Degustazione Trasversale del Verdicchio “Stellare”

Anche quest’anno è arrivato il momento di raccontarvi la mia consueta degustazione trasversale del Verdicchio”. Per chi non avesse ancora avuto modo di conoscere questo annuale appuntamento dedicato al vitigno principe della mia terra natìa, la trasversale del Verdicchio* non è altro che una degustazione alla cieca di alcune delle più interessanti referenze da me incontrate e selezionate durante i 12 mesi antecedenti alla data del tasting. Il fine è quello di evidenziare lo stato dell’arte di quello che anno dopo anno si sta dimostrando il vitigno a bacca bianca di riferimento delle Marche e – permettetemi di dire – d’Italia per qualità diffusa e picchi d’eccellenza in termini di eleganza e longevità, propri a pochissimi vini bianchi nazionali e internazionali.
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Quest’anno la Trasversale mi ha permesso di riunire attorno al Verdicchio personalità di alcuni dei più importanti comparti enoici, con lo scopo di comprendere e di valutare la percezione dei vini da me selezionati e delle potenzialità del vitigno in maniera profonda e da diversi punti di vista.
Hanno preso parte alla mia degustazione sommelier e maitre di alcuni dei più importanti ristoranti stellati italiani, direttori commerciali di note distribuzioni di vino, enologi di fama, colleghi media e appassionati degustatori.
Il mio obiettivo è stato quello di mettere allo stesso tavolo una serie di personalità che stimo ma che non necessariamente avessero una percezione positiva del Verdicchio o ancor meno ne conoscessero così a pieno le molteplici interpretazioni e sfaccettature.
Prima di elencarvi i migliori assaggi emersi da una media ponderata delle mie valutazioni e dai riscontri imparziali dati dai vari degustatori, ci terrei a condividere con voi la sintesi, punto per punto,delle impressioni condivise tra un assaggio e l’altro che reputo interessanti spunti di riflessione:
“Non mi aspettavo di trovarmi di fronte ad una realtà così vasta e con interpretazioni così peculiari e identitari”;
“Il Verdicchio ha manifestato nella quasi totalità degli assaggi caratteri di pulizia e piacevolezza notevoli”;
“Nell’era dei vini verticali e minerali alcuni dei Verdicchio assaggiati oggi si pongono come potenziale riferimento per gli appassionati bianchisti italiani e internazionali”;
“Il Verdicchio mostra una qualità media elevata, ma ancora picchi solo parzialmente esplorati”;
“Il prezzo medio dei vini degustati non rende onore alla qualità dei vini e rischia di abbassare aspettative e percezione di vitigno e denominazioni coinvolte su larga scala”;
“Dopo aver assaggiato le annate in commercio, la possibilità di degustare spumanti metodo classico e Martinotti, passiti e annate vecchie ha evidenziato l’estrema duttilità e l’indiscusso potenziale di longevità del vitigno e dei vini da esso prodotti in entrambe le denominazioni”.
 
Questi sono solo alcuni dei punti focali del dibattito informale derivato dalla degustazione di tutti i vini da me selezionati (oltre 100 referenze fra vini fermi, spumanti e passiti).


La sessione tecnica, però, si è volutamente soffermata sulle sole annate in commercio, al fine di poter dare parametri più attendibili e fruibili riguardo i vini che voi lettori avrete la possibilità di reperire e assaggiare.


Eccovi l’elenco dei vini che hanno colpito di più me e gli altri degustatori:
N.B.: come di consueto  questa non è una classifica e i vini sono stati menzionati in ordine di degustazione.

Sartarelli “Classico” Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Doc 2017 – Uno dei vini con la maggior identità varietale percepita dalla maggioranza dei degustatori;
 
Sartarelli “Balciana” Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Doc 2016 – Un vino che divide grazie alla sua forte personalità, ma che ha raccolto alcuni tra i picchi più alti in termini di valutazione, specie per quanto riguarda il potenziale evolutivo;
 
Monacesca – Verdicchio di Matelica Doc 2016 – Ha dimostrato una netta riconducibilità al territorio e una valutazione globale armonica e di buona piacevolezza.
 
Monacesca “Mirum” – Verdicchio di Matelica Riserva Docg 2016 – Se il vino precedente aveva dimostrato riconducibilità al territorio, questo assaggio ha permesso a molti degustatori di ricondurlo direttamente al produttore, con riscontri tecnici e di piacevolezza ottimi.
 
Bucci “Bucci”– Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Doc 2017 – Assaggio nitido, sincero, piacevole. Una 2017 capace di buon equilibrio acido-strutturale e di una chiosa sapida che ne rende molto agile la beva.
 
Bucci “Villa Bucci” – Verdicchio dei Castelli di Jesi Riserva Docg 2015 – Un riferimento, anche alla cieca, capace di mettere d’accordo la maggioranza dei degustatori sia in termini di qualità percepita che di identità varietale e stilistica. Le mie impressioni lo vedono tra i migliori assaggi in assoluto per complessa finezza e beva armonica. Eccellente il finale lungo e in piena concordanza con il varietale.
 
Fattoria Il Coroncino “Il Bacco” Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Doc 2016 – Uno dei degli assaggi più equilibrati in termini di intensità, finezza, struttura, acidità e lunghezza. Si lascia bere con grande agilità e piacevolezza.
 
Fattoria Il Coroncino “Gaiospino” – Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Doc 2016 – Assaggiato in successione con “Il Bacco” (pur non conoscendone, ovviamente, la referenza) ha evidenziato una maggior intensità e un allungo più profondo. La struttura glicerica attraversata dalla vibrante acidità ne fa un ottimo assaggio. Garbato e sapiente l’utilizzo del legno, ben integrato.
 
Colle Onorato “La Giostra” – Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Doc 2017 – L’upgrade del “Prologo”, com’è giusto che sia per questa selezione che ha messo praticamente tutti d’accordo sull’equilibrio fra intensità e finezza e tra struttura e vena acida. I miei pareri sono concordanti con quelli della maggior parte dei degustatori. Una realtà da tenere d’occhio da qui in avanti. 
 
Filodivino “Matto” – Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Doc 2017 – Un assaggio che ha saputo coniugare equamente calore e freschezza, abbinando ad una struttura importante un sorso slanciato e dinamico.
 
Tenuta San Marcello “Buca della Marcona” – Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Doc 2015 – Un vino forte di una buona evoluzione in bottiglia, che ha saputo appagare il palato di molti dei degustatori presenti grazie alla sua integrità e alla forte rispondenza varietale. Inerziale la chiosa sapida.
 
Mezzanotte “Verdemare” – Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Docg 2016 – Un Verdicchio di terra e di mare, che ha diviso i giudizi in quanto molto peculiare nei profumi e nello sviluppo di un sorso che apre molto ampio, per poi distendersi opportunamente fresco. La lieve ossidazione per me non ha rappresentato un tratto negativo, in quanto ben sorretta da struttura e scheletro minerale.
 
Provima “Terramonte” – Verdicchio di Matelica Doc 2017 – Il vino che meglio rappresenta questa cooperativa, in quanto prodotto dalle stesse vigne di anno in anno. Un esempio virtuoso di quanto l’unione possa dar vita a prospettive interessanti come quelle di questo Verdicchio che sa di Matelica bilanciando la sua iniziale suadenza con un buon nerbo acido e un finale salino netto.
 
Vicari “L’insolito” – Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Doc 2017 – Un Verdicchio percepito come moderno da molti dei degustatori. Una buona aromaticità e un sorso completo e agile lo rendono piacevole e molto democratico.
 
Santa Barbara “Tardivo Ma Non Tardo”- Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Docg 2016 – Un Verdicchio che si è mostrato distintivo sin dal primo naso. Un carattere diverso, che ha bisogno di qualche istante per entrare in empatia con degustatori che arrivano da una batteria di vini più livellata in termini organolettici. La struttura glicerica data dalla lunga sosta sulle fecce si percepisce tanto che in molti l’hanno segnalata pur non conoscendo la natura del vino in questione. Buona la spinta acida. Lodevole la decisione dell’azienda di devolvere parte del ricavato alla Onlus Fondazione Dott. Dante Paladini.
 
Castelfiora “Costanza D’altavilla” – Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Doc 2016 – Un vino che ha destato curiosità e ha spinto alcuni degustatori a definirlo “troppo giovane”. A mio parere, un assaggio ben definito in una fase ancora embrionale del proprio potenziale evolutivo. Il frutto è integro, la linearità del sorso è netta e il finale è giustamente lungo.
 
Garofoli “Podium” – Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Doc 2015 – Intramontabile interpretazione del Verdicchio dei Castelli di Jesi che con questa 2015 riceve un plebiscito di consensi in termini di identità varietale, equilibrio struttura-acidità e di potenziale evolutivo.
 
Sparapani Frati Bianchi “Il Priore” – Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Doc 2017 – Una fedele interpretazione del vitigno, con una buona vena acida che da dinamica ad un sorso pieno e lungo.
 
Tenuta Dell’Ugolino “Vigneto del Balluccio” – Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Doc 2017 – Uno degli assaggi più nitidi in termini identitari. Evidenzia una buona armonia e un sorso vibrante. Lungo e divertente il finale salino.
 
Socci “Marika” – Verdicchio Classico dei Castelli di Jesi Superiore Doc 2016 – Una netta divergenza fra chi si approcciava alla crio-estrazione nel Verdicchio e in particolare a questo vino per la prima volta e chi, invece, aveva già avuto modo di assaggiare un bianco con una netta superiorità aromatica e un sorso che non lesina struttura, pur mantenendo notevole freschezza. Uno degli assaggi con più personalità.
 
Marchetti “Tenuta Del Cavaliere” – Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Doc 2017 – Uno dei tre vini che ha messo tutti d’accordo in termini espressione varietale, finezza, struttura e acidità. Completo e agile. Davvero un bel bere!
 
Colpaola – Verdicchio di Matelica Doc 2017 – Ottima la riconducibilità al territorio di Matelica, ma ancor più la sua armonia fra corpo e slancio. Un vino longilineo che ha nella sua componente minerale un tratto distintivo e fa ben sperare in termini evolutivi.
 
Montecappone “Utopia” – Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Doc 2015 – Un vino d’impatto, che mostra un varietale forte e fine allo stesso tempo. Nitido nel sorso pieno e slanciato. Uno dei sorsi più lunghi della batteria.
 
Mirizzi “Ergo” – Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Doc 2016 – Maggior intensità e struttura per un Verdicchio d’altri tempi eppure per nulla ancronistico. E’ grazie alla buona freschezza che il sorso dell’Ergo trova un ottimo bilanciamento. Uno dei vini con la maggior prospettiva evolutiva.
Bisci “Vigna Fogliano” – Verdicchio di Matelica Doc 2016 – Forte della sua identità territoriale questo cru aziendale è stato valutato positivamente da tutti i degustatori, specie da me che ho trovato in questo assaggio un palese compendio di tutto ciò che mi aspetto dal Verdicchio, ovvero pulizia, buona struttura, netta acidità e finale che alla mandorla amara aggiunge un’inerziale chiosa sapidità.
 
Mencaroni “Isola” – Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc 2016 – Un Verdicchio che sta iniziando la sua prima fase evolutiva “mineralizzando” i profumi e integrando l’acidità alla sua buona struttura. Un bel sorso nel quale spicca la saporita salinità.

Colognola “Labieno” Verdicchio dei Castelli di Jesi Riserva Docg 2015 – Calore e freschezza giocano a rincorrersi per poi incontrarsi in un amichevole abbraccio. Ancora agli albori della sua potenziale evoluzione in vetro.
 
Poderi Mattioli “Ylice” Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Doc 2016 – Nitida espressione varietale, fine, orientata sul fiore e su accenni solari di agrume. Il sorso è di buona struttura e si distende in una sensazione fresca e salina che rende la beva agilissima.
 
Poderi Mattioli “Lauro” – Verdicchio dei Castelli di Jesi Riserva Docg 2014 – In molti hanno percepito la nota glicerica di questo vino che attinge al meglio dalle bucce di uve sane e mature nonostante l’annata difficoltosa. Intenso nel frutto denota una struttura non comune per l’annata che trova il suo inequivocabile riscontro nella acidità, dritta e sferzante. Netto il finale salino.
 
Gagliardi “Maccagnano” – Verdicchio di Matelica Riserva Doc 2016 – Il vino che ha incuriosito maggiormente, riscontrando pareri non uniformi ma convergenti nella definizione di questo assaggio come “tradizionale”. A mio avviso un Verdicchio ben fatto, intenso, senza artifizi, molto varietale sia nella sua espressione aromatica che nel sorso ben bilanciato. Piacevole e lungo il finale.
 
Broccanera “Cantaro” Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc 2016 – Nitido, pulito, netto il varietale di questo Verdicchio che gioca molto sulle note minerali al naso e in bocca. Un sorso di buona struttura e di ottima dinamica. Fresco e sapido.
 
Tavignano “Misco” – Verdicchio dei Castelli di Jesi Superiore Doc 2017 – Percorso quasi netto, nonostante sia arrivato quasi al termine della sessione d’assaggio. Per me, uno dei vini più rappresentativi tra quelli degustati per chiarezza del varietale e completezza del sorso. Ancora solo agli albori del suo potenziale espressivo
 
La Staffa “Rincrocca” – Verdicchio dei Castelli di Jesi Riserva Docg 2015 – Altro vino che ha stupito molti per la sua classicità da un lato e per la notevole agilità di beva nonostante la palese complessità evolutiva dimostrata. Secondo i miei appunti è stato, sicuramente, tra gli assaggi più impattanti di tutta la degustazione, con una distintiva eleganza a rendere questa Riserva un riferimento per la tipologia.
 
Colonnara “Tùfico” Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Docg 2015 – Intenso nel varietale, questo assaggio ha incontrato molti consensi per il suo carattere bipolare (nella miglior accezione del termine) maturo e solare da un lato e fresco e minerale dall’altro. Tratti peculiari che lo rendono, a me, molto riconoscibile, anche al termine di una lunga sessione d’assaggio.
 
Segnalo fra le “vecchie annate”(assaggiate in seconda battuta non alla cieca) gli assaggi che di più hanno colpito me e, in particolare, i degustatori meno avvezzi all’assaggio di Verdicchio con qualche anno sulle spalle:
 
– Bucci “Villa Bucci” 2005 – Eleganza senza tempo, ancora vitale e in piena spinta. Vino ineccepibile. Ancora una beva impressionante.
– Garofoli “Selezione Gioacchino Garofoli” 2006 – In Magnum ha dato il meglio di sé, un’annata storica per questo assoluto riferimento per la denominazione e per il Verdicchio. Complesso, ampio, intenso. Ottima tenuta in termini di longevità.
– Colognola “Labieno” 2007 – Buona struttura e acidità ancora integra. E’ nel suo apice.
Bisci “Vigna Fogliano” 2007 – Un’espressione identitaria della filosofia aziendale e del territorio, che si fa  apprezzare per un’acidità ancora integra e vitale e un incedere sicuro e per nulla stremato dal tempo. Sapidità netta e inerziale.
– Utopia 2008 – Un naso che tende a note minerali molto interessanti che fanno da preludio ad un sorso per nulla scarno e ancora fresco e dinamico. Dimostra molti meno anni di quelli che ha!
– Poderi Mattioli “Lauro” 2010 – Intenso, ampio e vitale. Ottimo allungo profondo e sapido.
– Tavignano “Misco Riserva” 2013 – Complesso, maturo ma ancora in grande spinta. Un vino che gioca con i sensi attraverso finezza aromatica, pienezza di sorso, vitale freschezza e chiosa minerale.
Tenuta dell’Ugolino “Vigneto del Balluccio” 2013 – Sensazioni balsamiche per un vino che ha la freschezza dell’alta collina e la mediterraneità del mare. Apertura ed integrità al naso e intensità e slancio del sorso ne fanno una bottiglia in forma smagliante.
– Colpaola 2014 – Se c’è un anello di congiunzione tra i precursori aromatici del Verdicchio e quelli del Riesling questo vino ne è la dimostrazione! Un naso da Mosella abbinato ad un sorso dritto, sferzante, ancora fiero e saporito.
Tra i metodo classico gli assaggi che si sono fatti apprezzare maggiormente per precisione e finezze sono stati:
 
Federico Mencaroni “Apollonia” – Metodo Classico Brut Nature Verdicchio dei Castelli di Jesi Dop;
 
Colonnara “Ubaldo Rosi” – Metodo Classico Riserva Brut Verdicchio Doc;
 
Socci “PeterLuis” – Metodo Classico Brut Verdicchio;

Garofoli “Brut Riserva” – Metodo Classico Brut  Riserva Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc;
 
Colognola “Darini” – Metodo Classico Brut Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc;
 
Mirizzi “Millesimé” – Metodo Classico Extra Brut Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc; 
 
Poderi Mattioli – Metodo Classico Dosaggio Zero (Verdicchio & Chardonnay).
 
“Bonus Wine”
Tavignano “Pestifero” – Bianco Frizzante Sur Lie Marche IGT 


Passiti/Muffati
Brumato Verdicchio dei Castelli di Jesi Passito


Cingolum Verdicchio dei Castelli di Jesi Passito
In conclusione, anche questa volta, la Trasversale del Verdicchio ha saputo mettere in luce alcune delle peculiarità fondamentali di questo straordinario vitigno e dei vini da esso prodotti:
– Grande qualità media;
– Estrema duttilità;
– Notevole potenziale di longevità;
– Capacità di esprimersi al meglio anche in annate complesse grazie ad un buon bilanciamento “naturale” fra struttura e acidità di base;
– Gap impercettibile fra grandi e piccole aziende;
– Coerenza nel rispetto del varietale sia nelle interpretazioni tradizionali che in quelle contemporanee;
– Pulizia costante riscontrata in ogni assaggio.

Il Verdicchio si pone oggi, più che mai, come un riferimento per i vini contemporanei, capaci di esprimere grande identità varietale e sorsi di lineare tensione con una componente sapido-minerale ormai evidente a prescindere dalla denominazione.
Le differenze fra Jesi e Matelica, non possono essere generalizzate, e degustando alla cieca è facile rendersi conto di quanto ci siano elementi varietali e territoriali comuni in funzione della capacità e/o la volontà del singolo produttore di interpretare e/o di enfatizzare determinate peculiarità piuttosto che altre. E’ per questo che ho voluto assaggiare i vini in ordine “sparso”, senza seguire un mero ordine territoriale.
Anche quest’anno ad ospitare la Trasversale del Verdicchio è stato un ristorante, capace di gestire al meglio l’anonimizzazione delle bottiglie e occuparsi in maniera rapida e impeccabile del servizio. Ringrazio, quindi, il Ristorante la Galleria di Poggibonsi, nelle persone di Michele e Mirko Targi, per aver reso possibile la più approfondita e dinamica degustazione di Verdicchio organizzata dal sottoscritto.
Ringrazio, inoltre, tutti i degustatori che hanno accettato il mio invito:
Andrea Menichetti (Ristorante Da Caino a Montemerano – 2 stelle Michelin);
Matteo Bernardi (Sommelier de Le Calandre – 3 Stelle Michelin);
Alessandro Giani (Maitre Enoteca Pinchiorri – 3 Stelle Michelin)
Andrea Iarz (Maitre de Hotel – Ristorante Mirazur di Mauro Colagreco – 3 Stelle Michelin)
Lorenzo Di Paolantonio (Titolare Cumquibus – 1 Stella Michelin)
Emiliano Falsini (Enologo);
Massimo Maccianti (Direttore Commerciale – Vino&Design);
Maurizio Menichetti (creatore della cantina del Ristorante Da Caino con olrte 20mila bottiglie);
Matteo Antonelli (Sommelier e responsabile di sala del Ristorante Mira Conero);
Marco Ceschi (Formazione Signorvino);
Enrico Galantini (Amorim Corks Italia);
Carlo Macchi (Direttore Editoriale Winesurf)

Ci tengo a precisare che ho preferito prendere le valutazioni scritte e verbali di ogni degustatore come riferimento di base per la selezione dei vini da segnalare (unitamente alle mie valutazioni) e come spunto per alcune considerazioni generiche espresse in questo pezzo. Quindi, ogni descrizione è stata effettuata da me in totale libertà e senza riferimenti alle note degli altri degustatori.
Ho ritenuto, però, importante dare degli accenni riguardo l’opinione generale del gruppo di assaggiatori su alcuni specifici vini e sul Verdicchio nella sua trasversalità, come di consueto accade in questa mia degustazione.
Come già detto al principio, l’obiettivo di questa Trasversale del Verdicchio era, infatti, quello di proporre a palati selezionati e personalità che stimo nei loro differenti contesti enoici un’ampia panoramica di quello che è oggi il Verdicchio, cercando di selezionare a monte vini frutto di differenti terroir e di interpretazioni diverse ma uniti dal comun denominatore della qualità. Credo che l’obiettivo sia stato raggiunto e che tutti gli avventori siano tornati a casa con un’opinione ancor più positiva circa il potenziale del vino tema della degustazione.
Se c’è uno spunto di riflessione che posso, però, trarre dall’esito della Trasversale e condividere con winelovers, addetti ai lavori e produttori è che il prezzo medio del Verdicchio non rende onore a ciò che abbiamo ritrovato nel calice e questo non aiuta la percezione comune di un vino che può e deve essere valorizzato anche in termini di marginalità.
La mia speranza è quella di trovare sempre più Verdicchio nelle carte di grandi ristoranti italiani e nel mondo e che la ricerca degli appassionati e degli operatori di settore porti alla scoperta di ogni sfaccettatura di questo varietale che tanto sa offrire.

F.S.R.
#WineIsSharing

 
*Si presume che il Verdicchio fosse già coltivato ai tempi dei Piceni, che lo allevavano in quello che milioni di anni fa era un mare chiuso – o meglio, lago salato – sul di cui fondale, caratterizzato da argilla sabbiosa, ricca di sali minerali, calcare, ferro e magnesio ancora oggi affondano le lunghe e penetranti radici le viti coinvolte nella produzione delle uve che danno vita ai vini delle due denominazioni del Verdicchio: il Verdicchio dei Castelli di Jesi e il Verdicchio di Matelica.
Anche se, personalmente, la penso come il noto produttore Ampelio Bucci, riguardo la scarsità di palpabili differenze e/o divergenze fra le Verdicchio dei Castelli di Jesi e Verdicchio di Matelica in termini organolettici (a parità di metodo di interpretazione vigna-cantina) è importante tener conto di alcuni fattori che possono portare a sottili sfumature territoriali. Questi fattori sono stati elencati in maniera molto sintetica e opportuna dall’Istituto Marchigiano di tutela Vini.
“Sono almeno tre le considerazioni importanti che permettono di distinguere il Verdicchio di Matelica da quello dei Castelli di Jesi:
• La prima è di carattere quantitativo, la superficie vitata del primo è dieci volte inferiore;
• La seconda è data dalle condizioni pedoclimatiche, poiché il comprensorio di Matelica è l’unico in tutte le Marche che corre parallelo alla costa Adriatica, nel senso che non c’è comunicazione con il mare e di conseguenza il clima è di tipo continentale;

• La terza è che l’enclave di Matelica ha prodotto nel corso del tempo una particolare selezione del vitigno Verdicchio, frutto dell’adattamento delle diversissime condizioni pedoclimatiche, confrontate con quelle del fratello di Jesi. (fonte http://www.imtdoc.it).”

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