Non posso esimermi dall’unirmi all’appello corale che il mondo del vino e della ristorazione sta facendo dall’emanazione del nuovo DPCM ma che, in realtà, va avanti da mesi ormai. Restrizioni che implicano una reazione a catena che incide gravemente sull’intera filiera agro-alimentare ma in particolare su quella di qualità, sulle produzioni di nicchia destinate alla ristorazione e sulle cantine che non sono presenti in GDO e che nel segmento Ho.Re.Ca. vendono gran parte dei propri vini.
Quindi, andiamo a pranzo fuori, cerchiamo di ordinare cibo da asporto o a domicilio e non dimentichiamoci del vino. Non basterà probabilmente, ma facciamolo! La situazione potrebbe sembrare meno grave di quella vissuta sotto il lockdown ma non è così! Siamo tutti provati da mesi difficili e un’estate come quella appena trascorsa ha dato solo un po’ di ossigeno a ristoratori, wine bar, enoteche ma anche a cantine e distributori di vino. Ora, in molti, rischiano il colpo del KO e piuttosto che alimentare la, seppur comprensibile, polemica credo sia arrivato il momento di dimostrare che il mondo di chi ama il buon bere e il mangiar bene può e sa essere coeso non solo attorno ad una tavola ma anche e soprattutto in momenti così difficili aiutando come può, secondo le possibilità di ognuno.
Tutti i miei progetti per un autunno che doveva essere di grande prospettiva subiranno dei rallentamenti e non sarà facile gestire i prossimi mesi ma mi metto nei panni di chi ha dipendenti, di chi si ritroverà ancora una volta a dover far fronte a spese fisse ben più alte delle mie e sento forte la volontà di dare una mano, nel mio piccolo e con i miei umili mezzi, a chi sta per affrontare l’ennesima sfida. Una sfida con avversari invisibili come questo virus infame e visibili come chi si spera faccia qualcosa, ma fino ad ora ha fatto ben poco. Ristoranti, enoteche e cantine che hanno fatto il possibile e l’impossibile nei mesi scorsi per adeguarsi alle norme anti-covid, investendo di tasca propria nonostante la difficoltà del momento, per cercare di poter aprire le proprie porte al pubblico. Un pubblico che deve essere consapevole che gran parte di questi luoghi ed esercizi è sicura! A non esserlo, a volte, è stato il comportamento dei singoli avventori e la mancanza di controlli adeguati. L’informazione in preda a questa assurda infodemia ha fatto passare per untori i ristoratori ma non è così! Quindi, non fatevi condizionare dalle immagini relative alla movida di grandi città e agli assembramenti di ragazzini poco accorti davanti a wine bar e locali incauti tanto quanto loro. L’Italia è piena di realtà virtuose tanto nel vino quanto nella ristorazione! E’ nostro dovere aiutarle!
Sarà dura ma potrà esserlo un po’ meno se tutti faremo qualcosa per sostenere l’intera filiera e tutti i suoi ingranaggi, dalla produzione alla consegna. Aiutando un’attività le aiutiamo tutte!
Quindi cerchiamo di fare il possibile per aiutare i nostri ristoranti del cuore preferendoli alle grandi catene internazionali sia per un pranzo veloce che per i pranzi in famiglia della domenica; cerchiamo di riferirci alle attività virtuose per quanto riguarda asporto e consegne a domicilio; chiediamo di visionare la carta vini se siamo in loco e stappiamo una buona bottiglia anche se a pranzo non siamo così abituati a bere, mentre se parliamo di asporto o domicilio chiediamo di farci inviare la lista dei vini tramite social o whatsapp e scegliamo qualche buona bottiglia da goderci a casa.
Non dimentichiamoci delle Enoteche! Se vogliamo assaggiare qualcosa di diverso riforniamoci dai nostri enotecari di fiducia e solo in ultima istanza ordiniamo online. Durante il lockdown era impossibile fare diversamente ma ora possiamo pensare di recarci direttamente ad acquistare il vino di cui abbiamo bisogno nel rispetto delle norme anti-covid.
Se possiamo, acquistiamo direttamente dalle cantine di persona (nel rispetto delle norme) o online.
Condividiamo appelli come il mio con amici e conoscenti e cerchiamo di sensibilizzare le persone che ci circondano o con le quali siamo in contatto solo virtualmente a fare lo stesso.
Ho scelto di dedicare la mia vita a questo mondo anche per i valori umani che ha sempre manifestato e sono certo che anche questa volta dimostreremo una grande forza d’animo, nonostante l’estrema difficoltà di questa situazione.
Nonostante mi occupi principalmente di vino ho maturato grandi amicizie nel mondo della ristorazione e ho avuto la fortuna e l’onore di confrontarmi con persone di grande caratura professionale e umana. Per questo, tra le centinaia di manifestazioni di coesione, tra le migliaia di appelli letti sui social in questi giorni, scelgo di condividere con voi quello di una persona che stimo molto e che parla ai ristoratori con grande cognizione di causa: Niko Romito.
“Finito il turno di pranzo credo che tanti miei colleghi oggi si siano fermati e abbiamo posato il loro sguardo, come me, un attimo in più sui volti dei propri dipendenti, dei propri collaboratori. Un misto di rabbia, frustrazione e paura mi ha colto pensando al loro e al mio futuro mentre li vedevo intenti a pulire e far splendere la cucina, per renderla pronta come sempre per il turno della cena. Quella che sarà l’ultima cena. Sì perché quella di questa sera, domenica 26 ottobre 2020, sarà per molti ristoranti in Italia probabilmente davvero l‘ultima. Tanti di noi non avranno la forza di reggere alla scelta del governo di far chiudere bar e ristoranti alle 18 e di costringere un intero settore a rinunciare per un periodo di tempo probabilmente indeterminato a ben più del 50% del proprio fatturato. Non sarà sufficiente per molti di noi il “cospicuo sostegno” promesso dal governo per poter affrontare questa seconda traversata nel deserto nel giro di neanche otto mesi. La ristorazione italiana con questa decisione subirà un colpo letale. Tanti amici, ma anche ristoratori che non conosco in queste ore stanno valutando il da farsi: restare aperti per un solo turno e decidere come gestire il carico di lavoro fra i dipendenti o chiudere? Dopo la fine del lockdown la gran parte degli imprenditori del nostro settore ha riaperto investendo in termini di procedure, protocolli e strumentazioni per garantire ai propri clienti un’esperienza in piena sicurezza. Allo stesso modo abbiamo fatto per i nostri dipendenti: test settimanali di controllo, precauzioni, massima attenzione nella vita quotidiana fuori dal luogo di lavoro. Tutto questo non è stato sufficiente per instillare nei decisori pubblici l’idea che il nostro settore potesse garantire standard di sicurezza adeguati. I bar e i ristoranti scontano il pregiudizio di essere luoghi ad alto rischio di contagio. Non lo sono le fabbriche o altri luoghi che potranno continuare ad operare per sostenere l’economia del Paese. Noi no. Non voglio criticare la decisione del governo, comprendo che il momento non sia facile e che le scelte da prendere possano produrre scontento e incomprensione. Non voglio sostenere che forse era meglio chiudere tutto un’altra volta, perché così appare una scelta parziale e punitiva solo per alcune categorie. Sento solo il dovere di condividere l’amarezza di questo momento perché tanti colleghi vedono in noi chef stellati un punto di riferimento, un modello, a volte una fonte di ispirazione.
C’è rammarico, certo. Ma allo stesso tempo cresce il desiderio di fare la nostra parte di cittadini e imprenditori, la nostra parte di membri della comunità.
Io lo farò al meglio delle mie possibilità, come sempre fatto in questi vent’anni di attività insieme a mia sorella Cristiana. Non sarà semplice, ma non è il momento di cedere allo sconforto.
I nostri ristoranti resteranno aperti rispettando le indicazioni del decreto del governo.
Continueremo ad accogliere in sicurezza i nostri clienti e tutti coloro che per necessità o piacere ci verranno a trovare.”
Con queste parole vi lascio e vi invito a sostenere tutta la filiera agro-alimentare in qualunque modo riteniate opportuno.
F.S.R.
#WineIsSharing
#aiutiamocantineeristoranti
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