In molti hanno già iniziato, altri stanno campionando in attesa di avere riscontri analitici sulle maturazioni, altri ancora girano ad assaggiare gli acini (sempre la tecnica più sicura), sentendo la consistenza della buccia, la dolcezza della polpa e spaccando vinaccioli fra i denti e “sputandoseli” sul palmo della mano per appurarne la maturità.
Altri, ancora, aspetteranno qualche settimana ma sta di fatto che questa vendemmia 2020 è e sarà una raccolta che definire “particolare”, a prescindere dagli andamenti climatici di ogni singolo areale, sarebbe un eufemismo. Questo assurdo virus aveva paventato vendemmie verdi totali, la distillazione di migliaia di ettolitri di vino, ha messo alle strette i produttori che si sono visti ancor più in difficoltà nel reperire manodopera e nel gestire gli spazi in cantina e le spese incombenti e… invece… nonostante tutto e tutti e nella consapevole incertezza di ciò che verrà, il coraggio e la dedizione verso il lavoro e nei confronti della propria terra stanno portando i vignaioli italiani a raccogliere il frutto di fatica e sacrificio con la stessa forza e speranza di sempre! Anzi, con ancor più voglia e bisogno di trarre da quelle uve che hanno sfidato un’altra annata con tenacia e caparbietà vini che rappresenteranno bel futuro prossimo il lato più positivo di questo 2020: quello dell’Italia che non si arrende e che trasforma il dolore in energia e la sciagura in esperienza.
Non l’assenza di aiuti concreti per le le realtà più virtuose, sono state proprio quelle realtà a fungere da esempio di resilienza per tutti e soprattutto per chi, come me, senza vigne e Vignaioli non avrebbe saputo dove sbattere la testa sia sotto il lockdown (virtualmente) che appena sbloccati (fisicamente).
Sono certo che berremo grandi 2020 per ricordare chi non c’è più e chi ce l’ha fatta.
Berremo i vini di questa assurda annata 2020 ancora più convinti che la terra sia la cosa più preziosa che abbiamo e che ognuno di noi se ne debba sentire ancor più custode.
F.S.R.
#WineIsSharing
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