Cava d’Onice – A Montalcino un sogno diventato realtà grazie al lavoro e alla tenacia di Simone Nannetti e della sua famiglia

In questi ultimi mesi di stop forzato sono stati molti i viaggi che avrei voluto fare, le mete in cui sarei voluto tornare, ma c’è un luogo che era in cima alla mia “to go list” perché, da anni ormai, una seconda casa enoica per me: Montalcino. 

Tornare a Montalcino significa attraversare vigneti nei quali ho già avuto modo di camminare più e più volte e passare ad assaggiare il “futuro liquido” di botte in botte confrontandomi con vignaioli che conosco da tempo, ma è anche e soprattutto visitare nuove realtà e cercare storie, vigne e vini da condividere con voi.



cava d'onice montalcino




E’ proprio dalla ricerca di nuovi assaggi che è scaturita l’occasione di conoscere Simone Nannetti e i suoi vini durante l’ultima anteprima Benvenuto Brunello. Mi è stata subito chiara la voglia di Simone di veicolare un messaggio forte di identità territoriale e al contempo di personalità infusa in ogni bottiglia dalla sua idea di vino. Vini che mi hanno spinto a promettergli che sarei andato a trovarlo quanto prima in modo da poter approfondire la conoscenza della sua realtà dalla vigna al bicchiere, passando per la piccola ma funzionale cantina.




simone nannetti montalcino



E così ho fatto! Giorni fa mi sono recato a Cava d’Onice, o meglio, a “casa Nannetti” dove Simone e la sua famiglia vivono e lavorano da qualche anno, dopo che quello che era solo un sogno tenuto in un cassetto da anni è divenuto realtà. 


colombaio brunello montalcino cru

Simone è un uomo di vino e ancor più un uomo di vigna, lo si capisce da come si muove in cantina e tra i filari ma ancor di più da come parla delle dinamiche del proprio lavoro. 
Sin da piccolo seguiva suo padre, da molti anni cantiniere in un’azienda Montalcinese e da lì all’inizio della sua avvenuta lavorativa nel mondo del vino il passo è stato breve, tanto che appena adolescente cominciò a lavorare in vigna imparando, imparando a conoscere le viti, a curarle, potarle e a fare innesti. Tutt’ora lavora anche per un’altra importante e storica azienda ilcinese nella quale ha maturato un’esperienza tale da permettergli di lavorare in sottrazione, sapendo cosa fare ma ancor più cosa è possibile non fare per raggiungere qualità, integrità e identità in maniera consapevole e rispettosa.
cantina cava donice
E’ un piacere ascoltarlo mentre mi spiega come Cava d’Onice sia nata per una sorta di scommessa con se stesso e con suo padre al quale tempo addietro aveva detto qualcosa del tipo “un giorno costruirò la mia azienda, comprerò anche la tua terra e tu lavorerai per me!”. Parole forti, ma che danno la misura di quanto fortemente Simone volesse fare il suo vino, dalle sue vigne, sentendosi a casa. E’ così forte il legame tra vigna e casa, tra lavoro e famiglia che il suo obiettivo non è fare il più grande vino del mondo o prendere chissà quale punteggio e non è neanche allargare troppo la propria produzione, ma è poter arrivare alla stabilità tale da poter lasciare il suo altro lavoro in un’importante e storica cantina di Montalcino e vivere pienamente la sua creatura insieme alla sua splendida famiglia. 
Il vino è tanto frutto della Natura quanto della conoscenza umana, ma mi piace pensare sia anche il prodotto di fattori meno razionali e pragmatici come la sensibilità, la caparbietà e la passione che si riescono a traslare da chi il vino lo fa a quel liquido così capace di esprimere le infinite sfaccettature dell’umana personalità. 
Sfaccettature che vengono conferite al vino dal pensiero e dalla mano del vignaiolo, dalle peculiarità varietali e soprattutto dal territorio e in particolare dalle condizioni pedoclimatiche.
Se le Langhe hanno fatto della loro zonazione e dei propri Cru uno strumento di distinzione fra cantine e vigneti a Montalcino si è soliti dividere l’areale in base ai 4 punti cardinali, con le dovute eccezioni e senza scadere nella generalizzazione. 
Eppure, ci sono realtà che mandano in tilt questo ideale tentativo di zonazione, vantando vigneti in più di un versante di Montalcino e Cava d’Onice non si è fatta mancare nulla, potendo attingere a piccoli appezzamenti a Nord, a Sud, ad Est e ad Ovest della città, vinificati separatamente in modo da preservare l’identità di ogni singolo vigneto. Il Brunello “annata” rappresenta la crasi delle quattro anime di questa terra e in ogni annata attinge ad esse in dosi differenti permettendo a Simone di ricercare il maggior bilanciamento possibile, grazie a suoli, altitudini ed esposizioni differenti ma complementari.
Quando chiedo a Simone “dove sono i tuoi vigneti?” la sua risposta è tanto divertente quanto esaustiva – “dove li vuoi?”. Una scelta ponderata capace di permettere anche a una piccola realtà come questa di affrontare ogni annata nel bene e nel male disponendo di diverse situazioni rispetto alla sanità delle uve, al grado di maturazione e all’espressività di quelle piante in quei terreni. Inoltre, in annate come questa abbassa notevolmente la probabilità di vedere il frutto del proprio lavoro distrutto completamente dalla grandine, che può colpire una zona ma evitarne altre. 
vigne cava d'onice 2017
Ovviamente, gestire vigneti in 4 diversi versanti rende più laborioso il lavoro specie se la conduzione agronomica è in linea con i più rispettosi principi della sostenibilità come quella voluta da Simone per la propria azienda. Un lavoro certosino, in cui nulla è lasciato al caso, che non spaventa affatto questo vignaiolo ormai più che esperto, capace di affrontare ogni annata con il coraggio e l’acume di chi sa quanto chiedere alle proprie piante.
vendemmia sangiovese 2017 uve
Una consapevolezza che si è trasformata, ad esempio, nella 2017 in un piccolo grande capolavoro agronomico, che ha visto le sue piante avere nella quasi totalità una resa in linea con quella di una buona annata e non di certo con quelle di un’annata in cui caldo e siccità hanno – nel migliore dei casi – diminuito drasticamente la resa per ettaro di molti vigneti. Vedendo le foto prevendemmia e assaggiando il prodotto di quelle uve in cantina ciò che mi aveva visto incredulo a parole ha cancellato ogni dubbio: buon carico in pianta, grappoli turgidi e acini pieni il tutto tradotto in un vino intenso in grado di coniugare forza e acidità con il maggior equilibrio possibile in un’annata come la 2017.
assaggi da botte brunello
Inutile è stato il mio tentativo di carpire il “segreto” che ha permesso a Simone di prendere per mano le proprie piante e di portarle fino alla vendemmia con tale equilibrio, ma di certo non è stato nulla di invasivo o irrispettoso, ma piuttosto il frutto della propria profonda conoscenza del Sangiovese prodotta da anni di esperienza sul campo e in campo. 
enologo conti costanti
Ora, però, passiamo ai vini in bottiglia che mi avevano già colpito in occasione di Benvenuto Brunello e che riassaggiati a qualche mese di distanza hanno rincarato la dose della mia convinzione nei confronti di questa realtà: 
brunello rosso montalcino cava d'onice
Rosso di Montalcino 2016 – Cava d’Onice: non chiamatelo “mini Brunello”! Il Rosso di Cava d’Onice è e deve essere un Rosso di Montalcino, ovvero né un vino di second’ordine né un “vorrei ma non posso essere un Brunello”. É un Sangiovese giocato sul frutto ancora integrissimo e sull’eleganza non ostentata del fiore tipico del varietale principe di queste terre. Il sorso è vibrante e dinamico, forte del grande equilibrio di un’annata pressoché perfetta in cui questo vitigno sta dimostrando di poter esprimere ogni sfaccettatura della sua intrigante personalità. Il tannino è fine, fitto e già ben integrato. Come ho avuto modo di scrivere e dire più volte negli ultimi mesi “i Rossi di Montalcino 2016 sono dei vini di cui fare incetta” e questo ne è lapalissiana conferma.
Brunello di Montalcino 2013 – Cava d’Onice: un Brunello che si fa apprezzare sin da subito per l’armonia dei profumi e la profondità del sorso. Ricordo bene il suo tannino, ancora un po’ asciutto a febbraio, ma sono bastati solo pochi mesi per levigarne quasi totalmente le asperità rendendo la beva scorrevole e priva di ostacoli. Una bella interpretazione di un’annata molto nelle mie corde, specie là dove si è stati capaci di coniugare al meglio struttura e acidità, corpo e freschezza, proprio come in questo caso. 
Colombaio Brunello di Montalcino 2013 – Cava d’Onice: il Brunello 2013 del “cru” Colombaio è complesso e ha ormai dismesso quasi totalmente quel velo di legno che qualche mese fa ancora ne oscurava lievemente la naturale espressività.  Questa selezione ha ben chiara la sua identità varietale e territoriale e che fa percepire nitidamente un grande potenziale. Il corpo forte e tenace è ben bilanciato da uno slancio lineare e sicuro che non si lascia ostacolare dal tannino sempre più integrato e di grande fittezza. Un Brunello che si lascia bere oggi e non teme di essere dimenticato per qualche annetto in cantina.
Brunello di Montalcino Riserva 2012 – Cava d’Onice: una Riserva di un’annata potente, quindi ancora solo agli albori della sua potenziale evoluzione, che già fa percepire uno sviluppo terziario intrigante, speziato reso più fresco e meno omologato dalle note balsamiche perfettamente in armonia con il contesto aromatico. Il sorso è pieno di sé, carico di tutta la forza dell’annata ma al contempo capace di mostrare sin da subito una buona dinamica sia nel nerbo acido che nella fittezza del tannino che, seppur ben presente, si sta integrando al meglio facendo ben sperare per il futuro.
Un vino coerente con ciò che deve essere una Riserva ma per nulla ostico alla beva sin da oggi.
E’ proprio questa ricerca dell’equilibrio fra tutte le componenti del Sangiovese che permettono a Simone di portare in bottiglia vini mai scontati, forti della propria identità territoriale, varietale e di terroir che non per questo, però, si facciano troppo desiderare. La forza del Brunello, oggi, è la sua capacità di raggiungere in tempi relativamente brevi una “prontezza” che non significhi necessariamente essere inabile all’evoluzione, bensì permetta a quel 99,9% delle bottiglie che vengono stappate entro 2 anni dall’uscita sul mercato di non essere rimpiante, nonostante il potenziale evolutivo potrebbe creare delle remore.
cava d'onice vini
Dell’anteprima del Brunello 2014 vi parlerò più avanti, in quanto sto raccogliendo assaggi su più fronti e mi sto facendo un’idea ben precisa di quello che potrebbero essere questi vini, frutto di un’annata così bistrattata.
brunello 2014 cava d'onice
Ci tenevo particolarmente a raccontarvi la storia, le vigne e i vini di questa cantina e di Simone Nanetti e la sua famiglia, perché c’è una differenza sostanziale fra un vignaiolo e un produttore di vino e non è solo quella di “sporcarsi” o meno le mani e i piedi nei propri vigneti, bensì è soprattutto l’attitudine a vivere ogni fase del ciclo produttivo con grande trasporto e sempre in prima persona. Simone è un vignaiolo e lo palesa ad ogni passo fatto in vigna, ad ogni assaggio fatto in cantina e ancor di più quando si racconta e racconta il proprio lavoro mettendo in secondo piano dinamiche commerciali e aspetti prettamente materialistici del fare vino. Sia chiaro, la sua è un’azienda che mira alla sostenibilità a 360°, compresa quella economica, ma non ci sono stemmi nobiliari in etichetta, palle o fregi, non c’è stata una famiglia pronta a contribuire in maniera cospicua all’investimento fatto per realizzare questo piccolo grande sogno chiamato Cava d’Onice… ciò che c’è, però, è la forza di volontà di un uomo e della sua famiglia, di un contadino che ha saputo partire dalla terra per costruire la propria preparazione, la propria consapevolezza tecnica al fine di poter veder nascere da quella stessa terra il frutto del suo lavoro.
famiglia vino montalcino
Io continuerò a seguire le evoluzioni di questa piccola azienda, anche alla luce delle migliorie che Simone sta apportando ai locali di vinificazione e di affinamento, ma soprattutto continuerò a sostenere famiglie che hanno costruito il proprio futuro dentro ed intorno al vino, nonostante le incertezze e le difficoltà di questa attività.

F.S.R.
#WineIsSharing

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