Volevo evitare le polemiche, tanto da aver pregato tutti più e più volte sui social di lasciar perdere sterili critiche e dialettiche votate solo al peggioramento di uno stato d’animo comune, che potevano addirittura toglier tempo alla solidarietà.
Mi ero auto-imposto tante cose, ma stavo perdendo di vista i doveri di chi ha a disposizione un mezzo di comunicazione che possa anche solo in minima parte tentare di sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo questioni più grandi, di quelle di cui solitamente tratta questo wineblog.
Oggi, però, ho letto parole che rispecchiano l’idea di molti e che giorni fa scrissi, seppur con meno classe e competenza di quelle che andrete a leggere, su facebook beccandomi numerose critiche che mi spinsero a non pubblicare più nulla che potesse scatenare polemiche inutili e dare adito ad ulteriori perdite di tempo e di senno.
Le parole di cui parlo sono quelle di Carlo Cambi, che molti di voi conosceranno per i suoi ruoli televisivi, ma che noi marchigiani rispettiamo ed amiamo per l’amore e la grande conoscenza rivolti alla nostra terra.
Non dirò null’altro, perché qualsiasi addizione alle sue considerazioni sarebbe superflua, ma vi invito a leggere e riflettere, perché il problema non è solo degli Chef in questione, ma è ancor più di chi pensa di poter essere solidale con chi ha perso tutto andando a pranzo o a cena fuori, sentendosi a posto con la propria coscienza avendo ordinato e “magnato” un piatto di pasta, quando la vera beneficenza è fatta di rinuncia e non è di certo un mero do ut des. Se poi vogliamo buttarla sul “basta fare qualcosa” e che nel dubbio meglio “2€” che nulla, liberissimi di pensarla così e posso persino arrivare a comprendere le dinamiche di certi gesti, alla stregue di chi spiattelli le cifre donate in prima pagina, ma magari le parole di Carlo vi faranno riflettere, come hanno fatto riflettere me… e magari, dico magari… vi faranno rinunciare ad una, due, tre cene fuori in favore di chi alla cena fuori preferirebbe di gran lunga quella nella propria casa ora e sempre. Nel dubbio, se proprio non potete fare a meno di mangiar fuori casa, optare per la piccola trattoria forse sarebbe meglio, per quanto immagini che la clientela di quel tipo di ristorante abbia prenotato da ben prima del sisma.
In questo mondo di libertà, ci sarà sempre chi si sentirà libero di proporre qualcosa, ma la più grande libertà è quella di chi può e deve sentirsi in dovere di non rispondere all’offerta, qualora non la ritenga concordante con la propria etica.
Qualsiasi sia il vostro pensiero a riguardo, credo che una piccola riflessione, le parole che seguiranno, la potranno far scaturire in voi. Pieno rispetto per chiunque dia a prescindere dal come, ma… ancor più per chi da senza avere e senza tener nulla per sé.
di sfollati, paesi cancellati e che facciamo? Spaghetti
all’Amatriciana per i terremotati. Poca fantasia, pessimo gusto.
L’idea è ingrossata rotolando dal web alla tivvù, ai giornali
come le palle degli stercorari. Slow Food, negando se stessa, ha
rilanciato: “Nel mondo sia l’anno dell’amatriciana e si diano
due euro a piatto ai terremotati.” Si sta commettendo un orrore e
un errore. L’orrore sta nel banalizzare una tragedia immane come se
la cucina che tutto pervade tutto potesse lenire, l’errore sta nel
credere che una matriciana qualsiasi possa evocare o sostituire
l’Amatriciana. Ogni spaghetto che verrà da oggi in poi condito
alla maniera di Amatrice – questo dovrebbe essere ora il nome della
ricetta – sarà una cicatrice. Nasce come Gricia, da Grisciano
frazione di Accumoli, si fa col guanciale di Amatrice e con i
pecorini dei Monti Sibillini e della Laga. E’ la carta geografica
sensoriale del disastro diventata santino per gli chef che faranno
l’amatriciana solidale sì, ma detratte le spese. Jamie Olievr la
farà a Londra donando due sterline a piatto. Bastianich, da
Masterchef offrirà i bucatini (con Amatrice non c’entrano nulla)
devolvendo cinque dollari. Carlo Cracco spernacchiato mesi fa dagli
abitanti di Amatrice perché usa l’aglio nella ricetta devolverà 2
euro lui e 2 euro il cliente. Quanto si faccia pagare lo spaghetto
sbagliato non è dato sapere. Lo dichiara invece Norbert Niederkohfer
che lo mette in carta a 16 euro, 5 li dà alla Croce Rossa. Ma il
costo di una porzione di Amatriciana usando i migliori ingredienti è
un euro e 90! Certo non tutti sono così. I fratelli Serva
organizzeranno una cena per ricostruire l’alberghiero pagando di
tasca, Bruno Barbieri farà una sera, senza Amatriciana, a cento euro
a persona devolvendo l’intero incasso. E poi ci sono i cuochi della
Fic che cucinano gratis nelle tendopoli. Loro però non si fanno
chiamare chef e non fanno notizia. Perché in Italia funziona solo la
solidarietà all’amatriciana. Con la a minuscola. – (fonte Libero)
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