Cantina Padelletti – Un pezzo di storia di Montalcino che guarda al futuro

Sento spesso parlare di Montalcino come una terra del vino relativamente “giovane”, come un areale non dedito alla produzione di vini di qualità se non negli ultimi lustri ma non è proprio così che stanno le cose.

cantina padelletti brunello montalcino
Anche Montalcino ha la sua memoria enoica e gli scritti narrano di ottimi vini prodotti sin dal 1500, seppur è solo dalla fine dell’800 che si inizia a credere fortemente nella produzione di vini rossi e di quello che, mutatis mutandis, diverrà uno dei simboli dell’enologia italiana e mondiale: il Brunello.

brunello montalcino padelletti
Faccio questa premessa perché la realtà di cui vi parlerò oggi ha segnato un pezzo di storia di Montalcino ed è stata tra le primissime a vinificare in loco e a credere nel Sangiovese tanto quanto il celebre Clemente Biondi Santi. Sono state proprio queste due famiglie – Biondi Santi e Padelletti – a dare il via alla produzione di vino rosso, là dove il vino più noto era da sempre il Moscadello.
primo brunello etichetta

Parlo della cantina Padelletti, nata nel 1571, grazie all’opera di una famiglia che ancora oggi dispone della struttura e di alcuni dei terreni che ne hanno accompagnato la vita e le vicissitudine di questi 500 anni di storia ilcinese.

Nell’albero genealogico della famiglia Padelletti figurano medici, avvocati, giudici, professori universitari, ma ciò che rende così affascinante questa storia è l’attaccamento alle proprie radici e a Montalcino che i Padelletti hanno dimostrato nei secoli. Infatti, nonostante gli incarichi li abbiano portati altrove, dal 1572 almeno un membro della famiglia è sempre rimasto nella città natale per occuparsi delle proprietà e in particolare delle terre.
Una storia legata a doppio filo a quella di Montalcino testimoniata, almeno in parte, dall’antica cantina ancora presente nel centro storico del borgo medievale, dov’è il giovane  vignaiolo Silvano Tarducci ad accogliermi.

zonazione montalcino
La suggestione di quei luoghi è pari solo alla vista sui vigneti (tra i quali quelli della Tenuta di famiglia tutti nel versante Nord di Montalcino ad appena 3km dal centro storico) che si scorge affacciandosi dalle mura della proprietà che ancora oggi ospita membri della famiglia, ma il giovane vignaiolo ha le idee chiare ed è proprio mentre ci addentriamo nei corridoi della cantina che, tra antiche botti e nicchie in cui vengono conservate le vecchie annate, mi confida di voler e dover spostare i locali di vinificazione in una nuova cantina. La volontà di produrre vini sempre più ineccepibili qualitativamente parlando e di poter gestire tutti gli ambiti della vinificazione in maniera più consona giustifica la decisione di Silvano che da qualche anno ha preso in mano le redini di una realtà che nonostante un retaggio tanto importante aveva bisogno di un’iniezione di gioventù e di nuove prospettive.

E’ così che parlando con l’intraprendente e lungimirante Silvano, tra progetti legati all’enoturismo che, ovviamente, coinvolgeranno la dimora storica e l’antica cantina, e condivisioni di pensieri riguardo il passato, il presente e il futuro dei vini dell’azienda di famiglia, ho avuto modo di assaggiare una batteria di Brunello che mi ha aiutato ad inquadrare e comprendere in maniera ancor più nitida l’Az. Agr. Padelletti.
padelletti brunello di montalcino verticale
Rosso di Montalcino 2017 – Padelletti: dal Rosso si percepisce molto di un’azienda di Montalcino e questa 2017 rispecchia a pieno la vocazione e l’equilibrio delle vigne dei Padelletti anche in annate così calde e siccitose. Un vino che ha materia, polpa, ma non lesina freschezza e agilità. Il tannino è fitto e per nulla sgarbato. Uno dei rossi più freschi assaggiati in questa annata.
 
Brunello di Montalcino 2015 – Padelletti: l’anteprima dell’annata che verrà presentata a febbraio a Benvenuto Brunello conferma il netto cambio di marcia aziendale che mira ad esprimere nella maniera più sincera la qualità delle uve portate in cantina in un’annata tra le più belle del nuovo millennio. Il naso è integro nel varietale e già ben armonizzato nonostante abbia ancora qualche mese di vetro per integrare al meglio il lungo affinamento. Il sorso ha succo e tende tanto all’ampiezza quanto allo slancio in un gioco di vettori che rende dinamica la beva. La chiosa ematica è un tratto che amo particolarmente in questo vino.
 
Data la storicità della cantina Padelletti c’è stato spazio anche per un piccolo ma profondo viaggio nel tempo a ritroso nella storia dell’azienda e del suo Brunello di Montalcino:
 
Brunello di Montalcino 2011: grande armonia, ancora in spinta, figlia di un’annata che preferisco addirittura alla celeberrima 2010. Integro e vibrante. 
 
Rosso di Montalcino 2008: un rosso in forma smagliante, capace di tener testa a molti Brunelli. Ancora molto integro nel frutto con nessun segno di cedimento nella spina acida. Il finale saporito da grande inerzia alla beva.
 
Brunello di Montalcino 1998: annata che avevo già avuto modo di assaggiare pochi anni fa e che evolve in maniera egregia. In anni in cui molte delle aziende che oggi reputo tra le più interessanti di Montalcino iniziavano la loro storia i Padelletti già facevano piccoli grandi capolavori.
 
Brunello di Montalcino 1987: sorprendente per complessità ed energia. Un vino che avrebbe ancora anni davanti ma che se fosse nella mia cantina durerebbe ben poco.
wine blogger francesco saverio russo
In conclusione credo che la storicità della cantina Padelletti vada onorata e riconosciuta – gran parte delle cantine che oggi conosciamo sono ben più recenti – ma che, ancor più, vada apprezzato e seguito questo nuovo corso che Silvano sta portando avanti cercando di dare all’azienda di famiglia nuovo lustro dalla vigna al bicchiere senza perdere il fondamentale contatto con la tradizione ma, al contempo, guardando al futuro con lungimiranza e una rinnovata consapevolezza. Data la sua bravura nel tiro con l’arco, sono certo, non mancherà di centrare gli obiettivi che si è preposto.
 
F.S.R.
#WineIsSharing

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