La Cantina Lunarossa e la personalità dei vini di Mario Mazzitelli

Oggi vi porto a Giffoni Valle Piana, comune del salernitano noto ai più per il Giffoni Film Festival, rassegna cinematografica per ragazzi, ma che vede nella cantina di cui vi parlerò oggi una meta degna di una visita a prescindere dal festival!

vino anfora fiano
Parlo della Cantina Lunarossa vini e passione, dell’istrionico Mario Mazzitelli. laureato in scienze delle preparazioni alimentari, con un Master in viticoltura ed enologia, che vanta nel suo background enoico ed umano esperienze come enologo in Friuli, Puglia, Toscana, Abruzzo, Argentina e Campania.
quartara macerato vino anfora lunarossa
I vigneti dell’azienda Lunarossa sorgono a ridosso dei monti Picentini nell’enclave igt dei Colli di Salerno e si protendono verso il suggestivo golfo di Salerno. Le vigne in gestione diretta (circa 6 ettari), insistono su un terreno di natura calcarea-argillosa e sono immerse in un terroir a dir poco vocato. Il clima è mite e soleggiato; tutto il territorio è ben protetto alle spalle dalle vette picentine ed irpine ed è influenzato dalle brezze marine, che favoriscono la crescita di uve perfettamente in salute, limitando, quindi l’intervento dell’uomo.

Per me è particolarmente importante parlare di un areale che solo recentemente ha acquisito una certa notorietà in termini vitivinicoli, in quanto da anni ancorato ad un ruolo subalterno nei confronti dei territori limitrofi dell’Irpinia, del Cilento e della Costiera Amalfitana. Pensare che un giovane vignaiolo come Mario abbia scelto di investire e confidare in questo territorio, pur vantando esperienze in alcuni dei più importanti contesti vitivinicoli italiani e non solo e con un c.v. che di certo non gli avrebbe impedito di lavorare altrove, probabilmente con meno difficoltà, ma al contempo molte meno soddisfazioni, conferma ancora una volta quanto la passione enoica ed il richiamo della propria terra siano forze impossibili da contrastare.

L’ispirazione, la passione e l’entusiasmo – mi racconta Mario – provengono dalla bellezza nella quale la cantina ed i vigneti di Lunarossa sono immersi: “gli occhi guardano al mare e i piedi sono piantati nella terra fra le splendide colline a metà strada fra la Costiera Amalfitana e quella Cilentana.”
E’ in questo incantevole contesto che i varietali locali come l’Aglianico, il Fiano e la Falanghina riescono ad esprimere peculiarità uniche, affiancati da alcuni selezionati varietali internazionali atti a fungere da gregari e non di certo da protagonisti, nell’ottica di una produzione contenuta e votata alla ricerca continua di una qualità sia organolettica che in termini di salubrità.
Avevo parlato di Lunarossa e precisamente di quello che considero il vino più rappresentativo dell’azienda, il Quartara, nel mio articolo/studio riguardante i vini vinificati e/o elevati in anfora ed è proprio l’anfora a segnare svolte importanti per Lunarossa, tanto che in occasione della 10° vendemmia sono state realizzate delle nuove anfore con un impasto particolare, una miscela di argilla dell’Impruneta e pietra lavica del Vesuvio, quindi di colore nero, nelle quali verranno fermentate le uve di Aglianico selezionate per il Borgomastro, il rosso di punta.
Anche Mario sa quanto, oggi, utilizzare anfore per la produzione di vino sia qualcosa di decisamente più comune di quanto lo potesse essere qualche anno fa, ma gli va dato atto che nella provincia di Salerno Lunarossa sia stata la prima in assoluto a credere in questo metodo, non limitandosi all’acquisto di contenitori, bensì creando un concept che potesse rappresentare un unicum e, quindi, indurre estrema curiosità tanto in chi fa vino che in chi se lo ritrovi nel calice.

La volontà di creare sinergie e di implementare la qualità diffusa del territorio in cui Lunarossa è incastonata, si palesa nell’interessante Progetto UVA (Unione Vignaioli Associati), che vede Mario e la sua cantina in contatto sul territorio con i piccoli vignaioli per promuovere il recupero di vecchi vigneti abbandonati in modo da valorizzare le produzioni autoctone mantenendo viva la tradizione vitivinicola dei Monti Picentini. Con questo progetto si affronta anche il concetto di “cantina condivisa” offrendo la possibilità agli eno-appassionati di adottare un filare e renderli partecipi a tutte le fasi della produzione, dalla vigna fino alla bottiglia. Quest’attività permette di educare il consumatore e far conoscere l’impegno, ma soprattutto la cura che c’è dietro la produzione di una bottiglia di vino. Cosa che, anche a livello di comunicazione, io stesso cerco di far comprendere quanto più possibile, perché è facile dare un punteggio o una valutazione negativa ad un vino dimenticandosi che anche là dove un assaggio non sia di nostro gusto, dietro quella bottiglia ci siano sempre e comunque tempo, impegno, sacrificio, investimento e passione. In parole povere tanto lavoro che dovrebbe essere rispettato, specie quanto si tratta di realtà come questa, nella quale si persegue un approccio in vigna ed in cantina volto a rispettare e rispecchiare l’andamento naturale delle annate e quindi l’espressione più sincera dei varietali, seppur con un’interpretazione del vignaiolo/enologo capace di imprimere una spiccata personalità al vino.

mario mazzitelli
Questa variabilità di annata in annata può essere considerata un rischio a livello commerciale, in particolare sui mercati esteri, dove “grandi” brand del settore offrono prodotti organoletticamente di “qualità”, ma con caratteristiche standardizzate, limitando l’incidenza dell’annata. A Mario, invece, piace sorprendere, rischiare e mai produrre un vino scontato e per noi winelovers queste sono parole sante!
Veniamo ai due vini di cui vorrei parlarvi oggi il Quartara ed il Borgomastro, i due fiori all’occhiello di Lunarossa.

Due vini della Cantina Lunarossa di Giffoni: Quartara & Borgomastro

vini lunarossa
Quartara Colli di Salerno IGT 2016: è passato qualche anno dal mio primo incontro con il Quartara, avvenuto durante una degustazione comparativa di vini in anfora nella quale avevo già evidenziato le peculiarità uniche di questo Fiano (con un saldo di una rara uva locale chiamata Santa Sofia) affinato in otri di terracotta interrati. Alla luce delle 6 annate assaggiate posso asserire, senza tema di smentita, che la coerenza e la costanza del Quartara sia più che confermata da questa 2016 che esprime ancora una volta quel destabilizzante contrasto naso-bocca che mi ha conquistato sin dal primo istante, sin dal primo naso e dal primo sorso. Un amore a primo-naso che vede nella complessa suadenza di aromi “dolci” di frutta gialla matura quasi candita, di agrume, fiore giallo, miele e zenzero sfumati di note marine e a tratti sulfuree un biglietto da visita che preannuncia una grande personalità. Il sorso entra avvolgente, per poi distendersi dritto, slanciato, asciutto e sapido quanto basta a ribaltare il naso rendendo la concordanza naso-bocca qualcosa di assolutamente non necessario. La noia con il Quartara è bandita sin da momento in cui lo si versa nel calice e si gode della sua luce dorata. Una luce che tradisce solo in parte la macerazione sulle bucce, tanto è gestita con garbo e consapevolezza tecnica. Un grande bianco, capace di giocare con i nostri sensi regalandoci un’esperienza che lascia il segno.
Il Quartara è stato selezionato per il mio salone dedicato agli Orange Wine in occasione dell’Only Wine Festival 2017.


Borgomastro Colli di Salerno (Aglianico) 2015: anche il mio incontro con il Borgomastro, Aglianico in purezza, non ha lesinato emozioni intense e sincere. Un vino che racchiude in sé l’essenza del varietale e lo eleva, grazie ad una lunga macerazione sulle bucce e all’affinamento in legni selezionati fra il più classico rovere francese e l’autoctono castagno locale che lo rendono sensuale e intrigante. Il varietale è ben evidente al naso, nitido nel frutto e nelle tonalità balsamiche e speziate che danno freschezza e dinamica al più grande vitigno campano.
Il sorso è fiero nel suo incedere sicuro e saporito. L’acidità percorre la struttura integra e il tannino vanta una trama di grande finezza ed eleganza, senza rinunciare ad una personalità ben definita. Una conferma in rosso della vocazione del territorio e dell’attitudine a ben fare del vignaiolo.
Nei vini di Mario ho sempre la percezione ci sia una sorta di contrasto armonizzante, fra la naturalezza e la consapevolezza tecnica, fra il grande lavoro in vigna ed in cantina e la voglia di non apparire snob o troppo fighetti. Un po’ come nel Quartara, in cui ad una complessità organolettica unica si alterna una dinamica di beva disarmante.
Vi consiglio di assaggiare anche i vini della linea Costacielo, perfetti per entrare in empatia con il terroir di Lunarossa tramite sorsi senza fronzoli, schietti, diretti ma per nulla scontati.
 
F.S.R.
#WineIsSharing

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