Villa Bucci, la storia e il futuro del Verdicchio – Dalla lungimiranza di Amepelio alla straordinaria Riserva 2016

Il mondo del vino è costellato di storie di singoli che hanno tracciato la strada per intere denominazioni, storie di uomini, di cantine e di vini che hanno creato miti capaci di innalzare la percezione di un varietale o di una tipologia di vino permettendo ad interi areali di acquisire maggior consapevolezza nei propri mezzi e nelle proprie potenzialità.
villa bucci cantina

Una di queste storie è, senza tema di smentita, quella dell’Azienda Agricola F.lli Bucci di Ostra Vetere (AN) e di uno dei più grandi signori del vino italiano: Ampelio Bucci.

Innanzi tutto, Ampelio non si sente esclusivamente un vignaiolo, bensì si sente un agricoltore a 360°. Sì, perché la famiglia Bucci, originaria di Montecarotto, coltiva queste terre dal lontano 1700 con grande dedizione e lungimiranza, tanto da non aver mai diviso i 360ha in cui si alternano campi di grano, di mais, piantagioni di piselli, oliveti e, ovviamente, vigneti.

ampelio bucci
La struttura di aziende agricola classica con l’alternanza delle coltivazioni e la possibilità di usufruire su un team di agricoltori e tecnici fissi specializzati ma al contempo duttili è un vantaggio notevole nella gestione delle varie attività aziendali e in particolare della vigna.
I vigneti dell’azienda Bucci rappresentano il cuore pulsante dell’attività di questa realtà che trova nel vino la sua espressione più aulica in termini di identità (i vini Villa Bucci godono di una personalità inconfondibile), territorialità (la scelta di produrre solo vitigni autoctoni e di interpretarli con il massimo rispetto rende ogni assaggio un veicolo sincero del proprio terroir) e di qualità (Villa Bucci rappresenta una delle aziende più rappresentative delle Marche e d’Italia in termini di qualità).

vigna bucci
Il rapporto con il territorio e con l’ecosistema in genere, è da sempre un cardine fondamentale della ricerca della qualità di Ampelio Bucci, che, persegue un’agricoltura artigianale e biologica (certificata) da oltre 15 anni, quando ancora, di certo, il “Vino Bio” non era una moda, ma piuttosto una chimera. La volontà di preservare il proprio contesto rurale e di portare in cantina un un’uva sana, “pulita” e al pieno delle sue capacità espressive è alla base del pensiero enoico di Villa Bucci. La relazione fra l’agricoltore/vignaiolo e il proprio terroir è così importante, intima e personale per Ampelio che l’essere biologici non è mai stato un mero motivo di vanto a fini commerciali, ma piuttosto un dovere nei confronti della propria terra e delle proprie viti.
Viti che vengono allevate con cura maniacale, senza mai smettere di sperimentare al fine di togliere il superfluo e andare a barattare tutte le operazioni più invasive con soluzioni rispettose e meno incidenti.
Poi c’è la Nursery, fortemente voluta dal direttore agronomico Gabriele Tanfani e da Ampelio. Una vera e propria testimonianza dell’attenzione che l’Az. Agr. F.lli Bucci ha nei confronti del proprio patrimonio genetico e ampelografico, in quanto è proprio qui che le barbatelle vengono riprodotte e propagate tramite selezione massale, cercando di preservare la qualità e la varietà di cloni e biotipi presenti nelle storiche vigne aziendali.

selezione massale vivaio viti
Ampelio Bucci ha realizzato il suo primo Verdicchio nel 1982 e il suo primo Verdicchio “Riserva” nel 1983, anche se a quel tempo non poteva essere etichettato come Riserva.

Nonostante l’ispirazione dei vini di Ampelio sia palesamente borgognona a Villa Bucci il concetto di singolo “cru” non è mai calzato a pennello, anzì è la possibilità di attingere a vari “cru” con diverse peculiarità pedoclimatiche a permettere all’azienda di proporre sempre vini di grande equilibrio e armonia.

Nello specifico le vigne di Verdicchio dell’Az. Agr. F.lli Bucci sono così suddivise:
Vigna Villa Bucci, a Montecarotto, età 45 anni esposizione est, altitudine 340-360m slm;
Vigna Belluccio, a Montecarotto, età 45 anni, esposizione sud-est, altitudine 320-340m slm;
Vigna Montefiore, a Serra de’ Conti, età 55 anni, esposizione sud-ovest, altitudine 200-220m slm;
Vigna Baldo, a Serra de’ Conti, età 20 anni, esposizione sud, altitudine 160-170m slm;
Vigna Saturno, a Barbara, età 48 anni, esposizione sud-est, altitudine 180-220m slm;
Vigna S. Sebastiano, a Serra de’ Conti, età 10 anni, esposizione sud, altitudine 250-280m slm;
Queste, invece, sono le vigne di Montepulciano e Sangiovese (DOC Rosso Piceno):
Vigna S. Fortunato, a Serra de’ Conti, età 55 anni, esposizione ovest, 200-220m slm;
Vigna S. Sebastiano, a Serra de’ Conti, età 10 anni, esposizione sud, 250-280m slm.
I suoli sono ovviamente differenti, ma a fare da comun denominatore a tutti i vigneti aziendali c’è la presenza di argilla e calcare che in proporzioni diverse permettono alle uve di esprimere peculiarità organolettiche e curve di maturazione differenti in base all’annata.

E’ d’obbligo ricordare che il Verdicchio, in particolare, deve molto a quest’azienda ed alle lungimiranti scelte di Ampelio, che ancora oggi riesce, con l’utilizzo delle sue grandi vecchie botti di rovere di slavonia, a creare equilibri perfetti, privi di eccessi e votati alla massima finezza.
Proprio come i vini che ho avuto modo di assaggiare durante la mia ultima visita in azienda dei quali ho deciso di mettere in risalto le nuove annate, ovvero quelle che potreste ritrovarvi nel calice a breve, specie per quanto riguarda il Villa Bucci 2016 che si prospetta una delle più grandi espressioni di sempre di questo mitico vino delle Marche:
vini villa bucci
Bucci Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. 2018: parliamo dell’interpretazione più “classica” del Verdicchio di casa Bucci tanto che, ogni volta che ne parlo con Ampelio, lo scambio di battute è più o meno il seguente:
– Io <<Questo non può essere definito un vino base!>>
– Ampelio <<Allora, come lo chiameresti?”>>
– Io <<Classico!>>
Sì, perché è il Verdicchio che di più esprime le virtù primarie di questo vino ottimo da bere giovane nel suo slancio integro e fresco, dinamico e sapido. Eppure, il Bucci Classico Superiore non è affatto scontato e sa enfatizzare queste peculiarità spontanee del varietale coniugandole con la consueta classe dei vini di questa realtà. Nel calice ho trovato, infatti, un vino fresco nel frutto e nel fiore, di grande slancio acido ma al contempo per nulla esile. Un sorso che trova nell’avvolgente chiosa sapida un veicolo inerziale della beva.
 
Villa Bucci Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Riserva 2016: il vino più conclamato, quello che da solo ha portato il concept del Verdicchio da vino versatile, ma a volte sin troppo “facile”, ad un livello che lo pone sullo stesso piano dei più grandi vini bianchi italiani e internazionali. Questa 2016 l’attendevamo in molti sin dalla scorsa trasversale del Verdicchio dedicata ai sommelier di alcuni dei ristoranti stellati più importanti d’Italia. L’attendevamo per la bontà dell’annata che ha vissuto un andamento stagionale pressoché perfetto per portare il Verdicchio in cantina con una lenta e completa maturazione capace di sviluppare i precursori aromatici in maniera cesellata e di mantenere un grande bilanciamento fra acidità e struttura. E’ proprio questo che rende questo Villa Bucci 2016 uno dei più grandi Verdicchio assaggiati nella personale epopea enoica che ha visto succedersi nei miei calici centinaia, forse migliaia, di assaggi di vini prodotti da questo varietale al quale sono così legato. Finezza del profilo aromatico, ampiezza del sorso e tensione vibrante rendono questo Verdicchio completo e complesso in prospettiva. Uno di quei rari esempi di vino capace di soddisfare oggi e domani senza mezzi termini. Ciò che stupisce, ogni volta, del Villa Bucci è la sua attitudine innata a stupire senza effetti speciali, con fare sicuro e disteso, netto e al contempo ricchissimo di caleidoscopiche sfumature.
Le due annate “vecchie” assaggiate, ovvero la 2004 e la 2005, confermano il grande potenziale evolutivo del Villa Bucci che, affidandosi alla sua spina dorsale acido-minerale, non accenna a segni di cedimento in termini di slancio e finezza.

verdicchio villa bucci

Poi ci sono i due vini rossi di Villa Bucci:

Pongelli Rosso Piceno Doc 2016: il blend di Sangiovese e Montepulciano in parti uguali che sfoggia con grande disinvoltura le vesti di un’annata che, anche nei rossi, si dimostra straordinariamente generosa in termini di equilibrio e finezza.
Il Sangiovese dona freschezza, dinamica e longilineo slancio al più muscolare montepulciano che si fa sentire nel frutto, senza esasperare materia e ampiezza. Se in alcune annate il Pongelli potrebbe sembrare l’interpretazione più “semplice” dei rossi di casa Bucci, in realtà questa 2016 ha tutte le carte in regola per stupire oggi e domani, con il giusto connubio fra schiettezza ed eleganza.

 
Villa Bucci Rosso Piceno DOC Riserva 2015: qui è il Montepulciano a farla da padrone con il 70% a discapito di un comunque percettibile 30% di Sangiovese. L’impatto è sin dal primo naso più intenso e maturo riconducendo ad un’annata buona ma tendenzialmente più calda della 2016. Il sorso è integro, pieno, materico ma al contempo di buon nerbo grazie alla quota di Sangiovese che spinge senza accennare a voler smettere. Il tannino è già ben levigato e la chiusura ematica tiene a debita distanza la noia. Un’interpretazione del Rosso Piceno Riserva in grado di coniugare forza e beva con grande maestria.
rossi villa bucci
Concludo non potendo far altro che manifestare il mio profondo e sincero rispetto per chi ha avuto il coraggio e la capacità di apportare qualità nella viticoltura di una regione che ha davvero tanto da dare, ma spesso si perde nella mancanza di lungimiranza e nell’insicurezza nei propri mezzi. La Famiglia Bucci è ormai da oltre 35 anni un punto di riferimento per l’italian bianchista e la cosa che ne denota maggiormente la valenza è la stima che molti produttori riversano nei confronti di Ampelio e della sua realtà, ancor prima di premi e riconoscimenti dei quali, ovviamente, i vini Bucci fanno incetta.
 
E’ un piacere ed un onore poter scrivere di veri e propri pezzi di storia della viticoltura della mia regione d’origine e del nostro paese e ringrazio Ampelio per avermi dato l’ennesima opportunità di confrontarmi con i suoi vini capaci di stupire ogni anno anche nella mia consueta degustazione trasversale del Verdicchio.

F.S.R.
#WineIsSharing

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