Intervista a Melania Battiston, talentuosa Sommelier e Wine Buyer italiana a Londra

Per il mio ciclo di interviste a Sommelier del nostro paese che, in Italia o all’estero, stanno valorizzando il vino italico nelle carte vini dei propri ristoranti è arrivato il momento di fare una capatina a Londra e più precisamente al Ristorante Medlar di Chelsea. E’ qui che, da qualche anno, lavora come capo Sommelier e wine buyer Melania Battiston, giovane e talentuosa ragazza lombarda che in pochi anni ha trasformato la sua vita assecondando una grande passione per il vino, senza mai smettere di puntare in alto. Come testimonia il motto con la quale esordisce nell’intervista che segue:

“Dream it, make it!”

melania battiston londra sommelier

– Ciao Melania, come sei approdata al mondo del vino?

Ho iniziato nel mondo del vino 6 anni fa, dopo essermi spostata a Londra per studiare Marketing a Bath University. Clement Robert MS, direttore del programma di vino al 28-50 Wine Workshop and Kitchen (il mio primo lavoro da barista a Londra a scopo di imparare l’inglese pre-università), mi versò i primi due calici di Chardonnay (da due parti del mondo differenti) fianco a fianco. Da lí, rimasi ammaliata dalla diversità tra i due. Cosí cominciai a pensare a quanto affascinante sarebbe potuto essere scoprire di più di questo mondo. Clement, captando la mia passione per l’hospitality e la mia sete di conoscenza e approfondimento, si fidò di me promuovendomi ad Assistant Head Sommelier nell’ex 28-50 branch di Maddox Street (Mayfair). Da lì, decisi che l’università avrebbe potuto aspettare, ma il vino no. “Finally” la mia carriera prese forma.

Come mai hai scelto di vivere e lavorare a Londra?

Ho sempre avuto il timore di rimanere intrappolata in un paese di provincia, e ho sempre pensato ci fosse qualcosa di piú in serbo per me. Avendo un biglietto aereo per una vacanza di pochi giorni a Londra, decisi di andare in Inghilterra e una volta lí, seguendo l’istinto, decisi di rimanerci, inizialmente ignorante su cosa avrebbe portato il futuro. Il passo piú grande é sempre la porta.

– Nel vostro ristorante in che proporzione è presente il vino italiano?

Italia domina la carta del vino con la Borgogna. A Medlar, sono orgogliosa di avere creato una lista molto rappresentativa di vini bianchi italiani, non solo classici, ma anche regioni meno conosciute e piccoli produttori. Una lista di bianchi di vecchie annate, che di solito (da noi italiani in particolare) vengono ignorate. Per quanto riguarda ai rossi, la lista si concentra molto su classici come Piemonte e Toscana, ma sto cercando di espandermi in zone più avventurose. Cerco sempre un ottimo rapporto qualità prezzo, per qualsiasi portafoglio.

Pandemia e Brexit hanno destabilizzato molto il mercato del vino italiano in UK, ma cos’è cambiato davvero?

1. Tempistiche molto più lunghe per noi ristoratori: vini bloccati in dogana, stock che non arriva, quantità di prodotti limitate;

2. Mancanza di personale per spedizioni = non più garantite il giorno dopo o il giorno stesso;

3. Crescita di spese nel scegliere prodotti alternativi e trovare soluzioni adatte last minute;

4. Stress per tutti.

Quali consigli daresti ai produttori italiani in relazione all’evoluzione del mercato del vino britannico?

Sono convinta che il cliente inglese sia uno dei clienti con il palato più raffinato e informato al mondo. Un cliente open-minded che si fida del sommelier che ha in fronte. Consiglierei ai produttori italiani di tenere, mostrare ed esportare vecchie annate, di fare vino non solo fresco, ma anche esempi destinati a riposare ed invecchiare, soprattutto in bianco. Questo é il futuro a parer mio. Inoltre, inviterei i produttori a mostrarsi al pubblico inglese. I clienti inglesi sono assetati di conoscenza, amano i buoni vini, una buona risata e buon cibo. Noi italiani abbiamo tutte le qualità per instaurare un rapporto duraturo con il pubblico britannico. (Quello che ci manca più, probabilmente, é la lingua inglese… food for thoughts).

– Quali sono, a tuo parere, le denominazioni italiane più richieste e apprezzate a Londra?

Le 4 “B” del vino italiano (Barolo, Barbaresco, Brunello, Bolgheri) sono sempre molto apprezzate dal pubblico inglese. Nonostante ciò, ultimamente, sembra che la Sicilia stia prendendo molto piede (sia in bianco che in rosso) e anche il Friuli Venezia Giulia (specialmente in bianco).

– Hai mai pensato di tornare a lavorare in Italia?

Si, la mia idea é sempre stata quella di tornare in Italia. Lo farei aprendo qualcosa di mio, dove possa trasmettere la mia passione per il mondo del vino e la conoscenza internazionale che ho acquisito qui a Londra, collezionando vini del mondo e locali, invitando special guests, facendo tasting guidati, con ospitalità impeccabile, tanta devozione e amore. Work in progress… more to come…

– Qual è l’incontro enoico che ha segnato di più la tua passione enoica e quali i vini che hanno cambiato il tuo punto di vista sul vino?

Stranamente, posso dire di non aver mai avuto un incontro enoico che mi ha totalmente sbalordito, a parte i due Chardonnay side by side di cui parlavo in precedenza. Al contrario, credo che più vado avanti nella mia carriera e più mi stupisco della capacità di uve e persone dietro l’etichetta. I vini più memorabili nel mio archivio mentale sono però stati: Saumur Blanc Brézé, Clos Rougeard 2012; Hermitage Blanc J.L. Chave 2012 e Meursault Les Narvaux, LeRoy D’Auvenay 2009 .

Che consigli daresti ai/alle giovani italiani/e che vogliono fare il tuo lavoro? Esiste ancora “il sogno inglese” per i Sommelier?

In Italia (fatta eccezione per i grandi centri abitati come Milano, Roma o famosi poli vinicoli) non c’é la stessa comunità incallita di sommelier che abbiamo qui in Inghilterra; di conseguenza, é più complesso e meno invitante imparare e parlare di vino individualmente. Inoltre, generalmente, scuole e corsi in Italia sono meno facoltosi che quelli in Inghilterra e poco conosciuti a livello mondiale. Per concludere, in Italia abbiamo un’offerta di vino internazionale molto limitata e quindi una panoramica didattica ridotta. Essendo Londra uno dei veri fulcri del vino internazionale con seri professionisti e arguti bevitori, consiglierei a tutti quelli che condividono la mia passione, di intraprendere un’esperienza in UK di qualche mese per dar senso e personificare la parola Sommelier, per poi valutare il percorso da intraprendere. Non c’é nulla da perdere, solo da imparare.

– Quale pensi sia la skill più importante per un sommelier?

1. Intelligenza emotiva e tanta umiltà;

2. Sapere ammettere la propria ignoranze in certe situazione;

3. Non avere paura di fare domande stupide (che non saranno mai). Le persone di vino amano condividere il loro sapere;

4. Non giudicare dai nomi sull’etichetta, ma dal gusto.

sommelier londond chelsea medlar restaurant

Ringrazio Melania per la sua disponibilità e la celerità con la quale ha risposto alle mie domande, nonostante i suoi molteplici impegni. Era per me fondamentale contemplare il suo punto di vista riguardo le prospettive del vino italiano a Londra (specie “dopo” la combo Covid e Brexit) e le possibilità per la Sommellerie italiana in UK. Certo che le sue parole saranno utili a molti, non mi resta che invitarvi ad andarla a trovare al ristorante Medlar di Chelsea e/o – se siete produttori – a invitarla nelle vostre cantine italiane per un confronto ancor più approfondito.


F.S.R.

#WineIsSharing

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