La mia Anteprima del Vino Nobile di Montepulciano – Considerazioni e migliori assaggi

L’Anteprima del Vino Nobile di Montepulciano è terminata da pochi giorni e, per quanto l’impulso di scrivere di getto alcune considerazioni sui vini assaggiati e sulla situazione globale della denominazione fosse forte, ho deciso di attendere il mio rientro dalle anteprime toscane per riordinare i miei pensieri a riguardo.
Prima di indicarvi i vini che mi hanno colpito di più durante la sessione d’assaggio dell’ultima anteprima del Nobile vorrei condividere con voi alcuni spunti di riflessione.

anteprima nobile montepulciano 2019
Il primo riguarda l’eterna ed erronea comparazione fra Montepulciano e Montalcino, territori profondamente differenti in termini pedoclimatici e denominazioni altrettanto diverse in termini di disciplinare.
Parlo di “erronea comparazione” perché questo paragone viene portato avanti da anni in maniera trasversale dalla stampa ai produttori stessi che non si rendono conto che così facendo sviliscono la propria rinomata storia, l’unicità dei propri vini e, soprattutto, l’identità del proprio territorio.
E’ un momento particolarmente delicato per questo antichissimo vino che vanta una storia ricca di riconoscimenti e primati e che è stato tra i primissimi a potersi fregiare della DOCG in Italia. Una fase difficile da comprendere ma che sta portando ad un certo fermento tra le realtà poliziane con la nascita di associazioni tra produttori – parallele e non in contrasto con il Consorzio (vedi Vignaioli Montepulciano) – e una palese voglia di tornare ai vecchi fasti o, ancor meglio, trovare la strada per raggiungerne di nuovi.
Una delle problematiche di fondo, per il Vino Nobile di Montepulciano, è sempre stata la grande variabilità tra le singole interpretazioni di vigna e di cantina, con vino frutto di assemblaggi che – come da disciplinare – possono spaziare dal Sangiovese (Prugnolo Gentile) in purezza a blend di Sangiovese (minimo 70%) e altri vitigni autoctoni ed alloctoni autorizzati.
Una mancanza di omogeneità che, specie in un’anteprima come quella appena terminata, rischia di fuorviare palati e mercati e di non permettere una collocazione identitaria dei vini prodotti nell’areale di Montepulciano. Eppure, secondo me, questo è il momento migliore per fare un passo indietro e cercare di guardare la situazione odierna in maniera distaccata. E’ il momento di fare una media ponderata fra gli errori fatti in passato e le scelte azzeccate, togliendo gli estremi e lavorando sulle soluzioni più sensate per trovare un’identità che per forza di cose non può essere varietale, bensì territoriale.
E’ proprio il territorio che può e deve fare la differenza, in quanto matrice identitaria unica e potente, capace di veicolare l’originalità del Vino Nobile di Montepulciano in ogni sua sfumatura. Valorizzare le singole vigne e l’uvaggio classico toscano e utilizzare gli internazionali per degli IGT non necessariamente di second’ordine, potrebbe essere una delle strade percorribili, in quanto si permetterebbe al territorio di esprimersi in maniera nitida sia attraverso la tradizione che attraverso l’incidenza su vitigni allevati in tutto il globo e, per questo, più semplici da comprendere ad ogni latitudine nella caratterizzazione che i vari terroir poliziani possono dare.


Ecco gli assaggi più convincenti di quest’ultima Anteprima del Vino Nobile di Montepulciano:

migliori vino nobile montepulciano



Vino Nobile di Montepulciano – Anteprima annata 2016


Fattoria della Talosa – Alboreto – un vino che delinea in maniera netta un cambio di marcia da parte dell’azienda, teso a privilegiare le peculiarità più sincere del Sangiovese mantenendo integra una buona acidità e cercando la minima incidenza dell’affinamento, che deve, però, operare al meglio sulla levigatura del tannino. Annata rispettata a pieno.


Il Molinaccio – “La Spinosa” – Una piccola azienda che continua a trattare il Sangiovese in maniera che, provocatoriamente, definirei anomala per il terroir poliziano. Anche stavolta il Molinaccio è riuscito a portare in bottiglia un vino armonico, dalla beva dinamica e con una trama tannica fitta e per nulla frenante.


Le Bèrne – un’interpretazione classica del territorio, con un nitido equilibrio fra struttura e acidità. Un Nobile contemporaneo con il fascino dei vini che furono. Anche per questa 2016 la mia aspettativa riguardo l’agilità di beva è stata soddisfatta.


De’ Ricci – un vino che rende onore al cambio di rotta effettuato qualche anno fa in vigna e in cantina, confermando integrità e pulizia in questo Nobile dall’ottimo abbrivio. Siamo sulla strada giusta.

Vino Nobile di Montepulciano Riserva – Anteprima annata 2015

Croce di Febo “Amore mio” – Un’annata che aveva tutto e rischiava solo di dare “troppo”! Fondamentale, quindi, il lavoro garbato ed attento di chi sa cosa fare e, soprattutto, cosa non fare. La matrice strutturale e la trama tannica sono ancora agli albori dell’integrazione, ma l’equilibrio fra le componenti dure e morbide si palesa già in maniera lampante. Come per tutti i vini di Croce di Febo, anche in questo caso il vetro accompagnerà l’evoluzione di questa Riserva fino al suo apice che toccherà vette forse mai toccate da questa realtà.


Il Molinaccio “La Poiana” – Anche in questo caso mi ritrovo nel calice un vino in cui le sensazioni attuali e le intuizioni riguardo la sua prospettiva devono necessariamente confluire in un’unica valutazione. E’ una Riserva e in quanto tale deve ancora compiere il suo percorso di armonizzazione in bottiglia, ma non è difficile comprenderne le caratteristiche che rendono La Poiana un riferimento per l’intera denominazione da qualche annata a questa parte: equilibrio fra corpo e dinamica, profondità e lunghezza. Doti che permettono a questa Riserva di puntare dritta verso l’eleganza, senza rischiare di incappare in ruvidi ostacoli tannici o supponente opulenza.

Vino Nobile di Montepulciano varie annate presentate in degustazione (stampa) e ai banchi d’assaggio

Contucci “Pietra Rossa” 2015 – Un Nobile capace di coniugare al meglio forza e slancio, potenza ed eleganza. E’ la mineralità a fare da marcatore ad un sorso che entra ampio e si distende con grande profondità. Fitto il tannino e lungo il finale saporito ed ematico.

Poliziano “Le Caggiole” 2015 – Una realtà che da un po’ non riusciva a stupirmi con i suoi vini di sicura precisione e piacevolezza. Poi arriva lui, il nuovo vino del cru che latitava da 20 anni. Un Nobile che sprizza classe da tutti i pori, minerale, fresco, dinamico, ma per nulla esile. Un sorso instancabile come difficilmente ne ho trovati in questa denominazione. La speranza è che questa espressione così garbata e fedele del terroir poliziano funga da benchmark per l’azienda e per l’intero areale perché è questa la dimensione più opportuna del Nobile, ovvero quella che possa renderlo apprezzabile nella sua fine armonia sin dal principio ma che, al contempo, lasci auspicare un grande potenziale evolutivo.

Boscarelli “Costa Grande” 2015 – Uno dei due più recenti vini da singola vigna della storica azienda di Montepulciano, capace di esprimersi al meglio in un’annata che, per quanto ottimale, poteva rischiare – specie in questo vigneto – di eccedere in struttura e peccare di freschezza. Ho trovato, invece, un sorso equilibrato che, anticipato da un naso coerente col varietale e con lo stato “primordiale” dell’evoluzione di questo vino, entra ampio ma sa distendersi con disinvoltura. Il tratto tannino è fine e ben definito.


La Talosa “Selezione Filai Lunghi” 2015 – Un’annata che dona molto a questa selezione base Sangiovese, che rappresenta l’identità di un’azienda che sta in pochi anni ha dimostrato di voler puntare ad interpretazioni sempre più fedeli ed eleganti del proprio terroir. Una vigna che permette di mantenere integra una buona acidità, nonostante la forza impressa al sorso di questo vino. Un’armonia organolettica già ben bilanciata che vede solo la texture tannica chiedere ancora un po’ di doverosa pazienza per un’adeguata integrazione. 

Podere Casanova “Settecento” 2015 – Mi piace vedere questo vino come un primo step dal quale partire per un’interpretazione del Sangiovese più sottratta e meno opulenta. Una cifra stilistica in divenire, quella di questa giovane realtà (così come la conosciamo oggi), che con questo Nobile sembra puntare verso un’eleganza suadente, orgogliosa, fiera ma non ostentata. Se la 2016 avrà (come spero) quel quid in più di slancio fresco e dinamico, questa referenza potrebbe rappresentare il degno secondo step verso il Sangiovese che vorrei.
Tiberini “Vigneto Fossatone” Riserva 2012 – Un esempio lampante di quanto al Nobile serva bottiglia, specie se prodotto in vigne come questa. La forza espressiva di questo vino e l’integrità delle sue componenti è impressionante. La complessità aromatica raggiunta non pregiudica la possibilità di scorgere ancora segni dell’annata nella maturità ottimale del frutto. Il sorso è pieno e deciso nell’incedere. Lungo il finale dalla trama tannica ottimamente cucita dal tempo.

Montemercurio “Damo” 2012 – L’espressività del Damo paga anche in questa edizione dell’Anteprima in cui – devo ammettere – i picchi positivi sono stati notevolmente maggiori rispetto agli anni passati. Un vino che sa distinguersi per un raro connubio fra toni fruttati e sferzate minerali che fendono il sorso senza offenderne l’armonia. Corpo e tensione sono in un tale equilibrio da poter già delineare la peculiarità primaria del Damo: l’eleganza.


In conclusione posso affermare che annate come la 2015 e la 2016 (e in parte la 2012) abbiano favorito un livellamento qualitativo verso l’alto di tutta la denominazione, con una progressiva generale presa di coscienza che vede molti produttori sia storici che più “giovani” spingersi verso un’interpretazione sempre più territoriale e rispettosa del Vino Nobile. La forte vocazione internazionale indotta da mercati di riferimento e turismo locale (è importante ricordare che molte delle aziende di questa denominazione puntano sull’export e sulla vendita diretta ai turisti per lo più stranieri) sta piano piano trovando un suo equilibrio integrando espressioni fortemente rispettose della tradizione e dell’identità varietale/territoriale e, di conseguenza, i vini assaggiati risultano meno omologati e per nulla ridondanti. Un ulteriore balzo in avanti è stato fatto anche sulla beva che, pur vedendo i vini di questo areale sempre più “indietro” in termini di evoluzione (specie nel tannino), si dimostra più agile grazie ad una buona gestione dell’equilibrio fra struttura e acidità. Sarebbe sciocco aspettarsi vini “pronti” a Montepulciano, ma l’aver trovato in molte referenze una maggior dinamica rispetto agli anni passati, sin dall’anteprima, mi fa ben sperare. Tutto questo, ovviamente, non va a ledere la naturale prospettiva di longevità di questi vini.
Importante sarà valutare, nelle prossime annate, la risposta dei singoli pedoclimi (molto incideranno le altitudini) a questa  – passatemi la semplificazione – rinnovata voglia di Sangiovese e di tradizione.
Più avanti pubblicherò un approfondita disamina riguardo le scelte delle associazioni che si sono formate e dei singoli produttori che sembrano voler mostrare una necessità di graduale emancipazione dai vitigni internazionali e da conduzioni agronomiche e enologiche che rischiano di offuscare l’anima del Nobile di Montepulciano.

F.R.S.
#WineIsSharing

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