Nasce “Resistenti”! Una rete di cantine fautrici dei vitigni resistenti (PIWI) capitanata dall’enologo Nicola Biasi

Torno a parlare di vitigni resistenti dei quali ho scritto in tempi non sospetti e ho sempre continuato a seguire le evoluzioni con alcune remore ma con una crescente curiosità, alimentata dalla speranza che questa particolare categoria di varietali potesse dare origine a vini di grande interesse organolettico. Torno a parlarne perché a Merano ho recentemente incontrato un giovane ma ormai affermato enologo che si è fatto capifila dei fautori dei PIWI utilizzandoli, prima, per il suo vino, prima, e, poi, creando attorno ad essi un’associazione denominata: Resistenti. Parlo di Nicola Biasi ed è proprio a lui che ho rivolto alcune domande riguardo i vitigni resistenti e la sua neonata rete di impresa fra produttori italiani.
Resistenti vitigni piwi associazione

– Ciao Nicola, prima di entrare nel merito della tua passione e della continua ricerca che stai svolgendo sui PIWI, potresti presentarti ai lettori di WineBlogRoll.com?
Certo! Sono cresciuto nel cuore del Collio nell’azienda dove mio padre era direttore ed enologo. Dopo la scuola superiore di enologia a Cividale del Friuli ho lavorato per Jermann e poi per cinque da Zuani di Patrizia Felluga. Nel 2006 volo in Australia e dopo la vendemmia li lavoro per 6 mesi alla Marchesi Mazzei in Chianti Classico. Riparto per il Sud Africa e durante il mio lavoro da Buchard Finlayson ricevo la chiamata per San Polo a Montalcino.
Rientro e comincio il mio nuovo lavoro per la famiglia Allegrini nella patria del Brunello.
Dopo un anno mi viene affidata anche la direzione enologica di Poggio al Tesoro a Bolgheri e divento amministratore delegato di San Polo. Dopo quasi nove anni lascio per intraprendere l’attività di enologo consulente nel 2016. Nel 2012 però avevo piantato 1.000mq sulle Dolomiti trentine. Nel 2020 fondo la Nicola Biasi Consulting.
enologo nicola biasi
– Dalla nascita del tuo progetto Vin de la Neu hai dedicato molto del tuo tempo alle varietà resistenti. Cosa sono nello specifico?
Sono vitigni come quelli classici ma hanno una peculiarità importante: un’alta, a volte altissima, tolleranza alle malattie fungine. Per questo vengono chiamati VITIGNI RESISTENTI. Nascono da incroci fatti per impollinazioni unendo un vitigno europeo con uno asiatico o americano (da quest’ultimi arriva la resistenza).
– Cosa ti ha spinto a credere e investire in queste varietà?
Due i motivi principali: hanno un potenziale enologico davvero alto. Se piantati nel posto giusto, allevati nel modo corretto e vinificati al meglio possono creare grandi vini. Naturalmente non c’è una regola che vale per tutti “i vitigni resistenti” ma ognuno performa meglio in un luogo diverso e vinificato in modo specifico. Oltre ad una viticoltura di precisione serve un’enologia di precisione. Un Bronner non può essere vinificato come uno Chardonnay e nemmeno come uno Johanniter tanto per capirci. E, mi ripeto, è fondamentale piantarli nel posto giusto.
Il secondo motivo è la sostenibilità. Ad oggi sono l’unica risposta concreta e legale per ridurre l’inquinamento che la viticoltura crea in determinati areali.
Credo sia dovere di tutti i produttori e degli enologi cercare di fare qualcosa per il nostro mondo.
Inoltre, bisognava sfatare l’errata convinzione comune che non si potessero fare vini buoni da questi vitigni!
vigne neve vitigni resistenti
– Quali credi saranno le prospettive di queste varietà in Italia e nel mondo?
Si diffonderanno sempre più.
Oltre “all’arma” della reale sostenibilità, argomento sempre più importante, c’è un altro valore aggiunto di queste nuove varietà: i vini hanno gusti nuovi.
Il consumatore, i wine lovers e gli addetti ai lavori sono sempre più preparati e alla ricerca di qualcosa di diverso purché di qualità. Vini puliti ed eleganti ma con sapori nuovi possono essere di grande impatto sul mercato.
– Negli ultimi mesi hai dato forma alla rete dei vignaioli “Resistenti NICOLA BIASI”, legati dalla fiducia nelle varietà PIWI. Di cosa si tratta?
Siamo sei aziende che hanno in comune la coltivazione dei vitigni resistenti e la mia guida enologica. Vogliamo produrre vini di qualità, etici e dalla grande sostenibilità ambientale.
Crediamo fortemente che oggi i vitigni resistenti siano la miglior risposta per unire i nostri ideali ma non ci chiudiamo. Restiamo aperti e faremo direttamente o in collaborazione con enti e università per trovare strade sempre migliori.
Le aziende provengo da Friuli, Veneto e Trentino e, altra cosa interessante, i nostri vigneti vanno da quasi 0 metri sul livello del mare a quasi mille.
Albafiorita, Della Casa, Colle Regina, Ca’Apollonio, Poggio Pagnan e Vin de la Neu sono queste le aziende che hanno fondato la RESISTENTI NICOLA BIASI.
resistenti
– Perché un consumatore dovrebbe avvicinarsi ai vini prodotti con varietà PIWI?
Perché no?!?
Hanno una sostenibilità ambientale realmente dimostrabile (stiamo mettendo a confronto in una delle nostre aziende la differenza in termini di carbon footprint e water footprint tra resistenti e non) e i vini sono buoni e stanno ricevendo riconoscimenti sempre più importanti.
Poi, come detto prima, hanno gusti nuovi.
Oggi sono poco conosciuti ma se, mettendo prima il territorio del vitigno (come andrebbe fatto sempre), li comunichiamo bene saranno vincenti.
– Quali credi siano i vitigni resistenti sui quali puntare maggiormente?
Soreli, Sauvignon kretos, Souvignier Gries, johanniter e bronner tra i bianchi. I rossi si dice che siano un passo indietro ma secondo me il motivo è che spesso sono piantati in zone troppo fredde. Il Cabernet Cortis da già ottimi risultati come i cloni dell’Università di Udine.
Grandi potenzialità si vedono dalle microvinificazioni di Rauscedo con i figli di Pinot Nero e da quelle della Fondazione Mach provenienti da Teroldego.
vitigni resistenti dove impiantare
Ringrazio Nicola per la disponibilità e per aver approfondito alcuni aspetti dei vitigni resistenti e della sua nuova rete di produttori della quale ho già avuto modo di assaggiare alcuni interessanti vini che non mancherò di seguire nella loro evoluzione al fine di raccontarvi in maniera più concreta le mie impressioni a riguardo, dalla vigna al bicchiere. 
F.S.R.
#WineIsSharing

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