Quest’anno il calcio (non nascondo di non essere un grande appassionato di questo sport, avendo fatto altro nella mia umile carriera sportiva) è entrato, come si suol dire, “a gamba tesa” (ma senza provocare alcun infortunio!) nella mia vita enoica, portandomi a conoscere alcune realtà capitanate da ex esponenti dello sport più amato dagli italiani.
In realtà, la cantina di cui vi parlerò oggi mi è nota già da qualche anno e più precisamente dalla sua prima annata prodotta dai vigneti impiantati nel 2014.
Parlo de “Le Vigne di Silvia”, azienda vitivinicola creata da Silvia Fuselli, ex giocatrice della nazionale italiana che dal campo da calcio è passata a quello in cui crescono le sue viti, seguendo le orme della sua famiglia, venuta a Bolgheri negli anni ’50, dalle mie Marche, per coltivare queste terre all’epoca dedite per lo più ad altre forme di agricoltura.

Una piccola azienda (ca. 5ha vitati), portata avanti con passione e dedizione assieme alla sorella Stefania (agronoma e sommelier, nonché anima energica e spigliata dell’azienda che può puntare molto anche sull’enoturismo), alla mamma Lavinia (ottima cuoca e fulcro dell’intera famiglia) e al padre Carlo (agricoltore “da sempre” e saggio conoscitore del territorio), con l’idea di produrre vini di qualità da viticoltura rigorosamente biologica, sin dal principio.

Dopo aver avuto modo di assaggiare i suoi vini “a distanza” per via del covid, mi ero ripromesso di andarla a trovare quanto prima per poter approfondire le dinamiche agronomiche ed enologiche dell’azienda, ma ciò in cui mi imbatto è qualcosa di ancor più emozionante. Una giornata speciale, in cui Silvia torna per qualche ora a vestire idealmente la maglia di calciatrice con attorno alcune delle più importanti giocatrici italiane, pronte per partire alla volta dell’Inghilterra dove si terrà dal 6 al 31 luglio 2022 l’Europeo di calcio femminile.
Un’occasione per comprendere da dove arrivano le più grandi passioni di Silvia: quella del calcio, vedendola parlare con ex compagne e giovani giocatrici che hanno fatto, fanno e faranno la storia del calcio femminile italiano; quella del vino, confrontandomi con lei e con suo padre sullo stato dell’arte dell’azienda e dei vigneti, sulle radici fieramente contadine della sua famiglia e gli obiettivi futuri di una piccola realtà in continuo divenire.

E’ così che mi ritrovo ad assaggiare le nuove annate dei vini de Le Vigne di Silvia, mentre vengono presentate e consegnate in anteprima l’edizione limitata del suo Vermentino Bolgheri Doc “Giochessa” con due etichette speciali dedicate a due simboli della Nazionale Azzurra: Sara Gama e Cristiana Girelli, fautrici e testimoni di un’epoca di grande cambiamento per lo sport al femminile e, in particolare per il calcio femminile che proprio ieri è stato, finalmente, riconosciuto come professionistico.


Non vi nego di essermi sentito fuori posto per un po’, ma il vino è condivisione e quando si incontrano persone forti delle proprie grandi passioni, pronte a lottare per raggiungere, ogni giorno, i propri obiettivi, alzando sempre l’asticella, non è poi così complesso entrare in sintonia mostrando quanto anche il “nostro” mondo sia intriso di questi valori.
Tra un momento di commozione e un aneddoto calcistico, riesco comunque a farmi un’idea concreta delle nuove annate di Silvia e la percezione è quella di un’ulteriore salto in avanti in termini di personalità:



Giochessa Bolgheri Doc Vermentino 2021: nitido nel varietale, senza eccessi o note fuorvianti. Fresco nel frutto e nel fiore, fine nelle lievi tonalità erbacee, balsamicità appena accennata. Sorso energico, agile nel dribblare la noia e sapido nell’affondo.
Artemio Bolgheri Rosso Doc 2020: un blend di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc giocato sulla freschezza del frutto e su note piraziniche ben dosate e domate e una spezia, non troppo dolce, che intriga. Sorso ampio in ingresso, capace di buona distensione, con un allungo saporito e un tannino che la tocca piano.
Itinerante Toscana Igt Cabernet Franc 2019: un vino che ricalca la mia propensione sempre maggiore verso le espressioni del Cabernet Franc a Bolgheri come miglior soluzione per i vini di punta, in quanto in varietà in grado (se ben gestita e interpretata) di portare nel calice vini che bypassino l’opulenza e gli eccessi calorico-strutturali in favore di maggior freschezza, dinamica e sapore, mantenendo forte l’aderenza territoriale. Una versione, questa, in divenire nell’integrazione del legno ma già armonica nelle sue componenti materiche e acide. Frutto, fiore, spezia, lievi note vegetali e folate mentolate fanno da preambolo a un sorso fiero, pieno ma non troppo, dall’incedere forte e sicuro, tonico nel muscolo e longilineo nella postura. Nessun blocco tannico e grande ematicità in chiusura.

A prescindere dal suo passato, credo che Silvia possa accodarsi all’ingresso nel professionismo delle sue amiche calciatrici, ritenendosi una vera vignaiola “professionista”, come si evince dalla dedizione con la quale affronta ogni stagione, di giornata in giornata, fino ad arrivare alla finale… la vendemmia… in cui ci si gioca tutto senza rivincita, se non a distanza di 12 mesi. Sono certo che lei, la sua famiglia e i suoi vigneti (che raggiungeranno pian piano la piena maturità) faranno molto parlare di questa piccola realtà bolgherese per capacità interpretativa, per umiltà espositiva e per il lavoro che stanno svolgendo con una passione contagiosa.
F.S.R.
#WineIsSharing
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