Il Vino chimico senza uva: una baggianata o un pericolo reale?

Da Wineblogger “modello” la prima
cosa che faccio ogni mattina è un po’ quello che si faceva una volta
al bar con i giornali in carta ed inchiostro, ovvero inizio a passare
in rassegna tutti gli articoli del giorno che trattino di Vino, ma
non potrei mai basarmi solo sulla stampa italiana, che purtroppo non
dedica molto spazio ad un argomento così radicato nella nostra
cultura, ma, al contempo, così snobbato dai media generalisti.
E’ pur vero, però, che a volte la
stampa internazionale tratti il Vino con un approccio decisamente
diverso da quello che desidererei.
Detto questo, giorni fa la notizia più
discussa a livello internazionale riguardo il tema Vino è stata
quella relativa alla presenta “scoperta” di due enologi di San
Francisco, che sarebbero in grado di trasformare l’acqua in vino, si
proprio come il Messia! Beh, c’è da dire che qui più che di
miracolo si tratti di chimica, in quanto la tecnica usata dai
ricercatori è decisamente complessa, anche se l’effettiva
trasformazione sembra essere davvero rapida.
vino in laboratorio
Il processo permetterebbe di ottenere
vino sintetico in appena 15 minuti, mescolando acqua, etanolo e vari
additivi alimentari che riescono a replicare le caratteristiche
organolettiche del Vino vero.
Mardonn Chua e Alec Lee, questo il nome
degli inventori, raccontano di avere avuto l’idea dopo avere visto
la bottiglia di un pregiato Chardonnay in un’enoteca in California,
e si sono resi conto che non avrebbero mai potuto permettersela in
quanto troppo cara per le proprie tasche. Da quel giorno la loro
mission è stata quella di trovare un modo per creare un vino
pregiato a portata di tutti ed hanno trovato le loro risposte nella
chimica.
Invece che partire dall’uva, come
natura e logica vorrebbero, i due simpaticoni hanno pensato bene di
tenere la materia prima principale del Vino ben alla larga dal loro
processo, partendo invece dall’etanolo, in quanto è il componente
principale delle bevande alcoliche assieme all’acqua, per poi
aggiungere additivi, ad esempio etile esaonato per dare un sapore
fruttato. Gli additivi sono aggiunti partendo da analisi chimiche del
vino originale (tramite gascromatografo ed altri strumenti), per poi
cercare di riprodurli artificialmente. La ricetta media prevede 85%
di acqua, 13% di etanolo e 2% di additivi vari.
Diciamo che i primi tentativi hanno
dato risultati pessimi, ma che piano piano i ragazzi sembrano aver
trovato la “soluzione”, in tutti i sensi, per creare qualcosa di
simile al Vino, prendendo come riferimento proprio un Vino italiano,
il Moscato d’Asti… te pareva?!? Non potevano imitare un Vino
francese
?
I due ricercatori hanno già aperto una
società il cui motto è “creare i vini molecola per molecola“, e
i loro prodotti sono dichiaratamente repliche di vini pregiati. Ciò
che mi chiedo è come sia possibile che questo venga permesso e come
mai le autorità che dovrebbero tutelare i diritti e l’immagine del
Vino italiano, e non solo, non si oppongano a qualcosa di palesemente
illegale o quanto meno truffaldino?
La paura ora non è tanto quella che il
Vino chimico o sintetico possa scalzare il vero Vino dagli scaffali,
anzi, l’auspicio è che come tutte le curiosità meno sensate anche
questa si esaurisca in poco tempo, ma se questa “ricetta” venisse
usata per falsificare o taroccare i Vini?
vino chimica
Se è vero che molti degustatori e
sommelier hanno già avuto modo di verificare ed asserire che il Vino
chimico
sia facilmente riconoscibile a causa di sentori che sembrano
riportare addirittura alla plastica ed al sintetico, cosa accadrebbe
se scaltri produttori di Vino utilizzassero questi principi per
“allungare” i propri Vini? Se fino ad ora abbiamo creduto che
nonostante tutto anche il Vino più industriale fosse pur sempre
fatto con dell’uva, potrebbe non essere più così o magari non lo è
già da molto, chissà… io non ho detto nulla!

Se volete togliervi il dubbio e non
rischiare, sapete come fare! Di produttori piccoli, medi, grandi, bio non bio, affidabili, specie in Italia, ce ne sono migliaia e se dovete
spendere 5€ e non essere sereni, cogliete l’occasione per farvi un
giro “fuori porta” di cantina in cantina, non occorre conoscerne
chissà quante… entrate in empatia con il produttore, cercate di
conoscere la sua realtà, fate un paio di conti tra gli ettari vitati ed il numero di bottiglie prodotte e magari fate un giro in vigna, vedrete che che con
quello che spendete comprando Vino discutibile in GDO potreste
acquistare Vini sinceri fatti da persone delle quali potete fidarvi.


F.S.R.
#WineIsSharing

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