Chi legge i miei pensieri enoici da tempo sa che le Marche sono la mia terra natìa e che i vini ivi prodotti hanno un posto speciale nella cantina della mia memoria e del mio cuore.
Vi ho parlato di Verdicchio, di Ribona, di Pecorino e addirittura dei meno noti Incrocio Bruni, di Famoso e di Garofanata, ma è da molto che non ho modo di parlarvi di una delle doc più longeve delle Marche bianchiste: il Bianchello del Metauro.
Lo faccio, non a caso, in occasione di un’importantissima ricorrenza, ovvero il 50mo anniversario dell’istituzione della Doc Bianchello del Metauro, che rappresenta una delle denominazioni più radicate e identitarie della produzione vitivinicola marchigiana.
Come sapete, però, io preferisco da sempre celebrare la nascita e la novità piuttosto che rimembrare il passato e adagiarmi sui fasti che furono. Ecco perché, a darmi il là per questo approfondimento sul Bianchello è, ancor più che il cinquantenario della doc, la nascita di un’associazione di produttori uniti dalla medesima voglia di restituire il giusto lustro a questa importante eccellenza territoriale: Bianchello d’Autore.
Un areale, quello del Bianchello del Metauro, che spazia dalle colline al mare Adriatico e abbraccia ben 18 comuni della provincia di Pesaro e Urbino, nella vallata del Metauro.
Il Bianchello (anche detto Biancame, Biancuccio o Greco Bianco) affonda le sue radici nella storia (se ne ha testimonianza sin dal III secondo a.C.), ma non sempre è stato percepito come il vino che può e sa essere. Ecco perché diventa fondamentale un’iniziativa come quella dei produttori di Bianchello d’Autore che, con il supporto dell’IMT (Istituto Marchigiano di Tutela Vini), cerca di comunicare i passi avanti fatti dall’intero areale in termini di qualità, costanza e sostenibilità.
Da anni sono convinto fautore di ogni tipo di unione fra produttori, specie quando a riunirsi sono produttori di nicchia e virtuosi, spinti da fini nobili e non solo da mere iniziative commerciali o di marketing. Il Bianchello, oggi, ha raggiunto risultati importanti nel calice ma per dare un seguito alla qualità raggiunta elevando, così, la percezione di questo vino della tradizione che sa essere sempre più contemporaneo è necessario veicolarne le peculiarità varietali e territoriali con garbo, eleganza e chiarezza. Proprio come stanno facendo le nove aziende aderenti a Bianchello d’Autore: Azienda Agricola Bruscia, Società Agricola Cignano, Azienda Agraria Claudio Morelli, Azienda Agricola “Il Conventino di Monteciccardo”, Azienda Agraria Di Sante, Azienda Agraria Fiorini, Azienda Agricola Mariotti Cesare, Azienda Vitivinicola Terracruda, Fattoria Villa Ligi.
In attesa di raccontarvi la storia, le vigne e l’approccio di ogni singola realtà, oggi, ve le racconterò attraverso un loro Bianchello del Metauro:
Cignano – San Leone – Bianchello del Metauro Superiore Doc 2017: un’interpretazione del vitigno che denota grande fiducia nel Bianchello e nel proprio terroir. Una prospettica eleganza fa da incipit allo sviluppo di un percorso teso ad evidenziare il naturale equilibrio del Bianchello tra struttura e acidità, fra forza e freschezza. Il finale è lungo e lascia presagire un buon potenziale evolutivo.
Fiorini – Tenuta Campioli – Bianchello del Metauro Doc 2017: il Biancame nella sua versione più mediterranea al naso, con gli agrumi e le erbe aromatiche più comuni dalle nostre parti a disegnare lo spettro aromatico di un vino decisamente nitido. Il sorso non lesina freschezza con un abbrivio inerziale che spinge fino alla degna chiusura del cerchio fatta di mare e di piacevoli note agrumate che non tendono all’amaro.
Morellli Claudio – Borgo Torre – Bianchello del Metauro Superiore Doc 2017: l’altitudine della collina e la vicinanza dal mare rendono questo terroir perfetto in termini di escursioni termiche per sviluppare in maniera armonica ma intensa i precursori aromatici del Bianchello. Fiori bianchi e frutta gialla si integrano in un naso molto rispettoso del varietale, agevolato anche dalla crioestrazione. Il sorso è un connubio molto equlibrato di forza e dinamica. La proverbiale chiosa sapida agevola la beva.
Fattoria Villa Ligi – Albaspino – Bianchello del Metauro Doc 2017: nell’ottica dei 9 assaggi questo è il vino che risulta più vicino alla naturale vocazione del Bianchello ad esperimersi nelle sue note più fresche e spensierate. Un vino che chiama una beva estiva, luminosa e sferzante di freschezza e salinità marina.
Bruscia Vini – Lubàc – Bianchello del Metauro Doc 2016: un’espressione sincera e armonica del varietale che mostra il suo spettro aromatico delicato ma ben definito. Il sorso gode dell’apporto strutturale dato dall’oculata sosta sur lies, per poi distendersi agile e spigliato fino alla chiosa affusolata.
Conventino di Monteciccardo – Bianchello del Metauro Superiore Doc 2016: la luce che ho nel calice anticipa un naso ricco ma per nulla esasperato negli aromi esotici. E’ la corona di note floreali e balsamiche a nobilitare il frutto rendendolo già a primo naso molto elegante. Il sorso entra pieno per poi distendersi con grande slancio fresco e salato.
Di Sante – Giglio – Bianchello del Metauro Superiore Doc 2016: un’espressione pura di questo varietale capace di essere sincero rivelatore delle peculiarità di ogni singolo vigneto nel quale viene allevato. Al naso un profilo decisamente più complesso di quello al quale sono abituato, con note minerali che anticipano un sorso teso, vibrante e salino. Un degno trait d’union fra collina e mare.
Terracruda – Campodarchi – Bianchello del Metauro Superiore Doc 2016: con questo vino l’azienda dimostra di credere molto nelle potenzialità del Bianchello in termini di affinamento, tanto da optare per il legno piccolo di primo passaggio. Ero un po’ preoccupato onestamente, ma l’integrazione del legno palesa la capacità di questo varietale di reggere in maniera composta e fiera anche questo tipo di scelta. Il naso è, sicuramente, arricchito di note da affinamento ma l’identità varietale permane e non si fa mettere i piedi in testa dallo spettro dell’omologazione da legno. Il sorso gode di maggior spessore e intensità, senza perdere slancio e dinamica. Il finale è decisamente profondo. Ottime le prospettive di affinamento in vetro.
Mariotti Cesare – Piandeifiori – Bianchello del Metauro Doc 2015: un vino che esce d’annata ma che dimostra con questa 2015 di saper evolvere al meglio “mineralizzando” i profumi e integrando piacevoli sfumature lievemente ossidative. La beva è ancora vitale, fresca e il finale non ha perso sapidità e sapore. Un degno esempio di evoluzione positiva del Bianchello.
Ho avuto modo di visitare alcune di queste realtà e di camminare in numerose vigne dell’areale, ma la riscoperta del Bianchello coinvolgerà anche me e se l’associazione Bianchello d’Autore aveva come mission primaria quella di attirare l’attenzione dei media e degli appassionati su questo antico vino e sul suo territorio d’origine, con me, ha già raggiunto l’obiettivo.
Un vitigno e un vino che meritano grande attenzione. Attenzione che intendo dedicar loro partendo dalla mia partecipazione come relatore a un’importante degustazione al prossimo Vinitaly e proseguendo con dei focus mirati da qui in avanti su tutta la denominazione e anche sulle realtà fuori dall’associazione.
Non posso che concludere con un ricordo a chi ha dedicato tempo, energie e passione a questo vino e che, pur non essendoci più, permette, attraverso la Staffetta del Bianchello di Sara Bracci, a decine e decine di appassionati di vivere questo territorio attraverso le sue splendide vigne e i suoi luminosi vini. Grazie Sara…
F.S.R.
#WineIsSharing