Le cantine italiane e il covid-19 – Intervista a produttrici e produttori sugli effetti del Corona Virus sul mondo del vino italiano

Nonostante le cose stiano cambiando in maniera repentina in queste ultime settimane, ho voluto fermare nel tempo alcune importanti considerazioni di una piccola ma esaustiva rappresentativa di vignaioli e produttori italiani in risposta ad una mia breve intervista riguardo gli esiti dell’emergenza sanitaria covid-19 sul mondo del vino in senso lato e sulle loro realtà in senso stretto. Una serie di risposte che danno, a mio parere, un quadro sfaccettato ma complementare del mondo del vino italiano con dei distinguo evidenti fra denominazioni e denominazioni, fra realtà più o meno strutturare e, soprattutto, fra i diversi approcci al vino in termini di comunicazione, commercializzazione e posizionamento. La mia priorità è, come sempre, quella di dar voce a chi il vino lo fa e da mesi si trova ad affrontare un periodo di grande incertezza che, nonostante la boccata di ossigeno estiva, non accenna ad attenuarsi.
 
Ringrazio tutte le realtà che hanno dedicato del tempo a rispondere ai miei quesiti nonostante il periodo non sia dei migliori in termini economici e di morale.
covid vino italiano

 

 
Eccovi le risposte che vi consiglio di valutare nella loro totalità e non solo nel riscontro del singolo:
 
 Come hai vissuto umanamente e professionalmente l’avvento della pandemia?
 
– Le prime settimane sono state caratterizzate dalla paura per qualcosa di sconosciuto che poteva spazzare via vite in poche ore. Col passare dei giorni la paura è stata soppiantata dallo sfinimento.
Ero sfinita per la tensione, ero sfinita per il lavoro nei campi, ero sfinita per i conti da fare.
L’aria si tagliava con il coltello. Viviamo in un piccolissimo centro dove molti dei servizi essenziali mancano o sono eccessivamente cari. Mi sono da subito sentita responsabile io per l’intera famiglia, ero l’unica che usciva per la spesa e per l’acquisto del materiale aziendale. Umanamente è stata durissima per me che sono abituata al contatto fisico con la gente. Adoro gli abbracci. Non posso farne a meno!
Il lavoro nei campi sembrava fosse infinito. Solitamente lavoriamo in tre. Io, mia sorella Dina e mio cognato Pasquale. Ma i bambini non andavano a scuola e qualcuno doveva pur rimanere a casa con loro non potendo lasciarli con i nonni che vivono con me in un altro paesello. Quindi alla fine ci siamo ritrovati a fare in due il lavoro che già in tre è duro da portare avanti. Nonostante tutto siamo riusciti nell’impresa! Quando hanno cominciato a germogliare i tralci avevamo appena finito con le legature.
E intanto durante le ore di buio, prima di cena, prima di mettersi a letto, si lavorava per cercare di incassare qualcosa. Le vendite alla distribuzione e al settore ho.re.ca sono state pressoché ferme da inizio febbraio fino ad inizio giugno. La preoccupazione c’era ed era tanta anche se non avendo “debiti” (finanziamenti, mutui, rate da pagare, debiti veri e propri) forse l’abbiamo affrontata con uno spirito più alto. Ci siamo sempre detti sorridendo “orto e pollaio ci sfameranno!”.
Ci siamo rivolti alla vendita a privati online, anche se per noi è sempre stato un canale importante a prescindere dalla pandemia, facendo anche delle promozioni che invogliassero il consumatore finale all’acquisto. (Marenza Pengue – Az. Agr. Fosse degli Angeli – Sannio)
 
– L’avvento della pandemia ha colpito ognuno di noi sia a livello umano sia a livello professionale. Da subito ci siamo ritrovati catapultati in un mare di incertezza che, se in un primo tempo era legata a questo nemico invisibile e all’aspetto sanitario, si è poi tramutata in incertezza economica e cambio di abitudini. Oggigiorno il vino ci porta ad interfacciarci con un pubblico su scala mondiale, si passa ormai una buona parte del nostro tempo a viaggiare e raccontare questo magnifico prodotto. Tutto questo è venuto meno. L’attività online è stata un grande supporto che ci ha permesso di accorciare le distanze e incontrare virtualmente amici e appassionati nel mondo. (Martina Fiorino – Az. Bruna Grimaldi – Langhe)
– Prima dell’avvento della pandemia la mia azienda stava avendo un’importante crescita che, è stata interrotta proprio dal covid. Inizialmente sono caduto nello sconforto e volevo solo chiudere la cantina e pensare a fare i lavori in vigna Poi però , dopo circa due settimane i miei figli si sono messi in gioco e hanno cercato di promuovere il prodotto il più possibile . Tutto ciò mi ha dato una speranza e mi ha fatto capire quanto sia importante l’energia giovanile all’interno di contesti familiari come il mio. (Graziano Fontana – Az. Agr. Fontana Graziano Vini)
– Con apprensione! Sicuramente nei primi mesi di lockdown le preoccupazioni sono state molte, (non eravamo assolutamente preparati ad un evento di tale portata), in questa seconda fase di semi lockdown che si sta avvicinando, siamo più preparati, ma confidiamo che la situazione tenda al miglioramento. (Filippo Butussi – Az. Agr. Valentino Butussi – Corno di Rosazzo – Colli Orientali del Friuli)
 
– Umanamente, con il continuo pensiero alla mia famiglia lontana all’inizio, poi fortunatamente ci siamo riuniti, e alle brutte situazioni venutesi a creare tra amici e parenti. Il sentimento di impotenza e di incapacità di comprensione di cosa stesse realmente accadendo erano i più frequenti, in aggiunta all’incertezza per il futuro.
Professionalmente, la fortuna di poter stare in vigna e portare avanti il lavoro invernale/primaverile senza troppe distrazioni, ha alleviato molto psicologicamente, il senso di incertezza per la sostenibilità aziendale. (Stefano Dorelli – Cantina Delsignore – Gattinara)
– L’avvento Pandemia ha, tralasciando comuni preoccupazioni, segnato e cambiato il nostro modo di pensare. Mi sono sentito un privilegiato a poter uscire per andare in vigna a differenza di molte altre persone segregate in casa. Quello che è cambiato è che ho avuto la possibilità di innamorarmi nuovamente della vigna. I ritmi ai quali ci eravamo abituati scanditi da continue telefonate da clienti, commercialista, associazione di categoria e compagnia bella che interrompevano non solo il lavoro, ma la poesia del silenzio e natura della vigna, rumori e ritmi ai quali ci eravamo abituati, ad un tratto spezzati. Mi sono ritrovato in vigna a fare veramente quello che amo, preoccuparmi della vigna, pensare alle viti e alla terra avvolto dal sole, dal panorama, i profumi e i suoni della natura. Eccola, eccola quella pace persa e ritrovata. Questa è stata una cosa meravigliosa ma come in ogni cosa c’è il rovescio della medaglia. Stop a tutto, quindi azzerate le vendite, tutte. Non solo nessuna vendita a bar, ristoranti ma neanche ai turisti ovviamente. L’unica entrata rimasta era quella data dallo shop on line che è sempre stata ridicola(per dire, penso di bere più bottiglie io di quante ne venda online). (Marco Rosanda – Az. Agr. Col Del Lupo – Valdobbiadene)
– Umanamente è stato un disastro. La pandemia ha messo in evidenza le errate politiche comunitarie che hanno imposto al nostro paese enormi tagli alla sanità che non ci permettono di gestire come si potrebbe i ricoveri dei malati più gravi (ho scritto in poche righe, ma non basterebbe un libro grosso come un vocabolario). Non vedo un futuro roseo per il nostro paese e, di conseguenza, per i miei figli.
Professionalmente è stata una mazzata non indifferente: io lavoro quasi esclusivamente con il comparto horeca e, essendo questo in chiusura totale nel periodo, ho avuto un calo delle vendite pari al 90% della media del periodo stesso negli anni precedenti. (Gabriele Succi – Az. Agr. Costa Archi – Castel Bolognese – Romagna)
– Come per tutti gli eventi di grande portata si passa dall’incredulità all’accettazione. Quando chiusero Vo ero in USA da un mese per un tour di degustazioni con tanti colleghi ed ho subito capito che le cose si stavano mettendo male. Tornai il 5 Marzo ignaro di avere il Covid ed il momento peggiore è stato quando persi completamente l’olfatto per qualche giorno. Ancora non era tra i sintomi ricondotti al Corona Virus, e per un produttore di vino la perdita dell’olfatto, che può avere cause neurologiche ed irreversibili, significa molto. Per fortuna si trattò di una cosa temporanea e solo dopo scoprii di aver contratto il Covid-19. Mi ero, ad ogni modo, isolato dalla famiglia che non ho visto per 3 mesi incluso il mese in cui ero in USA. A parte questi inconvenienti minori il lockdown non l’ho sofferto affatto, ero in un bel posto e mi sono dedicato ai miei tanti hobbies, l’ho preso come una vacanza forzata. (Lorenzo Marotti Campi – Az. Agr. Marotti Campi – Morro d’Alba)
– Umanamente il fatto che venga a mancare il contatto fisico con clienti/amici, il non potersi vedere e, anche quando ci si vede, il doversi limitare a un saluto da lontano sono state le cosa più dure da accettare. Professionalmente ho continuato a lavorare sia in vigna che in cantina come gli anni passati, non essendoci turisti e visitatori mi sono dedicato al vigneto e abbiamo fatto tutti i lavori direttamente. (Luciano Ciolfi – Podere Sanlorenzo – Montalcino)
– All’inizio non conoscevamo l’entità della cosa. Abbiamo iniziato a preoccuparci quando ci sono stati annullati i primi ordini, per poi avere uno stop che è continuato per tutto il lockdown. Ho continuato ad andare in vigna ogni giorno e il pomeriggio in cantina. Le campagne sembravano deserte, ma quelle vigne sono state la mia forza di volontà a non demordere. La loro crescita continua, il loro vegetare senza influenza di ciò che avviene intorno, ti fa pensare al fatto che l’uomo si crea e si distrugge, ma la natura continua ad andare avanti. Ho vissuto per tutto il periodo, ma forse lo provo ancora, un senso di paura misto a positività. (Francesco Mazzone – Az. Agr. Mazzone – Ruvo di Puglia)
– L’emergenza Coronavirus ha cambiato in modo repentino le nostre abitudini di vita  e stravolto la nostra quotidianità.  Incredulità e sgomento i sentimenti prevalenti ma successivamente è prevalsa  la volontà  di   sperimentare la capacità di adattamento all’imprevisto, di rimodulare i progetti  e le aspirazioni e di vivere  il momento quale  occasione per ripartire migliori, per attribuire maggiore  importanza al valore del tempo  e alla qualità della vita.
L’impianto di un nuovo vigneto, in quei giorni tristi e dolorosi, è  stato per noi  un simbolo di speranza e di rinascita. (Gian Nicola Carboni – Az. Agr. Carboni – Ortueri – Mandrolisai – Sardegna)
 
 Quali sono stati i timori più grandi che hai provato durante il lockdown?
 
– Innanzitutto quello di perdere persone care ovviamente. Poi ho avuto paura che le cose non sarebbero piu tornate come prima. A me la mia vita contadina ma con grande contatto con il pubblico è sempre piaciuta moltissimo. (Marenza Pengue – Az. Agr. Fosse degli Angeli – Sannio)
– I timori riguardano principalmente l’annullamento della circostanze di convivialità e socialità del vino. La chiusura e le limitazioni del settore horeca, dove la maggior parte dei consumi di vino avviene, e i conseguenti cambiamenti di abitudine che ovviamente hanno impattato e impatteranno sul settore e dunque sulle aziende vitivinicole. Le opportunità di aggregazione e condivisione sono venute meno. Seppur si consumi più vino entro le mura domestiche, questo è un consumo diverso, con attenzione al prezzo e basato su vini di fascia più bassa. (Martina Fiorino – Az. Agr. Bruna Grimaldi – Langhe)
 
– La più grande paura è stata per l’economia , siamo usciti dalla crisi del 2007 tentennando e gli ultimi 2 anni sono andati molto bene. La paura di ritornare nel baratro del le vendite stentate, dei pagamenti posticipati all’infinito e del disconosci mento della qualità delle nostre uve ha preso il sopravvento.
Insomma diciamocelo… questo Paese ti invoglia a chiudere. (Graziano Fontana – Az. Agr. Fontana Graziano Vini)
– Economicamente l’azienda non era preparata ad un periodo così prolungato di ingressi di liquidità così ridotti, per fortuna interrompendo alcuni investimenti precedentemente programmati, abbiamo passato senza problemi questo periodo, la preoccupazione maggiore fu che questo periodo perdurasse per un periodo maggiore, poi tra giugno ed posto la situazione è migliorata nettamente, con vendite che hanno superato le aspettative e abbondantemente le vendite degli stessi mesi dell’annata 2019 questo ci ha sicuramente tranquillizzato. (Filippo Butussi – Az. Agr. Valentino Butussi – Corno di Rosazzo – Colli Orientali del Friuli)
– Quello di non poter vedere i miei figli e mia moglie per lungo tempo a causa della chiusura e del complicarsi degli spostamenti. Non avevo timore di contrarre i virus, poiché i miei contatti con altre persone erano davvero molto limitati.
Un altro grosso timore è stato naturalmente quello legato alle vendite di vino, scese nei due mesi di chiusura, del 95%, e dunque il timore di spendere anche in piccoli investimenti migliorativi per il lavoro o per far crescere l’azienda, oltre che il timore più grande, nel caso di un lock down molto prolungato, di dover chiudere l’azienda. (Stefano Dorelli – Cantina Delsignore – Gattinara)
– I timori più grandi durante il lockdown sono stati ovviamente per i miei cari e in seconda battuta, ma confesso neanche tanto, per l’azienda. Io ho sempre visto il vino come un alimento, come parte integrante dell’alimentazione ma, obiettivamente parlando non è così, infatti in caso di crisi, pensavo, la gente penserà al cibo, a generi di prima necessità e solo in seconda battuta al vino. (Marco Rosanda – Az. Agr. Col Del Lupo – Valdobbiadene)
– Che le persone più anziane a me più care potessero essere colpite dal virus e, conseguentemente, rischiare anche la vita stessa.
Io credo di essere stato contagiato (ho avuto sintomi influenzali simili a quelli descritti in letteratura a inizio marzo), ma non lo saprò mai fino a che non farò un esame sierologico specifico, cosa che ho evitato perché in caso di positività sarebbe scattata in automatico la quarantena fino a tampone negativo (non me lo posso permettere). (Gabriele Succi – Az. Agr. Costa Archi – Castel Bolognese – Romagna)
– A metà Marzo con tutta l’HORECA  del mondo chiusa e con i costi di 70 ettari di vigna da avevo stimato una perdita di fatturato almeno del 50% e ci siamo fatti un budget in perdita cercando di tagliare qualunque costo non vitale. Invidiavo le cantine piccolissime e ancora di più le commerciali pure che “fanno” vino con le vigne e le cantine degli altri. E ancora non si voleva immaginare che ci sarebbe stato un lockdown così lungo, altrimenti forse avrei perso ogni speranza di superarla. (Lorenzo Marotti Campi – Az. Agr. Marotti Campi – Morro d’Alba)
– Il timore più grosso era il non sapere quando sarebbe finito e il terrore di essere messo in quarantena o peggio ammalarsi e non poter andare a lavoro. (Luciano Ciolfi – Podere Sanlorenzo – Montalcino)
– I miei due timori più grandi sono stati, il primo di livello economico, quando la nostra banca si rifiutava di prendere un appuntamento per parlare di eventuali prestiti, perché in smart working e pieni di lavoro. Ci siamo sentiti umiliati, noi che abbiamo tutti i conti in ordine e con un rating alto in banca, ci siamo sentiti un semplice numero. Siamo riusciti comunque  a pagare tutti i fornitori, facendo fuori tutta quella disponibilità economica messa da parte piano piano in 20 anni. L’altro timore è stato l’arrivo della vendemmia. Avevamo in programma un grosso imbottigliamento che poi non è andato più in porto per la pandemia. Le vasche erano tutte piene e non sapevamo come affrontare il problema. Chi parlava in maniera ignorante di distillazione di crisi, chi proponeva di creare nuove etichette a 2€ per svuotare le cantine, chi ha fatto promozioni al ribasso. Avevamo tre possibilità: non vendemmiare alcune uve di quest’anno, acquistare altri serbatoi con aggravio di costi, svendere il vino in eccesso per far entrare le uve di questa vendemmia. A malincuore abbiamo scelto la terza, chiudendo gli occhi e stringendo i denti. (Francesco Mazzone – Az. Agr. Mazzone – Ruvo di Puglia)
– In un primo momento spaventata per l’incertezza del futuro, poi la preoccupazione  di portare avanti il lavoro con meno perdite possibili. (Gian Nicola Carboni – Az. Agr. Carboni – Ortueri – Mandrolisai – Sardegna)
 
 Quanto ha influito il lockdown sulle vendite della tua cantina e quanto sta influendo l’emergenza sanitaria in vista dei “conti di fine anno”? 
 
– Le vendite hanno subito un nettissimo tracollo inizialmente come ti dicevo ma da giugno nella maggior parte delle zone coperte hanno avuto una nettissima ripresa. Forse anche meglio del corrispondente periodo dell’anno precedente. (Marenza Pengue – Az. Agr. Fosse degli Angeli – Sannio)
 
– Durante il primo lockdown le vendite si sono completamente congelate, seppur il 2020 fosse cominciato in modo molto promettente. Abbiamo vissuto una grande e veloce ripresa a partire da fine Maggio per poi ritornare a pieno regime nei mesi di Luglio, Agosto, Settembre. Questi mesi, soprattutto Luglio e Agosto, sono di solito mesi più calmi per i nostri vini rossi di struttura ma quest’anno le cose sono cambiate.
Viviamo e lavoriamo a contatto diretto con la natura che ci insegna ad essere resilienti anche nelle annate più difficili; per questo, seppur stiamo per entrare nuovamente in un tunnel oscuro, nella nostra azienda non mancano i progetti e gli investimenti per il futuro. (Martina Fiorino – Az. Bruna Grimaldi – Langhe)
– Come tutti gli anni siamo riusciti a vendere tutta la produzione. Chiaramente, la mia previsione di finire la vendemmia 2018 a maggio non si è realizzata e ci siamo portati le vecchie annate fino ad adesso. Per fortuna il vino è un prodotto senza scadenze. Comunque, in generale non avrò perdite a livello di fatturato rispetto all’anno precedente ma, sicuramente la mia intenzione era quella di aumentarlo quest’anno, perché il 2020 doveva essere per me l’anno della svolta. (Graziano Fontana – Az. Agr. Fontana Graziano Vini)
– Dopo un gennaio e un febbraio in crescita del 15% rispetto al 2019, abbiamo chiuso il periodo Gennaio-Maggio con un -28%, per poi recuperare nettamente nei mesi di giugno, luglio, agosto, settembre. Ad oggi il periodo Gennaio-Settembre siamo al -14% rispetto al 2019. (Filippo Butussi – Az. Agr. Valentino Butussi – Corno di Rosazzo – Colli Orientali del Friuli)
– Nel periodo di chiusura ha influito quasi del 100%. Poi fortunatamente alla riapertura le vendite sono ripartite molto bene e ho lavorato davvero tanto tra giugno, luglio e agosto. Difficile recuperare i buco di due mese e mezzo, ma grazie alcuni ordini dall’estero tra luglio e agosto, anche di nuovi clienti, è tornata la speranza e la serenità.
Durante il lock down anche le vendite verso l’estero si erano fermate. Lavoro da anni con gli USA, ma le incertezze di inizio 2020 riguardo ai dazi sul vino e poi l’arrivo dell’emergenza sanitaria anche da loro, hanno fatto si che gli importatori non si siano voluti esporre con nuovi ordini. (Stefano Dorelli – Cantina Delsignore – Gattinara)
– Abbiamo provato a spingere con qualche promozione la vendita online con scarsi risultati ma le prime entrate decenti sono avvenute dopo la riapertura. Pur mancando il turismo estero, c’è stata molta affluenza di turisti italiani che, mi rendo conto, hanno vissuto la clausura con conseguente desiderio di stare all’aperto nel verde. in molti, infatti , preferiscono il weekend in collina piuttosto che la città o i luoghi affollati. Certo, il turista italiano è difficile ed esigente a differenza dell’americano ad esempio, ma è sempre qualcosa, qualche bottiglia si vende.
L’annata non è ancora terminata ma se guardo un calo vendite riferito ai mesi e faccio una media, posso tranquillamente affermare di aver venduto la metà rispetto allo scorso anno. (Marco Rosanda – Az. Agr. Col Del Lupo – Valdobbiadene)
– Per inquadrare la domanda penso sia necessario dare un’idea di massima delle dimensioni aziendali. Noi abbiamo 70 ettari di vigneto che vinifichiamo tutti e dai quali produciamo circa 260.000 bottiglie con il nostro marchio e la restante massa per marchi di altre cantine.
Per qualche miracolo, e forse anche perché in 20 anni abbiamo lavorato benino non solo sulla qualità dei vini ma soprattutto nel creare un mercato fatto dal poco dei molti, con una distribuzione molto faticosa da gestire ma pensata per diminuire i rischi, le cose sono andate molto meglio del temuto. Al 30 Settembre mi ritrovavo con un inaspettato +7% di fatturato sui 9 mesi dello scorso anno, dovuto ad una crescita in quantità e valore dei prodotti di fascia alta a fronte di un calo netto dei prodotti di ingresso. L’Export ha subito un notevole calo del 30% poiché il mio primo mercato sono gli USA dove la situazione è tragica per chi vende quasi solo alla ristorazione. Nota molto importante ai fini statistici è che non faccio Brunello, Amarone o Barolo molti dei quali a Marzo per paura dei dazi avevano già esportato in US l’intera quantità di un anno. Tuttavia il mercato interno non si è mai fermato del tutto ed alla riapertura fatte salve le grandi città ha fatto un grande salto. Inoltre privati e internet hanno giocato un ruolo fondamentale per compensare l’export e determinare la crescita all’oggi. (Lorenzo Marotti Campi – Az. Agr. Marotti Campi – Morro d’Alba)
– Nel periodo marzo giugno non si è vista una persona quando solitamente era ottimo per le visite in azienda, mentre le vendite all’ingrosso si sono praticamente fermate. Influirà fra il 30 e il 40% in negativo ovviamente. (Luciano Ciolfi – Podere Sanlorenzo – Montalcino)
– Siamo attualmente ad un -40% che non penso recupereremo. (Francesco Mazzone – Az. Agr. Mazzone – Ruvo di Puglia)
– Il lockdown conseguente all’emergenza sanitaria del Coronavirus  ha messo in grossa difficoltà la nostra piccola realtà. Con ristoranti e locali chiusi, la richiesta di vino è crollata notevolmente condizionando  il fatturato annuo. (Gian Nicola Carboni – Az. Agr. Carboni – Ortueri – Mandrolisai – Sardegna)
 In pochi erano strutturati per la vendita “diretta” online e molti erano presenti “solo” nei grandi calderoni dei più importanti portali nazionali del commercio di vino online. Cosa ne pensi dell’e-commerce? Quanto credi possa incidere sulle vendite di una realtà come la tua? Vale la pena strutturarsi ora per essere pronti domani a prescindere da accadimenti eccezionali come quello che stiamo tutt’ora vivendo?
 
– Per una piccola realtà come la mia, la presenza online ha dimostrato di essere una validissima opportunità da anni. Nel 2013, infatti, ho iniziato a sviluppare questo canale che in 7 anni è diventato molto importante, considerato che quest’anno ha assorbito circa il 30% delle bottiglie e ha generato il 40% del fatturato Italia.
Naturalmente questi risultati così strabilianti dipendono anche dal fatto che l’horeca ha sofferto moltissimo nel 2020, e che quindi i miei clienti non hanno potuto far altro, nei mesi fra marzo e giugno, che acquistare online per continuare a bere i miei vini.
Questo ha anche significato che un’azienda come la mia, che si è per tempo equipaggiata di un paracadute così strategico come la vendita online, ha potuto in parte ammortizzare le perdite derivanti dal lockdown.
Sono risultati davvero interessanti, e se guardiamo bene alla tendenza di mercato per questo canale i numeri sono destinati ancora a crescere, e parecchio.
Una cosa però va detta: il canale online non è la panacea di tutti i mali e una vendita online non la si improvvisa: bisogna costruirla nel tempo e integrarla strategicamente con gli altri canali e mercati in cui ciascuna realtà aziendale è presente. Durante i mesi passati mi è passato sotto gli occhi davvero di tutto, e-shops veramente fatti male e pensati malissimo, senza una strategia, con prezzi assurdi e con una comunicazione senza senso.
Senza un piano non si vada nessuna parte e il canale online può essere molto pericoloso se non lo si sa gestire. (Marilena Barbera – Cantine Barbera – Menfi – Sicilia)
– L’e-commerce è un tassello importante per il futuro del vino nono solo in Italia e non solo in tempo di pandemia.
Come sai noi siamo nel Sannio. Territorio bellissimo ma che dal punto di vista enoturistico è molto indietro vuoi anche per la posizione geografica scomoda. L’e-commerce ti permette di raggiungere chi non riesce a raggiungere te fisicamente o che non riesce a trovare i tuoi vini in zone non coperte. Se noi non fossimo gia stati strutturati per la vendita online sia diretta che su portali ce la saremmo vista molto peggio di come è andata. (Marenza Pengue – Az. Agr. Fosse degli Angeli – Sannio)
– Credo che essere presenti sulle piattaforme online sia fondamentale oggigiorno. L’avvicinarsi delle nuove generazioni al mondo del vino e l’incredibile progresso tecnologico rende questa presenza una necessità per raggiungere un pubblico nuovo e più ampio con costi ridotti. Tuttavia ritengo che per una piccola azienda a conduzione familiare come la nostra i costi di installazione e gestione di un e-commerce proprio siano difficilmente ammortizzabili. Come filosofa aziendale crediamo molto nel tessuto di piccole e medie imprese legate al mondo del vino, enoteche, online wine shops, wine bars, ristoranti, sia in Italia sia all’estero, che già offrivano questo servizio o che si sono adoperati per farlo durante la pandemia. Abbiamo dunque scelto di sostenere queste imprese affinchè siano loro a rappresentarci sulle piattaforme online e nei loro canali preferenziali. Alla base vi è un concetto di rispetto e supporto reciproco, il successo lo si raggiunge insieme. (Martina Fiorino – Az. Agr. Bruna Grimaldi – Langhe)
– Ho pensato spesso alla vendita online durante il lockdown e, credo che sia un canale indispensabile per certe aziende. Non producendo tante bottiglie e non essendo conosciuti tra i privati al di fuori del trentino, credo che non abbia senso affrontare una spesa di 3/4000 euro per un e-commerce quando la maggior parte dei miei clienti sono trentini e arrivano direttamente in azienda per acquistare il vino.
In più confrontandomi con altre piccole realtà che hanno deciso di fare e-commerce e non ho sentito molti pareri positivi a riguardo, nel senso che molte di loro non hanno avuto il ritorno economico della spesa affrontata. (Graziano Fontana – Az. Agr. Fontana Graziano Vini)
– La nostra azienda si è subito strutturata per la vendita online che è partita ai primi di marzo con risultati non significativi. Ritengo che, pur facendo campagne promozionali mirate, l’e-commerce non sia in grado da solo di poter risolvere un problema come quello che abbiamo vissuto, invece riteniamo che le aziende debbano affrontare il problema su fronti molteplici: il più importante è quello di fidelizzare il privato che durante tutto l’anno viene in azienda a fare acquisti, e che spesso le aziende non hanno modo di ricontattatare.
La nostra azienda durante tutto il periodo post lockdown a fatto compilare ad ogni singolo privato una scheda di registrazione (con relative liberatorie di legge) per essere successivamente ricontattati con proposte di vendita, uscita di nuove annate, eventi in azienda o eventi su territori vicini al loro domicilio.
Riteniamo che coccolare chi in passato ti ha già dato fiducia mettendosi in cantina i tuoi vini sia  potenzialmente più significativo che sperare di pescare a casaccio sul web chi nemmeno ti conosce, poi la vendita su sito e-commerce può essere una valida integrazione. (Filippo Butussi – Az. Agr. Valentino Butussi – Corno di Rosazzo – Colli Orientali del Friuli)
– Questo è un tema su cui si è discusso spesso con i colleghi, ma ognuno ha una visione diversa. All’inizio del lockdown ho visto tanti colleghi attivarsi con un e-commerce aziendale, io non l’ho ritenuto un investimento ideale per la mia realtà.
Tutte le attività della mia azienda sono seguite e svolte da me in prima persona con l’aiuto stagionale o a chiamata di alcuni lavoratori. Se avessi attivato un e-commerce avrei dovuto dedicare buona parte del tempo a scrivere mail, rispondere a messaggi, preparare pacchi e aspettare il passaggio del corriere. Probabilmente le vendite sarebbero stata maggiori di quelle avute nello stesso periodo, ma non credo che avrebbero fatto la differenza, economicamente parlando, poiché avrei avuto bisogno di più aiuto in vigna e cantina e alla fine forse sarei andato alla pari. Ho preferito aspettare e vedere cosa sarebbe successo, prima di buttarmi sulla vendita online. Chiaro che se la situazione non si fosse sbloccata, avrei dovuto attivarmi in qualche modo.
In linea di massima credo che l’e-commerce possa essere un ottimo strumento di vendita, ma non di ogni singola cantina. Penso che l’unione di più produttori in un unico e-commerce o chi fa e-commerce come attività principale, possa avere più chance di raggiungere l’interesse del consumatore, dando più scelta e attivando promo su confezioni miste. (Stefano Dorelli – Cantina Delsignore – Gattinara)
– Come già ti dicevo noi siamo strutturati per la vendita online già da molto tempo. Non abbiamo spinto più di tanto in quanto essa ha dei limiti come l’impossibilità di vendere all’estero e il fatto che essendo in periodo Covid l’unica possibilità di vendita per chi non vende in GDO, è stata destinazione di investimenti notevoli per aziende anche grosse con conseguenza di inflazione di mercato. Non a caso aprivi Facebook in quel periodo ed era pieno di annunci con vendita vino e consegna a domicilio. Abbiamo creduto che combattere contro i mulini a vento non fosse produttivo ma magari abbiamo sbagliato eh. (Marco Rosanda – Az. Agr. Col Del Lupo – Valdobbiadene)
– Io sono distribuito su tutto il territorio nazionale (tranne Bologna) da “Teatro del vino”; ho scelto di affidarmi a loro per ogni cosa che riguarda il commerciale, credo fermamente che ognuno abbia le proprie competenze, le mie sono quelle di curare le vigne e di cercare di ottenere il miglior prodotto possibile. Ogni decisione che riguarda questo è affidata a loro.
Per chi è bravo e ha un considerevole numero di clienti “privati” credo che strutturarsi per la vendita online sia una cosa molto importante, per non dire fondamentale. (Gabriele Succi – Az. Agr. Costa Archi – Castel Bolognese – Romagna)
– La domanda a mio modesto punto di vista parte dal presupposto secondo me errato che il carrello di vendita sul sito aziendale sia fondamentale per la vendita diretta online e soprattutto che sia potenzialmente sempre più importante di quelli che definisci calderoni dei portali. In realtà il fatto che non abbia un carrello online è una scelta consapevole perché non mi è mai piaciuta troppo l’idea di pubblicizzare online la vendita diretta dalla cantina con un carrello prodotti soprattutto nei confronti delle tante enoteche che hanno il nostro vino. E’ solo per una questione formale perché al dunque vendiamo a molti clienti che ci mandano una mail ed ai quali rispondiamo con un comodo pdf con tutte le condizioni. Non avrei problemi tecnici ad implementarlo visto che il sito me lo sono fatto io e lo gestisco interamente io. Tuttavia non credo riuscirebbe a generare un traffico diretto troppo interessante e fare su Facebook pubblicità sponsorizzate dello shop online aziendale non è una cosa che amo troppo.
Di contro lavoro da tanti anni con i principali portali online e ne ho aggiunti almeno un paio in questo periodo. Loro sì che hanno il potenziale di muovere grandi quantità, certo salire di posizione non è facile, ma partivamo avvantaggiati perché già vendevamo discretamente soprattutto sul principale portale. Sotto lockdown l’impennata percentuale è stata a tripla cifra perché avevamo le nostre selezioni di bianco e rosso nelle prime 5 posizioni, salvo i momenti in cui andavano in rottura di stock. Basti pensare che un singolo portale nel mese di Aprile mi ha venduto 30.000€ di vino che per una grande azienda sono poco per me sono una discreta quantità.
Quindi bene lo shop online diretto se sei una cantina molto piccola ma non si può pensare di concorrere con portali che spendono milioni in advertising e posizionamento. Certo, sotto lockdown praticamente tutti hanno bussato alla porta dei grandi portali con mega offerte e anche le mega cantine hanno comprato spazi importanti al loro interno. Non tutti sono riusciti ad entrare all’ultimo momento. (Lorenzo Marotti Campi – Az. Agr. Marotti Campi – Morro d’Alba)
– Non ritengo vada bene per il mio modo di vendere. Vale la pena organizzarsi ma la mia idea sarebbe di lavorare su mailist, raccogliere i contatti di chi viene in cantina nel tempo e poi mantenere un rapporto, non solo per vendergli il vino ma anche per mantenere un rapporto duraturo e diretto. (Luciano Ciolfi – Podere Sanlorenzo – Montalcino)
– Tralasciando i pro e i contro dell’e-commerce, abbiamo cercato tramite Facebook di aumentare le vendite online e ci siamo riusciti. Inizialmente avendo un aumento notevole di vendite nel mese di Marzo e aprile, che poi è andato scemando nel mese di Maggio e Giugno. Inizialmente vendevamo tutta la gamma, poi ci siamo resi conto che le vendite si sono spostate sui prodotti più economici. Quindi sì, vale la pena strutturarsi. Il fenomeno degli acquisti online è stato sdoganato nel periodo peggiore che ci fosse capitato, però è partito. Stiamo ora verificando una serie di variabili, tra cui i prezzi di uscita online che non devono andare a scontrarsi con i nostri clienti, nello stesso tempo non devono andare fuori mercato. (Francesco Mazzone – Az. Agr. Mazzone – Ruvo di Puglia)
– Sicuramente l’ e-commerce  coglie lo spirito dei tempi e rappresenta una opportunità da  curare anche in una prospettiva futura indipendentemente da accadimenti eccezionali. Sul digitale  siamo indietro  occorre orientare risorse e investimenti pubblici per sostenere lo sviluppo di una moderna cultura e competenza dell’on-line  nelle imprese. (Gian Nicola Carboni – Az. Agr. Carboni – Ortueri – Mandrolisai – Sardegna)
 Si sta concretizzando un importante aumento delle vendite, da marzo ad oggi, dei vini Premium e Super Premium (oltre alle fasce addirittura superiori del segmento luxury/icon) rispetto ai vini di fasce più basse. Quali sono i vini che hai venduto di più durante il lockdown e durante l’estate?
 
– Io ho venduto soprattutto la fascia alta, il che si evince anche dai numeri che ho appena riportato: i clienti hanno preferito soprattutto i vini bianchi, sia macerati che vinificati in bianco. (Marilena Barbera – Cantine Barbera – Menfi – Sicilia)
– Durante il lockdown le vendite riguardavano per lo più vini di pronta beva e di fascia prezzo più bassa. Questo anche in relazione al maggior e più frequente consumo di vino dato il confinamento nelle abitazioni. Mentre nel periodo estivo il Barolo ha visto un grande interesse e movimento a livello nazionale e internazionale. Noi, produttori di Barolo, abbiamo avuto la grande fortuna del Barolo 2016, annata attualmente in commercio, molto attesa e acclamata che ha fatto in modo che si mantenesse un grande l’interesse in tutto il mondo. (Martina Fiorino – Az. Agr. Bruna Grimaldi – Langhe)
– Ho venduto tutti i vini della mia linea, ho avuto un lieve calo sul sauvignon ma causato dalla perdita di un agente in Baviera che acquistava solo quel determinato vino. (Graziano Fontana – Az. Agr. Fontana Graziano Vini)
– In realtà ritengo che tra marzo e settembre sia stata premiata la qualità, con un forte incremento delle vendite, spesso questi vini si identificano in riserve aziendali e linee premium, ma non per forza. In modo più generico mi sento di dire che le persone hanno ricercato prodotti identificativi territoriali e aziende che si sono sempre contraddistinte per la qualità.  (Filippo Butussi – Az. Agr. Valentino Butussi – Corno di Rosazzo – Colli Orientali del Friuli)
– Ho sicuramente venduto più vini di fascia alta, ma non so dire se questo sia dovuto alla situazione covid. Di sicuro chi viene in cantina, normalmente acquista vini di fascia alta e alla riapertura, ho ricevuto parecchie visite in cantina. I vini di fascia bassa (rosato/vino rosso) sono fermi, anche nella ristorazione, la quale ha preferito non caricare il magazzino di vini che sono ritenuti poco longevi. Essendo molto vicini ai laghi frequentati da turisti, l’annullamento delle prenotazioni negli alberghi, ha frenato molto la vendita di vini più estivi. (Stefano Dorelli – Cantina Delsignore – Gattinara)
– Noi non abbiamo osservato personalmente un impennata di vendite post lockdown ma questo lo imputo alla crisi del Prosecco docg e non al fatto che non credo sia avvenuto tal fenomeno. Non a caso dal metodo classico voglio partire per reinventare una storia, riscoprire vecchi modi di vinificare il Prosecco come la macerazione ma non cambiare il mio lavoro, mi rifiuto di fare Rosè ad esempio. Cacchio io ci sono nato su queste colline e quando ero bimbo e davo una mano al nonno lassù, guardavo in basso e vigne non ce n’erano. Sarà anche inflazionato il Prosecco ma quello di collina è altra storia, già lo sai, quindi non voglio annoiarti. (Marco Rosanda – Az. Agr. Col Del Lupo – Valdobbiadene)
– Nel mio caso ho venduto sempre in larga maggioranza il mio prodotto di “base” (che poi base non è) per via del minor costo rispetto alle cd “selezioni”. (Gabriele Succi – Az. Agr. Costa Archi – Castel Bolognese – Romagna)
– Come detto sopra, pur avendo fatto offerte speciali in soccorso ai rappresentati sulle linee base, ho venduto molto di più le selezioni e ad un prezzo maggiore. (Lorenzo Marotti Campi – Az. Agr. Marotti Campi – Morro d’Alba)
– Su questo non ho trovato differenze con il passato. (Luciano Ciolfi – Podere Sanlorenzo – Montalcino)
– In effetti nel momento in cui abbiamo “spinto” sui prodotti di fascia più alta, abbiamo avuto un riscontro positivo. Forse dato dal fatto che sono vini che comunque in ristorazione si trovano con un aumento del 200%. Ma abbiamo anche venduto molto vino sfuso in bag in box. (Francesco Mazzone – Az. Agr. Mazzone – Ruvo di Puglia)
– Vini Premium e Super Premium. Abbiamo chiuso in questo periodo un contratto in esclusiva per la vendita On Line del nostro Mas Balente, un vino di fascia molto alta. (Gian Nicola Carboni – Az. Agr. Carboni – Ortueri – Mandrolisai – Sardegna)
Quali credi possano essere le soluzioni per limitare i danni a livello di vendite?
– In realtà secondo me c’è poco da fare oltre a quello che già ci siamo impegnati a fare. Senza contatto diretto con il consumatore finale le vendite calano.  (Marenza Pengue – Az. Agr. Fosse degli Angeli – Sannio)
– Sicuramente in questo periodo dovremo ricorrere a una maggiore attività online (webinar, social media, ecc…) che ci permette di raggiungere direttamente i clienti.  (Martina Fiorino – Az. Agr. Bruna Grimaldi – Langhe)
– Credo che ci si debba rimboccare le maniche, non rimanere mai fermi, tentare tutte le strade possibili perché è l unico modo per venirne fuor i con poche ossa rotte.
Penso che sia essenziale essere presenti costantemente sui canali social e soprattutto essere disponibili ad accogliere clienti il sabato e la domenica. (Graziano Fontana – Az. Agr. Fontana Graziano Vini)
– Il problema è che questo tipo di eventi, causano problemi a livello economico e incertezza sul futuro. Dunque in molti si sono trovati a dover limitare le proprie spese, sia per una riduzione di potere di acquisto sia perché hanno preferito risparmiare per poter spendere in futuro.
Purtroppo il consumo del vino è ancora molto legato alla ristorazione. Una limitazione degli spazi nei ristoranti e dunque un numero ridotto di clienti, di conseguenza ridurrà i consumi, anche di vino. Un mercato ridotto, non lascerà spazio a tutti.
Non so come si possa limitare questo processo, ma di sicuro le piccole aziende non blasonate ne avranno la peggio. Personalmente non credo nella sostenibilità dell’industria del vino con il solo consumo di vino a casa, dove il consumatore in genere apre bottiglie solo in certe occasioni, se non è un appassionato. (Stefano Dorelli – Cantina Delsignore – Gattinara)
– Come già detto, creare un sistema per mantenere vivo il rapporto con la clientela diretta aziendale anche a distanza.
Ridare valore alle piccole botteghe territoriali, piccole gastronomie, supermercati di qualità che a differenza della grande distribuzione ricercano prodotti qualitativamente superiori e che in un eventuale nuovo look down continueranno a lavorare con clientela fidelizzata. (Filippo Butussi – Az. Agr. Valentino Butussi – Colli Orientali del Friuli)
– Limitare i danni e risorgere. La chiave può essere nel nostro caso visite, degustazioni e vendite dirette. Insomma dobbiamo strutturarci per l’accoglienza al turista, solo così riusciremo a vendere al giusto prezzo i nostri vini. Ci siamo resi conto che la comunicazione è fondamentale ed anche che è il nostro tallone d’Achille, infatti Giulia sta cercando di stringere una collaborazione con un fotografo che faccia delle foto professionali durante i processi produttivi e durante la stagionalità in vigna, in modo da avere materiale migliore del fai fa te per i social. Certo che… che fatica essere social, se non ce l’hai dentro è proprio un sacrificio comunicare. Quindi si ci faremo dare una mano in questo senso e dal canto mio cercherò di invitare sempre più gente in vigna, siano essi giornalisti o blogger o winelovers, poi, starà a loro eventualmente parlare di noi e dei nostri vini. (Marco Rosanda – Col del Lupo – Valdobbiadene)
– Fare conoscere il più possibile il proprio prodotto attraverso una rete commerciale che sia strutturata con agenti vogliosi di “spingere” prodotti validi che provengono da denominazioni meno conosciute o meno rinomate come la mia. Questo a mio avviso è fondamentale. (Gabriele Succi – Az. Agr. Costa Archi – Romagna)
– Fino ad oggi le soluzioni sono state efficaci, ho avuto la fortuna che da qualche anno mi ero intestardito a potenziare la rete Italia e comunque a tenere i piedi in tante staffe diverse. Non sono cose che si fanno in un secondo e tanto meno in un periodo come questo dove trovare nuovi sbocchi è dura. Si naviga giorno per giorno con un senso di grande incertezza perché il peggio non è alle spalle. La situazione che più mi deprime è quella del mercato USA. Un mercato già normalmente estremamente volatile, dove se non vai per più di 4 mesi quando torni trovi tutto cambiato. Questa pandemia protratta ha veramente stravolto lo scenario di quel mercato in maniera radicale. Il rischio per chi per 20 anni si è fatto quasi 3 mesi all’anno in quel mercato cercando di costruirlo è di veder gettati all’aria tanti sforzi con un reset quasi globale. E anche per chi non sa nemmeno dove sono gli USA, un mercato di quel potenziale fermo significa uno Tsunami di vino di ritorno impressionante del quale vedremo l’onda nei prossimi mesi.
In sostanza sono molto felice di non aver ancora chiuso l’Azienda come da previsioni di Marzo e anzi di avere il bilancio migliore di sempre perché a fronte di spese molto minori abbiamo una crescita di fatturato e di mix, ma so bene che la vera partita si gioca nei prossimi lunghi 12 mesi. (Lorenzo Marotti Campi – Az. Agr. Marotti Campi – Morro d’Alba – Marche)
– Prima cosa non svendere, nel limite del possibile aspettare. (Luciano Ciolfi – Podere Sanlorenzo – Montalcino)
– Se vogliamo aumentare la vendita diretta dei nostri vini, dobbiamo anche mettere in condizione i clienti finali di capire chi siamo e cosa facciamo. Il cliente a casa che non è mai venuto in azienda, o non ha mai assaggiato i nostri vini in un ristorante o in enoteca dove “dovrebbe” avere una spiegazione da parte dell’addetto alla  vendita sul vino, deve essere il più possibilmente informato. I social aiutano molto con video, foto, racconti, storie, recensioni dei prodotti, ad aumentare le vendite dei prodotti sconosciuti come i nostri. Sicuramente ciò che si risparmia in eventi va investito in comunicazione. Ma non basta. Per svuotare le cantine e muovere il vino, vanno sicuramente trovati canali alternativi come i bag in box. Anche per i vini premium. (Francesco Mazzone – Az. Agr. Mazzone – Ruvo di Puglia)
– Gli andamenti dei consumi sono ancora condizionati dalla percezione del rischio epidemiologico ma sempre più  dipendono dai timori per la possibile  riduzione  del reddito familiare. In questo contesto per limitare i danni  si potrebbe pensare ad una  riduzione dell’aliquota iva sul vino, considerandolo un prodotto del paniere della dieta mediterranea  e non  un bene di lusso. (Gian Nicola Carboni – Az. Agr. Carboni – Ortueri – Mandrolisai – Sardegna)
 Di certo questo periodo è servito a valutare con più attenzione le spese aziendali a partire dai troppi viaggi (almeno in parte convertibili in meeting digitali), dalle troppe manifestazioni alle quali, sovente, un’azienda è chiamata a partecipare e a tutte quegli investimenti di marketing che nel mondo del vino lasciano il tempo che trovano. Vi chiedo, però, quanto vi mancano gli eventi del vino? Che tipologie di eventi scartereste da qui in avanti e quali, invece, vorreste vi venissero proposte?
 
– Io vado in controtendenza da questo punto di vista. Nelle ultime settimane numerosi vignaioli si sono detti “felici” dell’annullamento di numerosi eventi e fiere. Riescono a vendere bene anche senza. Io anche vendo bene senza ma per me la fiera, l’evento, la degustazione resta fondamentale per la fidelizzazione del cliente. Certo i meeting online sono utili per far conoscere la filosofia aziendale ma non certo i vini e sappiamo bene che il vino, nel caso di aziende piccole e senza blasone, se non si assaggiano non si comprano. Noi da piccola realtà abbiamo sempre valutato con attenzione gli investimenti in fiere e degustazioni preferendo quelli in zone dove non siamo ancora presenti o quegli eventi, molti dei quali gratuiti o con costi contenuti, che ci hanno permesso di lavorare sulla fidelizzazione. Molto utili ci sono stati quelle fiere piccole e grandi dove, data la possibilità della vendita la manifestazione (vedi anche spese di viaggio) si è pagata alla fine in bottiglie.
Eventi da scartare? A priori io ti direi nessuno ma probabilmente scarterei quegli eventi che non mettono in primo piano il produttore, bensì l’evento stesso. (Marenza Pengue – Az. Agr. Fosse degli Angeli – Sannio)
– A me gli eventi e gli incontri mancano moltissimo: non tanto le fierone come Vinitaly, che ogni anno che passa mostra sempre più gli anni che ha compiuto e quindi la rigidità della sua formula. Mi mancano le degustazioni piccoline, quelle dove parli con la gente, dove non c’è la ressa e nessuno che grida e nessuno che si ubriaca e hai tempo di dedicarti a chi sceglie di venire a conoscere i tuoi vini. Mi mancano i ristoratori, gli enotecari e le bellissime serate organizzate nei loro locali, mi manca poter abbracciare gli amici e mi manca la convivialità che una bottiglia di vino sa generare anche fra sconosciuti. (Marilena Barbera – Cantine Barbera – Menfi – Sicilia)
– Non posso negare che gli eventi del vino mancano. Il vino è condivisione, convivialità ed esperienza. Lo storytelling è parte fondamentale nella comunicazione del vino, insieme all’aspetto umano, i volti dietro l’etichetta. Si tornerà di nuovo a far vivere il vino attraverso l’esperienza ma con un occhio più critico, volto a discernere sull’utilità di eventi/fiere in base alle esigenze aziendali.
Credo che in futuro gli eventi del vino dovranno avere come scopo primario l’educazione del cliente finale sul prodotto vino, sul fattore umano, su uno specifico territorio e le sue molteplici sfacettature piuttosto che essere indirizzati solamente al puro aspetto commerciale. Un altro aspetto che ritengo importante è l’investimento sull’incoming, l’accoglienza dei clienti in cantina, per far conoscere direttamente la realtà. (Martina Fiorino – Az. Agr. Bruna Grimaldi – Langhe)
– Mi sono mancati molto gli eventi del vino. In primo luogo, credo che gli eventi servano per incontrare i nostri clienti che, non riusciamo quasi mai ad andare a trovare, a causa della grande mole di lavoro in azienda. Poi le fiere servono sicuramente a farsi conoscere e a trovare nuovi clienti ma per me si tratta soprattutto di mantenere un rapporto con i nostri clienti con un saluto, un bicchiere di vino insieme e una stretta di mano. (Graziano Fontana – Az. Agr. Fontana Graziano Vini)
– Domanda di riserva? Intanto vedremo quali saranno gli eventi in grado di risollevarsi da questa batosta, dopodiché la valutazione per le aziende sarà complessa. Per quel che riguarda noi, il ridimensionamento delle partecipazioni ad eventi sarà radicale, ma confidiamo che gli importanti eventi settoriali rimangano un punto di riferimento. (Filippo Butussi – Az. Agr. Valentino Butussi – Colli Orientali del Friuli)
– Ho da tempo iniziato a fare una selezione degli eventi a cui partecipare. Nel 2020 avevo anche deciso di non partecipare a Vinitaly, ma di focalizzare la mia attenzione su eventi più piccoli in Italia e magari in Europa, dove incontrare appassionati e sommelier oltre che chi si occupa di comunicazione e distribuzione.
Inoltre penso che avrei potuto spendere meglio i soldi dedicati a Vinitaly, visitando gli stati in cui ho importatori e affiancandoli nella presentazione dei vini.
Tutto questo è a me molto caro. Io amo partecipare a eventi e divulgare tutto ciò che riguarda il mio territorio e i miei vini. In particolare mi piace molto incontrare nuove persone e nuovi colleghi, oltre che assaggiare tanti vini sconosciuti.
In tutto questo scarterei quelle tipologie di eventi che sembrano confezionati per allettare i produttori, con promesse di partecipazione di operatori, incontri b2b, giornalisti, ecc., ma che in realtà sono solo una fonte di guadagno per gli organizzatori. Oppure gli eventi dove si mette di tutto un po’, cibo, vino, artigianato e musica…
Mi piacerebbe partecipare a eventi che si focalizzino su un areale in particolare, oppure sul vitigno, mettendo a confronto i vini da esso prodotti.
Se il consumo nel prossimo futuro si baserà sulla vendita online e in enoteca, bisognerebbe riuscire a creare eventi che avvicinino al mondo del vino tutte le persone a cui piace bere un buon bicchiere, senza che queste debbano essere per forza intenditori e/o appassionati conoscitori e che si debbano sentire in soggezione rispetto gli esperti. Questi eventi potrebbero essere l’occasione per trasmettere il concetto che il vino non è una bevanda qualsiasi per far capire il valore del contenuto della bottiglia, oltre che come bere il vino: abbinamento, temperatura, bicchiere, ecc… tutte cose di cui si parla poco anche nei corsi per sommelier. (Stefano Dorelli – Cantina Delsignore – Gattinara)
– Una delle nostre mancanze è sempre stata la poca presenza alle fiere ma la totale assenza è stata un duro colpo ma più a livello emotivo che economico. Mi spiego, quando ti prepari ad andare ad una fiera hai la speranza di conoscere, trovare qualche sbocco alle vendite ma è anche un momento di confronto con colleghi, spesso una delle poche uscite veramente sociali che ha un vignaiolo, quindi si è stata una dura botta. A livello economico non c’è stato risparmio perché come ad esempio il Vinitaly era già stata pagata la quota di partecipazione.
Nel futuro credo scarterò anche il Vinitaly, non lo vedo più un evento da piccole realtà. Mi dedicherò più ad eventi con più alta empatia e calore umano come il Mercato dei vini ed affini.
Mi piacerebbe mi venissero proposte delle masterclass. Adoro il confronto diretto e trovarmi davanti ad amanti del vino e parlarne mi piacerebbe molto più che i formalismi stretti di certe fiere.  (Marco Rosanda – Col del Lupo – Valdobbiadene)
– A me gli eventi del vino mancano poco, faccio questo mestiere da oltre 15 anni e ho visto nel tempo che non portano mai (o quasi mai) a intrecci di “affari” che valgano il tempo che occorre nella partecipazione e le spese che si effettuano per partecipare.
Io sono un po’ “orso” mi si vede poco in giro, non vado a meeting, non vado a riunioni, non vado ad incontri. Preferisco dedicare il mio tempo a stare in vigna e a lavorare sulla “carta” (la burocrazia purtroppo porta via un sacco di tempo); il resto lo dedico alla famiglia e a qualche cena con amici dove, ovviamente, ci si trova per assaggiare vini (di tutte le levature). (Gabriele Succi – Az. Agr. Costa Archi – Romagna)
– Sempre fatte poche e quelle poche ho sempre pensato di farle mirate, forse non sempre lo erano.  Spesso partecipi ad eventi per far contento l’amico che li ha organizzati ma già sai che hanno poco senso. (Luciano Ciolfi – Podere Sanlorenzo – Montalcino)
I viaggi per me che stavo 130 giorni all’anno all’estero sono sempre stati un aspetto fondamentale di questo lavoro. Sicuramente una spesa e sicuramente ti portano lontano dalla famiglia per troppo tempo, ma avere il privilegio di vedere il Mondo è per me l’aspetto più inalienabile di questo mestiere. Gli eventi non li disdegno ma la proposta era veramente eccessiva, il fatto è che con il proliferale incontrollato del numero di cantine si è verificato un proliferare incontrollato di persone che vivono di eventi maggiori e minori attorno al pianeta vino. C’è da dire che non sono obbligatori e anche quel mercato si regolerà da solo. Oggi il non poter viaggiare non ha influenzato molto il mercato perché non viaggiando nessuno è pari e patta. Quando si riapriranno le porte forse si girerà un po’ meno, ma la presenza fisica non sarà sostituita da webinar che tra l’altro detesto tanto che ho accuratamente cercato di dribblare i numerosi tasting online. (Lorenzo Marotti Campi – Az. Agr. Marotti Campi – Morro d’Alba – Marche)
– Gli eventi del vino sono la nostra vita e la nostra motivazione. Ci ritroviamo con i produttori, con gli amici, con i giornalisti. Sono un grande momento di confronto e di relazione. Per questo ci mancano. Ma oggi ancora di più, privilegeremo eventi dove avremo un ritorno, non solo economico, ma di crescita dell’immagine aziendale. Gli eventi destinati ad aumentare la notorietà solo di chi li organizza non fanno per noi e per tanti come noi. Dedicheremo più tempo agli eventi dove possiamo parlare dei nostri vini e delle nostre storie. Il mercato della FIVI (che non si farà) forse ne è l’esempio. Il Vinitaly assolutamente no.  (Francesco Mazzone – Az. Agr. Mazzone – Ruvo di Puglia)
– Credo  che sia necessario  un progetto di rilancio e sostegno del settore per far fronte ad un tempo straordinario. Ripensare a nuovi modelli di eventi funzionali alla ripresa.
Siamo propensi a eventi chiusi al pubblico dove vengono invitati giornalisti, influencer, blogger e operatori del settore specializzati. (Gian Nicola Carboni – Az. Agr. Carboni – Ortueri – Mandrolisai – Sardegna)
 L’enoturismo ha subito un grande colpo e ha dimostrato, ahimé, in molte regioni quanto l’estero conti non solo in termini di export ma anche e soprattutto (per alcuni) per la vendita diretta in cantina (o ordini spediti successivamente agli enoturisti). In che misura quantifichereste la perdita in questi termini?
– Drammatica, soprattutto per chi come me vive e lavora in regioni (come la Sicilia) dove praticamente si arriva solo in aereo. Dopo il lockdown i già scarsi e costosi voli sono diventati ancora più scarsi e ancora più costosi.
Ma questo è un problema che trascende il coronavirus: manca una politica dei trasporti in Sicilia, manca una reale volontà di risolvere il problema della nostra marginalità geografica, al governo nazionale non importa un fico secco degli imprenditori siciliani né del popolo siciliano e si ricorda di noi solo la settimana prima delle elezioni.
La verità è che per noi spostarci è vitale per poter lavorare, e per l’enoturismo è vitale che i turisti abbiano collegamenti frequenti e comodi, ma nulla di tutto questo è evidentemente una priorità per chi ha responsabilità politiche. Un esempio? Per andare in treno da Trapani a Siracusa (365 km) occorrono fra le 11 e le 16 ore. Che enoturismo puoi fare in queste condizioni?  (Marilena Barbera – Cantine Barbera – Menfi – Sicilia)
– Ah beh… in questo caso non posso darti una risposta purtroppo. Viviamo come già ti dicevo in una zona dove il turismo è poco sviluppato e dall’estero vediamo solo i parenti emigrati che vengono a farsi le vacanze nella casetta in campagna. Il luogo in cui risiede la cantina fa da questo punto di vista una differenza enorme e noi siamo nel posto sbagliato.  (Marenza Pengue – Az. Agr. Fosse degli Angeli – Sannio)
– Circa 10%. Le Langhe sono ormai diventate meta turistica per milioni di persone provenienti da ogni parte del mondo per la forte cultura enogastronomica e il riconoscimento del patrimonio Unesco. Da qualche anno siamo dunque abituati a un turismo che si sviluppa lungo tutto l’anno, con una maggiore concentrazione durante i mesi autunnali. Il 2020 ha visto un turismo diverso, di breve durata e concentrato nei mesi estivi, con una minima presenza straniera.  (Martina Fiorino – Az. Agr. Bruna Grimaldi – Langhe)
– In questi termini direi che un 10% delle mie vendite dirette sono andate perse, soprattutto per quanto riguarda i clienti dalla Germania che venivano in Italia in vacanza sul Lago di Garda.  (Graziano Fontana – Az. Agr. Fontana Graziano Vini)
– Caro Saverio, qui siamo in Friuli! Territorio sconosciuto a molti, soprattutto agli stranieri ed in realtà quest’ anno l’afflusso turistico legato al enoturismo… e ti parlo della nostra azienda, (sai che abbiamo 12 camere)… ha segnato un più 40% quindi ci possiamo ritenere ampiamente soddisfatti. (Filippo Butussi – Az. Agr. Valentino Butussi – Colli Orientali del Friuli)
– Eseguendo tutti i lavori aziendali personalmente, il tempo è sempre molto limitante e per questo non ho mai investito più di tanto nell’enoturismo e per quel che mi riguarda, a parte gli acquisti che avvengono dopo la visita in cantina, difficilmente ho ricevuto richieste di spedizione alle stesse persone.
Svolgo visite con degustazione solo su prenotazione, anche la domenica (non sempre e forse sono l’unico a Gattinara). Devo dire che con il crescente interesse sulle nostre doc, è cresciuta anche la richiesta di visite in cantina (una buona parte si concentrano purtroppo in periodo di vendemmia… il che per noi piccoli è un po’ impossibile da gestire). Percui negli ultimi anni il visitatore è più interessato a comprare e questa attività è diventata più interessante economicamente per l’azienda. (Stefano Dorelli – Cantina Delsignore – Gattinara)
– Ho già toccato l’argomento enoturismo indirettamente. Noi abbiamo perso moltissimo, più del 90% ma credo come tutti ma la nostra risposta sarà il restauro del casolare che hai visto in vigna, ho già le autorizzazioni in mano e breve cominceremo i lavori. Sarà dura, molto dura ma ci crediamo.  (Marco Rosanda – Col del Lupo – Valdobbiadene)
– Come sai, faccio parte di una denominazione bistrattata e ai più sconosciuta o, per meglio dire, “conosciuta male”, quindi ho avuto pochissime perdite in termini di turisti avventori. La Romagna ha possibilità enormi con amplissimi margini di miglioramento, sta ai produttori far emergere queste possibilità e concretizzarle. Purtroppo in giro, vedo che c’è sempre un avanzare a “tentoni” senza focalizzarsi su prodotti che veramente possano far emergere il territorio. (Gabriele Succi – Az. Agr. Costa Archi – Romagna)
– Penso di aver perso ca. il 90%. (Luciano Ciolfi – Podere Sanlorenzo – Montalcino)
– Le Marche in questo caso sono state in controtendenza, non abbiamo vai avuto flussi importanti di turismo straniero , nel nostro agriturismo a fronte delle tante disdette di Olandesi e Tedeschi abbiamo avuto il pienone di Italiani. Così in tutta la regione, un pubblico medio alto che ha girato, ha speso, più educato e curioso dello straniero medio. Quindi nel nostro negozio aziendale nei mesi estivi abbiamo fatto un +30%. Così è stato per molti colleghi che ho sentito. (Lorenzo Marotti Campi – Az. Agr. Marotti Campi – Morro d’Alba – Marche)
– Abbiamo forse perso l’80% dei visitatori in cantina tra gli eventi del Movimento Turismo del Vino e i gruppi esteri inviati dai tour operator con i quali siamo affiliati. Stiamo comunque facendo visite sporadiche con piccoli gruppi di max 4 persone anche esteri. Ma non basta: per noi da 3 anni l’enoturismo è diventato un ramo importante dell’azienda con crescite negli anni esponenziali. Fin quando, però, non verrà approvata la legge sull’enoturismo, non avremo la possibilità di spingere questo settore che da grandi soddisfazioni tra vendite e crescita del brand.  (Francesco Mazzone – Az. Agr. Mazzone – Ruvo di Puglia)
– Nella nostra realtà territoriale è scarsamente sviluppato l’enoturismo. Stiamo comunque lavorando con dei nuovi investimenti, organizzandoci con degli spazi e servizi. Siamo convinti che non basta degustare del Vino per coinvolgere l’enoturista.  (Gian Nicola Carboni – Az. Agr. Carboni – Ortueri – Mandrolisai – Sardegna)
Non mi resta che ringraziare nuovamente i produttori che hanno aderito a questa mia iniziativa confidando che la nostra Italia possa dismettere i colori giallo, arancione e rosso con la velocità con la quale le vigne perdono le foglie di quegli stessi cromatismi tra l’autunno e l’inverno. Noi amanti del vino, invece, dovremmo cercare di colorare le nostre giornate di tutti i colori del vino cercando di sostenere una filiera che senza export e senza ristorazione può contare quasi esclusivamente sulla piccola grande forza di quei privati che, se uniti, possono rendere meno dura questa situazione per le cantine italiane.
F.S.R.
#WineIsSharing

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