Il Gavi e la sua “rivoluzione” sostenibile e responsabile

Era da un po’ che mancavo da uno degli areali più belli dell’Italia del vino, eppure da qualche anno non abbastanza valorizzato in termini di comunicazione. Parlo della DOCG Gavi, che quest’anno festeggiava i suoi primi 20 anni, ma che vede la sua vocazione vitivinicola avere origini ben più antiche, come testimonia un documento conservato nell’Archivio di Stato di Genova, datato 3 giugno 972 in cui si parla dell’affitto da parte del vescovo di Genova a due cittadini gaviesi di vigne in località Mariana.
gavi vigne
La denominazione che comprende i territori di 11 comuni della Provincia di Alessandria: Bosio, Capriata d’Orba, Carrosio, Francavilla Bisio, Gavi, Novi Ligure, Parodi Ligure, Pasturana, San Cristoforo, Serravalle Scrivia, Tassarolo.
comuni docg gavi vino
Un territorio vasto ma che gode in ogni sua sottozona di un pedoclima molto favorevole alla viticoltura e in particolare a quella del Cortese, grazie all’influsso del mare, alla buona insolazione dei vigneti, alle discrete pendenze e, soprattutto, alla forte escursione termica giorno notte pre-vendemmiale.  Ciò che mi ha colpito di più, però, non è solo la bellezza dei paesaggi vitivinicoli e la loro vocazione – di questo ne eravamo già tutti al corrente! – bensì è stata la piccola grande rivoluzione in atto in queste zone in termini di sostenibilità e rispetto, partendo proprio dalla vigna. Ho avuto modo di passare qualche ora con il giovane neo-presidente del Consorzio di Tutela del Gavi Roberto Ghio, vignaiolo dalle idee molto chiare nei riguardidella propria responsabilità nei confronti del territorio e del Gavi in senso stretto e in senso lato, e sono bastati pochi istanti per comprendere quanto fossimo sulla stessa lunghezza d’onda. Istanti in cui Roberto ha parlato di biodiversità e di responsabilità dei vignaioli e dei produttori che devono necessariamente essere e sentirsi custodi di un territorio che ha dato loro tanto e potrà dare ancora molto se e solo se preservato in modo oculato e consapevole. Qui non c’è una monocoltura e seguire i principi dell’agricoltura biologica nello specifico piuttosto che “rispettosa” in senso più generico non è difficile quanto in altri areali ormai succubi dell’impianto sfrenato e della poco lungimiranza di chi sta chiedendo davvero troppo ai propri terreni e ai propri contesti vitivinicoli con il rischio di ritrovarsi a non poter più gestire la coltivazione della vite in maniera sostenibile e di non poter continuare a produrre qualità senza un ancor più incidente intervento umano, a discapito dell’identità territoriale. Identità che a Gavi è quella di una terra di confine, dove montagne e mare si osservano e si ammirano, giocando con i propri influssi sui vigneti. I venti del Mar Ligure e la neve dell’Appennino, gli inverni freddi e le estati calde e ventilate, l’altitudine dei pendii e l’esposizione, terreni marnosi, calcarei e argillosi sono i “segni particolari” che danno un’idea del potenziale e della vocazione di questo areale, che proprio grazie a queste caratteristiche riesce a rispondere ai cambiamenti climatici in maniera molto più efficace di altri.
mappa terreni gavi
E’ fondamentale a tal proposito partire proprio dalla rivoluzione sostenibile e responsabile che il Consorzio sta attuando e che molti produttori stanno facendo propria sentendo forte l’attaccamento alla propria terra e manifestando, di annata dopo annata, la volontà di tornare a farla esprimere al meglio nelle proprie bottiglie. Parliamo di ca. 1500ha vitati per 13mln di bottiglie prodotte, nulla in confronto alle macro-produzioni italiche ma, al contempo, numeri importanti per una nicchia di eccellenza che può tornare a far parlare di sé come di uno dei più grandi bianchi italiani, riportando l’attenzione sulle piccole realtà e sulle produzioni oculate e rispettose di chi ha a cuore questa terra e questa denominazione appena ventenne.
Un ventennale che deve fungere da nuovo inizio, per una DOCG che ha acquisito la propria piena maturità e che da qui può partire per tornare a splendere di luce propria in maniera nitida e consapevole.
E’ palese quanto per il Gavi, la tendenza verso la freschezza, la beva, la sapidità della curva attuale dei palati e delle preferenze globali sia un’opportunità da cogliere per far valere le proprie peculiarità in
termini di acidità e mineralità insite a livello varietale nel Cortese e da sempre distintive del vino ivi prodotto. Ecco perché è fondamentale distinguere i Gavi dei produttori che stanno cercando di trarre il meglio dal proprio territorio e dal vitigno principe di questa zona da chi preferisce produrre vini più “ruffiani” in cui l’acidità è volutamente più bassa e il residuo zuccherino smorza notevolmente la linearità e la sapidità innate di questo vino.
Nelle realtà che ho avuto modo di visitare (delle quali vi parlerò sicuramente nelle prossime settimane in maniera più approfondita) ho riscontrato una notevole crescita in termini di qualità e la voglia di far comprendere quanto il Gavi non abbia bisogno di forzature organolettiche a partire dalla componente aromatica che può e sa essere spontaneamente fine ed elegante là dove non se ne cerchi di deviare la naturale espressività e lo stesso accade al sorso, dove la sua proverbiale acidità ( a testimonianza di quanto sia importante per i produttori stessi, nel disciplinare della Riserva a spiccare è l’obbligo di avere un’acidità minima di 1g/l più alta del “base”) unita all’ampiezza che è capace di raggiungere con la dovuta esposizione e la piena maturazione e all’inconfondibile sapidità finale ne fanno un vino in grado di stupire oggi e di farlo ancor di più con qualche anno di bottiglia.
Parliamoci chiaro, probabilmente il 99,9% delle bottiglie di Gavi immesse nel mercato verranno consumate di lì a pochi mesi o comunque entro 1 o 2 anni dalla vendita, ma è fondamentale – a mio parere – per elevare la reputazione e la percezione di qualità di un vino come questo essere consapevoli della sua longevità potenziale e delle sue capacità evolutive.
A spingermi ulteriormente a credere in una visione più sostenibile e responsabile dell’intero areale è stata, senza ombra di dubbio, l’iniziativa svoltasi a maggio proprio a Gavi che a portato alla firma della Carta del Vino Responsabile di Gavi.
carta del vino responsabile di gavi
Eccovi i principi della Carta controfirmata da oltre 100 tra produttori ed esponenti del panorama del vino nazionale della comunicazione e della Responsabilità sociale di Impresa:
1) SPOSARE E PROMUOVERE I GIUSTI VALORI – Credere nella qualità, l’etica, la tutela dell’ambiente e dei lavoratori. Adottare un Codice Etico, Carta dei Valori, Codice di comportamento; 
2) TUTELARE LA TERRA – Ecological footprint e interventi per ridurre il consumo di suolo associato alla propria attività e Agricoltura che tutela la naturale fertilità della terra. Biologico e biodinamico;
3) SALVAGUARDARE L’ACQUA – Water footprint e interventi per ridurre consumo di acqua diretta e indiretta, sia in vigna che nelle fasi di imbottigliamento e trasporto;
4) CONTRASTARE I CAMBIAMENTI CLIMATICI – Carbon Footprint e interventi per la riduzione dell’emissione di gas serra. Utilizzo di energie rinnovabili riducendo il consumo di combustibili fossili. Ottimizzare trasporti e loro emissioni;
5) IMPEGNARSI PER LA SOSTENIBILITÀ – Bilancio di Sostenibilità, Report ambientale / integrato;
6) PROTEGGERE E VALORIZZARE LA BIODIVERSITÀ – Praticare un’agricoltura che tuteli gli ecosistemi e attuare interventi a protezione degli insetti utili, in particolare delle api;
7) RISPARMIARE LE RISORSE NATURALI – Recupero e riciclo di sottoprodotti. Eco Packaging e allestimenti con materiali di riciclo;
8) CREDERE NELLE PERSONE – Welfare aziendale, salute sicurezza e benessere dei lavoratori. Sostegno all’occupazione giovanile e all’inclusione sociale;
9) PROMUOVERE LA CULTURA E LE ARTI – Promuovere o condividere Progetti culturali e sociali a favore del Territorio;
10) CREARE VALORE SOCIALE ED ECONOMICO PER IL TERRITORIO – Valorizzare il Paesaggio. Wine System: Enoturismo e Accoglienza integrati con il Territorio.
Una carta intrisa di valori che rischiamo di dimenticare o che qualcuno ha voluto mettere da parte, ma dei quali il vino è messaggero e può tornare ad essere fautore.
Non a caso il laboratorio che ha portato alla “stipula” di questo contratto con e tra uomini e terra ha avuto come sede Gavi, che da anni punta a far valere la propria attenzione nei confronti del territorio a 360° attraverso la viticoltura e il vino.  (Troverete maggiori informazioni a riguardo cliccando questo link: www.consorziogavi.com).
 
Concludo citando le parole di uno dei firmatari della carta, nonché una delle persone che stimo di più nel mondo del vino e mentore di chiunque ami la viticoltura rispettosa:
La terra è un organismo fertile e l’uomo vi lascia una traccia evidente del suo passaggio. Il terreno è forse il patrimonio nazionale più importante e l’uomo dovrebbe essere orgoglioso e parsimonioso nel suo utilizzo. Per millenni, la viticoltura è stata di tipo artigianale, molto contadina, rispettosa del terreno, dei tempi agricoli, riguardosa della complessità straordinaria della biodiversità italiana.
A partire dagli anni ’50 è stata introdotta la meccanizzazione pesante che ha cambiato, accelerandoli, i tempi dell’agricoltura. Negli anni ’60, ’70, ’80 sono stati introdotti gli agro-farmaci e sono aumentate enormemente le produzioni. Si tratta di una fase storica importante, che ha portato ricchezza e benefici alle imprese.Oggi però il terreno, in parte anche per la perdita di suolo a causa dell’erosione, richiede interventi diversi, mirati, per continuare ad essere il capitale e la ricchezza che ha sostenuto l’agricoltura per secoli: la preparazione del terreno, la sua gestione, la qualità biologica sono parametri importanti, misurabili, che permettono scelte gestionali specifiche e che devono servire per interventi privati e pubblici più sistemici.” Lorenzo Corino (Ricercatore, Agronomo e Autore).
 
Parole che dovrebbero far riflettere molti al fine di adottare principi più rispettosi e consapevoli nella salvaguardia di questo patrimonio e che non possono che innescare un plauso a chi sta credendo in questi principi e a chi sarà in grado di farne il proprio mantra dalla vigna al bicchiere.
 
F.S.R.
#WineIsSharing

Lascia un commento

Blog at WordPress.com.

Up ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: