Anche se non amo essere chiamato Wine Influencer mi fa sempre piacere poter dire – ancora una volta – la mia riguardo la comunicazione del vino odierna con particolare riferimento a ciò che sta avvenendo sui social.
Eppure, raramente mi capita di essere messo nelle condizioni di dire tutto quasi fossi io stesso a farmi delle domande allo specchio. E’ proprio questo ciò che è capitato con la giornalista Stefania Leo che, pur cerando di andare a fondo in modo pungente ed acuto nei meandri della comunicazione enoica sui social media, mi ha permesso di esprimere una serie di pareri nitidi e sinceri sul tema.
Nel ringraziarla vi riporto un estratto dell’intervista invitandovi a leggerla integralmente su: https://www.linkiesta.it/francesco-saverio-russo-il-mondo-del-vino.
Un altro modo di comunicare il vino
Francesco Saverio Russo ama definirsi un viaggiatore di territori, una persona appassionata di agronomia e di ampelografia ancor prima che un degustatore, «divenuto esperto solo grazie alle migliaia di occasioni in cui mi sono ritrovato un vino diverso nel calice. Provo a raccontare il vino partendo dalla terra, passando per le storie di chi la calca ogni giorno, per poi arrivare all’identità del liquido che ho la fortuna di assaggiare». Che differenza c’è con le altre figure? «A questa domanda dovrebbero rispondere i vignaioli… Io posso solo dire che vorrei vederne di più in giro per vigne, magari non solo per far finta di vendemmiare per qualche ora o per fare qualche “bello” scatto mentre lanciano il vino per aria…».
Investimenti mirati contro l’incertezza
In un momento di grande fragilità economica e scenari poco rassicuranti, sembra che il mondo del vino stia investendo in comunicazione e visibilità anche attraverso i propri profili social e degustazioni digitali. Eppure secondo Russo bisogna andarci piano. «Per quanto possa sembrare strano detto da chi ha fatto dei social il proprio principale veicolo comunicativo, credo che l’esposizione mediatica di alcune realtà sia addirittura esagerata e che ogni scelta del fare e del non fare, sul web – in cui tutto resta per sempre una volta pubblicato – come in vigna e in cantina, andrebbe ponderata con grande lucidità e con obiettivi chiari». Il primo obiettivo deve essere consolidare e difendere la reputazione, rimanendo presenti sui social, ma mantenendo il pieno controllo della propria comunicazione aziendale. «Ecco perché consiglio di affidarsi a professionisti della comunicazione, delle PR e del social media marketing per avere una visibilità di qualità, che elevi il valore percepito del proprio lavoro e della propria realtà, insieme a quello dei propri vini».
Una comunicazione “di corpo”
Non è un mistero che il ruolo delle donne nel mondo del vino sia ancora oggi troppo marginale. Troppe discriminazioni. Molto scetticismo sulla reale preparazione delle comunicatrici e delle sommelier. «Il mondo del vino è stato considerato per decenni maschilista, ma è palese che negli ultimi lustri le Donne, quelle con la D maiuscola, abbiano dimostrato di poter competere ad ogni livello con i colleghi produttori. Alcune delle realtà che ammiro di più sono guidate da Donne e sempre più spesso mi ritrovo a scrivere di virtuose vignaiole e capaci enologhe. Io non credo che sia una questione di genere. Per di più in termini di comunicazione sono, spesso, molto più forti degli uomini».
Il resto come già detto lo potrete trovare su: www.linkiesta.it.
Ringrazio Stefania Leo per aver rimesso in ordine in maniera fedele e rispettosa i miei pensieri e le mie opinioni riguardo i temi che abbiamo affrontato durante la nostra chiacchierata virtuale.
La mia speranza è – come sempre – quella di vedere i nuovi e appassionati comunicatori del vino approcciare questo mondo in maniera più profonda e meno superficiale, con mire diverse dal mero ritorno economico subitaneo legato alla promozione e all’esposizione mediatica e con modus operandi lontani dal sempre più imperante do ut des.
Io credo molto nella passione, nella curiosità ma anche nella professionalità e nella voglia di mettersi in gioco che i/le giovani enologi/he, sommelier e addetti/e ai lavori possono condividere ed esprimere tramite i social e, a giudicare dalle decine di messaggi ricevuti dopo la pubblicazione del mio ultimo articolo sul tema e ancor più dopo questa intervista, sono certo che l’etica sia più diffusa di quanto si pensi. Il “problema” è che chi comunica eticamente e in maniera rispettosa fa meno rumore di altri e impiega molto di più per ottenere risultati ma quando molti di questi neo eno-comunicatori emergeranno la coerenza li premierà.
F.S.R.
#WineIsSharing
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