha colpito molto sin dal primo assaggio e che sono felice di aver visitato confutando le mie sensazioni positive e trovando in Maurizio un uomo di vino di grande consapevolezza, sempre aperto all’ascolto ed al confronto.
N.B.: La Cantina Croce di Febo fa parte dell’associazione Terra Nobile, volta a valorizzare la qualità nel massimo rispetto del territorio, di cui ho parlato in questo articolo: www.wineblogroll.com/terranobile-montepulciano.
Una realtà che mi ha colpito molto sin dal primo assaggio e che sono felice di aver visitato confutando le mie sensazioni positive e trovando in Maurizio un uomo di vino di grande consapevolezza, sempre aperto all’ascolto ed al confronto.
N.B.: La Cantina Croce di Febo fa parte dell’associazione Terra Nobile, volta a valorizzare la qualità nel massimo rispetto del territorio, di cui ho parlato in questo articolo: www.wineblogroll.com/terranobile-montepulciano.
F.S.R.
#WineIsSharing
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