Nella mia continua ricerca di vini unici e storie intrise di grande passione e amore per il vino mi capita sovente di imbattermi in realtà capaci di stupirmi, ma poche hanno saputo farlo dalla vigna al bicchiere, passando per radicati e nitidi valori umani come la cantina di cui vi parlerò oggi: Cupelli Vini.
Siamo ai piedi delle dolci colline di San Miniato, nelle terre di Pisa, e qui la piccola realtà a conduzione familiare Cupelli coltiva vitigni tipici come il Trebbiano Toscano, il Canaiolo, il Sangiovese, il Ciliegiolo e la Colombana. Vini di forte identità territoriale quelli prodotti da Amelio Cupelli, fondatore di questa cantina destinata a seguire un’evoluzione difficilmente auspicabile se non per le peculiarità pedoclimatiche e per le spiccate doti di acidità che le uve dei vigneti di famiglia mostravano.
Un’evoluzione che ha come protagonista Ivana Cupelli, figlia di Amelio, e i suoi giovanissimi figli Marco e Sara Pertici, capaci di intuire la vocazione di questo territorio e delle uve ivi prodotte per qualcosa che ha i sentori tipici del coraggio e della lungimiranza e il sapore del rispetto e dell’identità.
E’ così che nel 2008 inizia l’avventura della piccola azienda Cupelli nel mondo della spumantizzazione metodo classico dei propri vitigni autoctoni.
Ho conosciuto Sara anni fa e sin dal primo assaggio dei metodo classico prodotti da lei e suo fratello, con l’attenta supervisione di mamma Ivana, la voglia di approfondire la conoscenza di questa particolarissima realtà, delle sue vigne, della piccola cantina e degli aspetti prettamente umani che si celano dietro ad ogni bottiglia prodotta è stata tanta. Eppure, in due anni non ero mai riuscito a ritagliarmi il tempo che avrei voluto dedicare loro ma, come spesso accade, è stato il fato a farmi ritrovare con i piedi nelle vigne e con il “naso nelle vasche” dell’azienda Cupelli, in maniera tanto inattesa quanto gradita.
Ciò che ho trovato è stata una famiglia dedita al lavoro e alla custodia di valori intrinseci al proprio territorio, ma che non teme alcune sfida, continuando a implementare la qualità del proprio operato partendo dalla vigna, condotta in regime biologico, e rispettando le proprie uve autoctone nei processi di vinificazione andando a nobilitare varietali come il Trebbiano Toscano e il Canaiolo vestendoli con abiti fini ed eleganti, senza snaturarne la personalità.
E’ proprio questo ciò che stupisce di più dell’azienda Cupelli, ovvero la capacità di dare una dignità rinnovata o, ancor meglio, nuova a vitigni, sin troppo spesso, denigrati e bistrattati.
I circa 8 ettari di vigneti, in parte adiacenti alla cantina e in parte dislocati in varie frazioni di San Miniato godono di un clima mitigato dall’Arno e dalle correnti che attraversano questo vero e proprio corridoio fra mare e montagna. I terreni a medio impasto ricchi di fossili di origine pliocenica permettono alle piante di crescere in un sano e qualitativo equilibrio produttivo, coadiuvando lo sviluppo della componente acida e minerale nel vino, compatibilmente con le maturazioni e la salubrità permesse dall’annata.
Il metodo classico è un vino tecnico e necessità di accorgimenti che Ivana, Marco e Sara hanno saputo declinare in base alle proprie possibilità, ai propri spazi e alla volontà di mantenere saldo il proprio rapporto con la tradizione e con chi, in quella cantina, aveva fatto vino prima di loro. Ecco, quindi, le vasche in cemento per la fermentazione alcolica, con l’ausilio del controllo della temperatura volto a garantire un processo di vinificazione gestito e ponderato.
Qui di seguito vi riporto le mie impressioni riguardo i vini che ho avuto modo di assaggiare presso la cantina Cupelli Spumanti:
L’Erede Brut Cupelli Millesimato (almeno 18 mesi): il primo step della rivincita del Trebbiano Toscano, interpretato con il giusto mix di sapienza e leggerezza in grado di dar luogo a un’espressione fresca nel fiore e nel frutto, con le classiche note di boulangerie (o del forno sotto casa, decidete voi!) ben integrate e mai soverchianti nei confronti del varietale che ne esce ampiamente rispettato al naso. Il sorso è dritto, slanciato, tagliente e saporito nella sua vena acida e sapida.
L’eleganza di chi sa dismettere i “panni da lavoro” nei campi per indossare un abito da sera con un intrigante connubio di umiltà e nonchalance, di schiettezza e consapevolezza.
L’Erede Brut Cupelli Riserva Millesimato Edizione Limitata (36 mesi): l’evoluzione ponderata del primo, come a voler dimostrare che il Trebbiano può e sa reggere affinamenti sui lieviti ben più lunghi dei classici 18 mesi. Più intenso nel suo spettro aromatico maturo ma ancora fresco e vitale; luminoso nell’esprimere note solari di fiore e frutto integrate nella maggior ma ben dosata incidenza dei lieviti. Una scommessa vinta.
L’Erede Brut Rosé Millesimato (almeno 18 mesi): se il Trebbiano esce nobilitato dalle interpretazioni di Cupelli il Canaiolo trova in questo Rosé un lato apparentemente celato della propria personalità ma, al contempo, fedele al suo spettro varietale croccante nel frutto, fresco nelle note balsamiche e intrigante nella lieve speziatura.
Divertente ed elegante, mai eccessivo e, per fortuna, non vinoso come sin troppo spesso capita con alcuni metodo classico Rosé prodotti con altre uve autoctone a bacca rossa, specie in Toscana. Già fine, ma da valutare anche nella sua prospettiva che fa davvero ben sperare in un’evoluzione in complessità con l’ormai consueto garbo dei vini di questa piccola realtà.

Una nota di merito va a questi ragazzi e alla loro madre per aver portato avanti, anche, la produzione di Vin Santo San Doc Bianco Pisano di San Torpè, un vino e una denominazione quasi scomparsi che vantano una storia iniziata ben prima dell’assegnazione della doc nel 1980, ma che vede nel Vin Santo l’unico veicolo per continuare a raccontarsi.
L’Amelio 2008 di Cupelli è intenso, complesso, fiero nel suo impeccabile bilanciamento fra acidità e dolcezza.
Il garbo, sì! Credo sia proprio questo il comun denominatore che ho riscontrato fra conduzione agronomica, dinamiche di cantina e responso in bottiglia. Un garbo vero, sincero, che non vuole scimmiottare niente e nessuno, bensì vuole e sa esprimere una vocazione territoriale, varietale e umana a stupire con estrema spontaneità.
Non troverete grandi ausili tecnologici nella cantina Cupelli, ma incontrerete persone che hanno saputo apprendere e sanno ascoltare e crescere ancora oggi, di annata in annata, di incontro in incontro, di bottiglia in bottiglia con inconfutabile umiltà e una buona dose di quella giusta “cuvèe” di carattere e di coraggio che non può mancare per fare vini come questi!
F.S.R.
#WineIsSharing
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