Nelle degustazioni “guidate” mi lascio guidare dal vino

Reduce da alcune importanti degustazioni che ho avuto modo di moderare mi sono ritrovato a riflettere su alcuni aspetti di questo genere di incontro tra me, il vino, i produttori e i degustatori.
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Per anni ho girato l’Italia anche alla ricerca di interessanti masterclassdegustazioni comparative, orizzontali, verticali con un focus particolare e, di certo, prendere parte a questo genere di confronti e incontri enoici ha contribuito all’arricchimento del mio bagaglio di esperienze e di conoscenze.
Poi è arrivato il momento di trovarsi dall’altra parte del “tavolo”, con il calice in una mano e il microfono nell’altra, e in me è scattata una sorta di empatia nei confronti di chi mi stava di fronte. Un’empatia che mi ha spinto a riportare alla mente di tutto buono appreso e compreso durante degustazioni che mi vedevano fra il pubblico ma, al contempo, a mettere da parte quegli aspetti che avevo percepito come anacronistici e, a tratti, noiosi.

E’ per questo che sin dalla prima degustazione in cui mi è stato richiesto di intervenire come moderatore e/o relatore ho cercato di approcciarmi in modo diverso e personale all’evento.
Un approccio volto a creare un percorso di crescita che deve necessariamente nascere da me ma non può esimersi dall’arrivare ai degustatori che ho di fronte, passando per chi il vino lo fa.

Ho provato a far ciò dando tanto spazio alle mie parole quanto a quelle dei produttori, accettando di buon grado un confronto in divenire, privo di un copione concreto e che vede come scaletta il solo ordine di servizio dei vini in degustazione che di volta in volta stimolano nuovi spunti. Lascio che sia il vino a guidare la degustazione e che tra me e i produttori ci sia sempre un lavoro di squadra che non esclude una sana e costruttiva dialettica.

La struttura è semplice e parte da un breve preambolo in cui cerco di contestualizzare il tema dell’incontro e i vini che andremo ad assaggiare. Una premessa che si pone l’obiettivo di creare sintonia con chi è lì di fronte a me per approcciarsi ai vini selezionati ma anche e soprattutto per tornarsene a casa con un bagaglio più ricco in termini di conoscenze e, possibilmente, di emozioni enoiche.
Un iter dinamico nel quale mi piace coinvolgere ogni singolo produttore al quale chiedo di intervenire prima di passare all’assaggio del suo vino: un breve racconto della propria realtà, qualche aneddoto legato all’annata, al nome del vino o ad altri aspetti dei quali io non potrei mai parlare con il trasporto e la spontaneità di chi ha vissuto ciò che si accinge a raccontare in prima persona.
Quando la parola passa a me ho da sempre preferito condividere impressioni dirette che non lascino spazio a voli pindarici e descrittori astrusi bensì vadano dritte al dunque dando brevi nozioni sulle tecniche di vinificazione, sui terreni, sul varietale e sull’annata cercando di confrontarmi con il produttore durante l’assaggio e di lasciar libero spazio agli astanti qualora ritengano opportuno intervenire.
Così si va di produttore in produttore e/o di calice in calice, di vino in vino cercando di dare una dinamica cadenzata ma mai noiosa a quella che io vedo non solo come una mera degustazione “guidata”, bensì come un’occasione di confronto tra tutte le parti in causa. “Parti” e “comparti” fondamentali nell’equazione enoica in cui, forse, il mio ruolo è quello di minor valore in quanto tramite fra chi il vino lo fa e chi il vino lo compra. 

Preferisco far assaggiare un numero maggior di vini, lasciare che ogni degustatore si faccia la propria idea senza condizionamenti e senza pormi su di un piedistallo cercando di inculcare sentori e sensazioni che non necessariamente tutti hanno la sensibilità di cogliere e che, magari, io stesso posso cogliere in maniera differente e – perché no?! – deviata da ciò che può percepire un altro degustatore.

Ricordo di essermi sentito in difetto quando agli albori del mio girovagar enoico ho ascoltato grandi degustatori elencare un numero immane di descrittori ai quali il mio cervello non avrebbe mai minimamente pensato ma che, una volta ascoltati, quello stesso cervello ha iniziato a cercare e a voler trovare a tutti i costi forzando i miei sensi e impedendomi, almeno in parte, di godermi l’assaggio in maniera libera, spontanea e scevra da condizionamenti esterni.
Col tempo piuttosto che sentirmi in difetto, iniziai a sentire come il bisogno di isolarmi, di non ascoltare o di anticipare il relatore assaggiando prima che potesse iniziare a descrivere quel vino. Questo perché volevo e dovevo valutare quell’assaggio attraverso i miei sensi, senza forzatura alcuna, se non una doverosa contestualizzazione della referenza in questione che trovo d’obbligo una degustazione non alla cieca, in cui può essere necessario avere dei ragguagli riguardo territorio, terreni, tecnica di vinificazione e annata. Quello che vorrei e non far mai provare queste sensazioni a chi partecipa a una mia degustazione ma non è di certo semplice, in quanto si è tenuti a dare nozioni, a condividere informazioni e impressioni che possono in un attimo diventare sinonimo di saccenza e boria. Entrambi atteggiamenti da evitare perché capaci di produrre solo due condizioni in chi abbiamo di fronte: una sensazione di inferiorità o un sentimento di contrasto che può spingere a cercare lo scontro su fattori prettamente soggettivi e quindi poco utili al fine ultimo della degustazione.

Ciò che ho imparato in questi anni di degustazioni è che una volta abbattuti i muri indotti dalla posizione del relatore e del “pubblico” grazie anche e soprattutto all’intervento dei produttori, questi eventi si traducono in una reale occasione di crescita per tutti e ogni singolo concetto viene espresso   in base alla singola situazione che si crea in maniera, spesso, inattesa rendendo tutto più spontaneo e meno pre-impostato.

Non condivido con voi questi pensieri perché credo di aver trovato la chiave di lettura perfetta per chiunque e per qualunque degustazione e lungi da me criticare un approccio più accademico che è richiesto agli stessi relatori in più occasioni e che aiuta, sicuramente, sia l’avventore novizio che i sommelier in erba a far proprio un vocabolario di descrittori più ampio e a vedere con i propri occhi come si può raccontare un vino in maniera forbita. Lo faccio perché questo wineblog è da sempre luogo di trascrizioni di pensieri ad alta voce e anche in questo caso scriverne mi fa comprendere in maniera più nitida cosa sto facendo e cosa vorrei ancora migliorare. Semplicemente, ad oggi, questo è il mio modus operandi.

Proprio nell’ottica di una crescita continua nella divulgazione del vino e nell’avvicinamento di chi il vino lo fa e chi il vino lo cerca, lo acquista e lo beve credo che il ruolo di chi comunica e di chi, quindi, modera o conduce una degustazione debba essere, sì, quello di educare e di dare contenuti formativi ma anche e soprattutto quello di ricercare dinamiche che non rischino di risultare fuorvianti o fortemente condizionanti nel bene e nel male. Ovviamente, mi riferisco a degustazioni con un pubblico eterogeneo di utenti appassionati ma non necessariamente “addetti ai lavori”.

Il mio scopo non è inculcare concetti o liste di descrittori bensì condividere le conoscenze acquisite attraverso studi ed esperienze ma anche le impressioni personali riguardo ogni singola realtà e ogni singolo assaggio in maniera equilibrata e “socraticamente” consapevole di ciò che si sa e di ciò che non si sa e ancor più di ciò che è obiettivamente soggettivo.
Come già detto, ogni degustazione può essere davvero un’occasione di confronto e di crescita per ogni entità coinvolta a prescindere dal proprio ruolo.
Non dovrebbe essere un’azione forzata, un atto borioso e autoreferenziale perché i protagonisti devono necessariamente essere il vino e i produttori qualora ci sia l’occasione di coinvolgerli.

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Va da sé che non sempre è possibile farlo e non sempre si ha il tempo di seguire un iter capace di integrare anche il loro intervento, ma reputo sempre più importante vedermi come un tramite – purché imparziale e privo di condizionamenti – e non come un “guru” o un “critico” pronto a salire in cattedra per recitare il proprio one man show. Così facendo si creano i presupposti per dar modo a me di condividere ciò che so e ciò che percepisco in quel preciso momento riguardo ciò che sto assaggiando e  ai produttori di parlare di ciò che nessuno meglio di loro potrebbe raccontare, ovvero la propria realtà e il proprio vino. Fondamentale, altresì, sarà permette al produttore stesso di assaggiare i vini degli altri produttori coinvolti e di confrontarsi con essi, con il relatore e con il pubblico. Spesso i produttori hanno poche opportunità di assaggiare vini che non siano i propri e/o di confrontarsi con colleghi e con relatori con all’attivo un ventaglio di assaggi per forza di cose più ampio del loro.  Molte delle mie degustazioni mirano a permettere un confronto a 360° in cui “tutti assaggiano tutto” e mi piace pensare che al termine dell’incontro si possa raggiungere una maggior sensibilità nei confronti della diversità sia in termini di palato che come approccio mentale.

Ecco perché scelgo di moderare piuttosto che condurre solo degustazioni che sento nelle mie corde e che mi permettano di sviluppare ciò che mi da modo di essere me stesso e di dar più spazio al vino che a me.
Conscio di non poter fare altrimenti, in quanto l’unico modo di “guidare” una degustazione che riterrei opportuno, dinamico e non noioso implicherebbe l’essere un grande oratore, un esperto relatore e un uomo di vino con un bagaglio di conoscenze ed esperienze che posso solo sperare di arrivare ad avere tra qualche lustro.
Per fortuna in Italia abbiamo relatori così dotati e preparati e quando è possibile preferisco di gran lunga essere tra gli astanti e godermi ogni loro parola rinunciando potendo tenere in una mano il calice e nell’altra la penna che, di certo, mi fa sentire molto più a mio agio di un microfono.

In conclusione, se avete già avuto modo di partecipare a qualche mia degustazione non posso che ringraziarvi ma se non l’avete ancora fatto ora sapete come mi piace gestire questo tipo di occasione.

F.S.R.
#WineIsSharing

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