Se c’è un settore che ha visto crescere la propria importanza in tempi di pandemia, sia in termini di numeri che di notorietà, quello è, senza tema di smentita, il delivery.
Eravamo già abituati alle consegne a domicilio nel comparto “food”, ma meno ad usufruire di questa tipologia di servizio per i nostri ordini enoici. Da qualche anno, però, molti italiani hanno scoperto di poter ordinare il proprio vino dal proprio smartphone e vederselo recapitare a casa a temperatura entro 30 minuti grazie all’azienda che ha rivoluzionato il mondo del commercio del vino in Italia: Winelivery.
E’ proprio per comprendere l’impatto del covid-19 sull’attività della App italiana leader in questo settore che ho voluto intervistare il fondatore e CEO di Winelivery Francesco Magro.
-Cos’è Winelivery?
Winelivery è l’App per bere! Uno strumento che ti permette di avere tra le mani centinaia di vini e drink pronti per essere consegnati in meno di 30 minuti e alla temperatura di degustazione.
– Quali sono le difficoltà riscontrate inizialmente per un App dedicata al vino e al beverage, comparandole a quelle di un’App dedicata al food delivery?
Possiamo affermare di essere i pionieri della drink delivery in Italia e questo comporta onori, ma soprattutto oneri. La sfida più grande che abbiamo dovuto affrontare è stata la creazione del mercato: abbiamo lanciato il servizio nel 2016, quando anche la food delivery era agli inizi in Italia, forse il mercato non era ancora del tutto pronto ad un servizio come quello di Winelivery. Possiamo dire che quando abbiamo iniziato la la popolazione non era abituata ad ordinare da mangiare con un app, figurati da bere! Oltre a raccontare del nostro brand abbiamo dovuto fare educazione sul servizio che prima non c’era.
-Come ha influito la Pandemia sulla vostra attività?
L’attuale situazione socio-economica ha dato una forte spinta in accelerazione nell’adozione di servizi di delivery, anche Winelivery ha quindi visto un importante incremento della sua base utente che, grazie alla qualità del servizio offerto, è stata fidelizzata. Il primo lockdown è stato pertanto un momento di grande accelerazione delle acquisizioni di nuovi clienti che poi, provando il servizio in quella particolare situazione, hanno continuato a utilizzarlo anche dopo. Questo effetto ci ha portato a crescere oltre le nostre previsioni: oggi Winelivery possiede un tasso di penetrazione dell’app sulla popolazione italiana superiore all’1.2%, grazie alle oltre 700 mila app scaricate!
-Dove si può utilizzare Winelivery?
Winelivery è attiva con il suo servizio in 30 minuti e a temperatura in oltre 60 città dello Stivale. Si può ordinare da Bolzano a Siracusa: praticamente ci siamo in tutte le città medio-grandi d’italia. Inoltre, dove non è ancora attivo il servizio express possiamo comunque servire il consumatore con quella che noi definiamo la modalità e-commerce, dove le bottiglie vengono spedite via corriere in 2 o 3 giorni lavorativi.
-Come può, una piccola o media cantina italiana, essere presente nel vostro catalogo?
Per poter essere presenti sul nostro catalogo è necessario fare un primo incontro con il nostro team di selezione prodotti che, oltre ad illustrare le varie modalità di accesso alla piattaforma, valuterà la cantina sulla base del prodotto poiché, per quanto riguarda i vini, abbiamo degli slot definiti che ci permettono di valorizzare ogni singolo prodotto senza il rischio di cannibalizzazione. La presenza su Winelivery è molto esclusiva e permette di accedere non solo alla distribuzione nazionale, ma anche ad attività di comunicazione volte ad incrementare il valore percepito di ogni singola bottiglia.
-Chi si occupa della selezione delle vostre referenze?
Abbiamo un team composto da 3 persone che si occupa della selezione delle cantine, del tasting e quindi della scelta dei prodotti da mettere a catalogo. Questo team è composto da due sommelier ed un enologo.
-Quali sono i vini più richiesti su Winelivery?
Iniziamo con la suddivisione macro, il 36,1% delle bottiglie di vino vendute era di vino rosso, seguito da un 34,8% di vino bianco e 21,9% di bollicine (metodo classico e charmat esclusi gli champagne). Le restanti bottiglie sono state per un 3,7% di Rosé, 2,9% Champagne e 0,6% di vini dolci.
Sul podio, per numero di bottiglie vendute, al primo posto troviamo il Prosecco, seguito dalla Franciacorta e dallo Chardonnay in quarta posizione un altro bianco, la Falanghina. Il primo rosso in classifica è l’Aglianico del Vulture.
– Avete mai pensato a particolari selezioni a supporto del tessuto delle piccole e medie aziende vitivinicole italiane in questo periodo di crisi dovuto alla pandemia?
E’ una cosa che ci sarebbe piaciuto fare, ma in un periodo intenso come quello appena trascorso, in cui abbiamo lavorato molto per, da un lato star dietro alla richiesta crescente nelle città in cui eravamo già presenti e dell’altro sull’apertura di decine di nuove città con il servizio express facendo fronte ad importanti difficoltà logistiche, sarebbe stato impensabile lavorare su un ulteriore progetto per portare a bordo nuove cantine di piccola e media entità.
-Quali sono i vostri “progetti per il futuro”?
A dicembre 2020 si è concluso anche l’ultimo aumento di capitale dell’azienda che ha portato nelle casse di Winelivery gli investimenti necessari per realizzare gli ambiziosi piani per il prossimo futuro. Infatti, gli investimenti raccolti, anche grazie alla fiducia dei già soci come Gellify Digital Investments, serviranno per sviluppare il nuovo concept di Winelivery: un winebar con delivery, che ci permetterà di consolidare la nostra presenza in Italia allargando il servizio anche alle città meno densamente popolate dove il servizio di puro delivery non sarebbe autosussistente.
Ringrazio Francesco Magro e lo staff di Winelivery per la disponibilità nella speranza – non me ne vorranno – di veder continuare a crescere la loro attività a prescindere dal covid-19, con la possibilità di svolgere un ruolo fondamentale nel rilancio del mercato del vino di qualità nel post-pandemia.
Credo fortemente che il delivery possa essere un servizio aggiuntivo importante, specie in città, e che possa affiancarsi e aggiungersi all’acquisto in enoteca e in cantina in modo positivo e aumentando una sana competizione interna al mercato del vino conteporaneo.
F.S.R.
#WineIsSharing
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