Perché il Mercato dei Vini si farà a Bologna? Questa e altre domande al presidente FIVI Lorenzo Cesconi

A circa due settimane dall’apertura del Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti FIVI ho ritenuto opportuno porre qualche domanda a Lorenzo Cesconi, presidente della sempre più consistente federazione italiana. Domande riguardanti l’evento, l’annata 2023 e le criticità nei confronti delle quali la FIVI si sta battendo a livello nazionale e internazionale.

Il Mercato dei vini dei vignaioli indipendenti FIVI è alle porte e in molti si chiedono come mai sia stato spostato a Bologna. Per quanto la FIVI si sia già espressa a riguardo, quali sono le migliorie di cui potranno beneficiare i vignaioli e gli avventori in un contesto come quello della nuova location?

Le ragioni dello spostamento sono molto semplici: il Mercato dei Vini è diventato, per numero di espositori e per partecipazione di pubblico, un evento di dimensioni molto rilevanti. Era necessario quindi trovare un quartiere fieristico che accompagnasse questa crescita e permettesse di accogliere tutti i soci FIVI che manifestassero la volontà di partecipare al Mercato, che è il nostro principale evento associativo. Ci tengo sempre a dirlo: la FIVI è un’associazione di rappresentanza, non è un evento. Il Mercato dei Vini è il nostro evento, la nostra festa: ma se non possono partecipare tutti i soci, che festa è? Ecco quindi lo spostamento a Bologna, in padiglioni grandi, nuovi e luminosi, che creano un senso di continuità e non di separatezza. Due ingressi, di cui uno dedicato a chi ha acquistato il biglietto online, dovrebbero facilitare l’affluenza. Un parcheggio da oltre 5mila posti, con la possibilità di riconsegnare lì il carrello, senza tornare in Fiera. Un padiglione interamente dedicato alla gastronomia, separato da quelli dove si degusta il vino. Una città e una fiera ben servita anche dai mezzi di trasporto pubblico, per poter partecipare al Mercato non necessariamente con l’automobile. Direi che i presupposti per fare bene ci sono tutti, e stiamo lavorando per soddisfare al meglio le aspettative di pubblico e Vignaioli. Alla prima edizione nella nuova sede, e con questi numeri, ovviamente qualcosa da aggiustare si troverà, ma stiamo facendo ogni sforzo per organizzare un Mercato di alto livello.

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Quanti produttori saranno presenti al Mercato 2023?

Saremo 985 Vignaioli italiani, 2 associazioni che fanno parte di CEVI, la Confederazione europea dei Vignaioli indipendenti (sloveni e bulgari) e 29 olivicoltori FIOI, la Federazione Italiana Olivicoltori Indipendenti nata qualche anno fa ispirandosi anche al nostro modello associativo: un’alleanza fondamentale tra produttori agricoli, che qualifica ulteriormente l’evento.

-Il Mercato è diventato, probabilmente, l’evento enoico più interessante per i veri appassionati, ma anche per gli addetti ai lavori. Quali sono le peculiarità che rendono questo evento così apprezzato su tutti i fronti?

Grazie per le tue parole, Saverio. Il Mercato dei Vini è una creatura particolare. È difficile immaginare una fiera ibrida, aperta contemporaneamente a appassionati e operatori, dove si respiri l’aria che contraddistingue il Mercato. Ci sono alcuni elementi che lo rendono unico, e non sono frutto del caso, ma del fatto che siamo un’associazione di Vignaioli, non un’organizzazione di eventi commerciali: il primo è che il pubblico sa cosa trova, ovvero Vignaioli, coltivatori di vigna e produttori di vino, gli artigiani del vino italiano: non prevalgono le distinzioni, ma ciò che ci accomuna, e il pubblico lo capisce; il secondo è la disposizione casuale e in ordine sparso di tutti gli espositori, che crea un continuo effetto sorpresa e impone di muoversi con curiosità, lasciandosi intrigare non dai brand territoriali o dalle tipologie produttive in voga, ma dalla storia e dai vini dei singoli Vignaioli; il terzo è che i Vignaioli sono presenti in prima persona, raccontano loro stessi e il loro lavoro, senza intermediazioni commerciali o di rappresentanza. Sono tre elementi che contribuiscono a creare quell’alchimia irripetibile che rende unico il Mercato dei Vini.

Molti, dall’esterno, pensano che i produttori vogliano entrare in FIVI solo per poter partecipare al Mercato dei vini, ma non è così! Perché un vignaiolo dovrebbe voler entrare a far parte della Federazione dei Vignaioli Indipendenti italiani?

Di recente nel form di ammissione a FIVI abbiamo inserito un campo obbligatorio in più: le motivazioni che stanno alla base della domanda di ammissione. Ti assicuro che in nessuna risposta prevale come motivazione la partecipazione agli eventi. Un Vignaiolo si associa alla FIVI perché sa che la voce dei Vignaioli è più forte se si unisce in un unico coro, e perché si convince che è meglio dialogare coi colleghi, a livello territoriale e nazionale, piuttosto che agire in solitaria. La FIVI è nata perché c’era un vuoto di rappresentanza nel mondo agricolo italiano: dopo 15 anni, riusciamo a portare la nostra voce lì dove si prendono le decisioni per il comparto, tutelando gli interessi dei Vignaioli. Il Mercato dei Vini è sicuramente un momento importante per l’associazione e per i singoli soci, che non a caso partecipano in gran numero: non solo perché è un evento commerciale, ma soprattutto perché è l’occasione per incontrarsi, confrontarsi e fare gruppo, rinsaldando i legami associativi. Al Mercato si percepisce cosa significa far parte di FIVI: si alimenta il senso di appartenenza, e in qualche modo anche l’orgoglio di essere Vignaioli.

Parliamo dell’annata 2023: qual è la percezione che la FIVI ha, grazie ai feedback dei propri associati, su una delle annate più complesse del nuovo millennio?

E’ difficile fare valutazioni complessive su una vendemmia, con situazioni così differenziate nei diversi territori. Quello che ormai è evidente è che il nostro lavoro è e sarà sempre più condizionato dalle emergenze climatiche e dalla sempre maggiore imprevedibilità degli andamenti stagionali. Anche per questo motivo è importante che tutto il sistema vitivinicolo si interroghi sulla sostenibilità dell’attuale modello produttivo. Non intendo solo dal punto di vista ambientale, con le sfide del contrasto alla diffusione – talvolta inedita , in alcuni territori – delle malattie della vite e di nuovi parassiti, che si intrecciano alla necessità di contenere l’impatto della viticoltura sull’ambiente. Ricercare la sostenibilità del sistema significa anche cominciare ad affrontare l’ormai strutturale surplus di produzione, che porta inevitabilmente al deprezzamento delle uve e a una complessiva perdita di valore territoriale. E’ un tema che abbiamo sollevato per anni in assoluta solitudine e nel silenzio generale, sentendoci spesso dare delle “cassandre”: vediamo con piacere che oggi tanti altri attori della filiera utilizzano questi argomenti, segno che i tempi sono maturi per una strutturale riforma del sistema

Gli ultimi anni sono stati complessi per il settore e il futuro sembra porci di fronte a nuove sfide. Come si sta muovendo la FIVI nei confronti delle criticità legate alla burocrazia e alle possibili nuove norme di etichettatura?

La corretta informazione al consumatore è senz’altro un principio da difendere e che condividiamo. Un principio che però va applicato con efficienza e buon senso, mettendo i produttori nelle condizioni di poter rispettare le norme, che devono essere chiare e definite. Dobbiamo spingere per le soluzioni digitali, che siano al passo con i tempi e che riducano tempi e costi, che gravano soprattutto sui piccoli produttori. In merito all’introduzione dell’etichetta nutrizionale, dobbiamo vedere il lato positivo: in qualche modo è una novità che può rendere il consumatore più consapevole, spingendolo a farsi delle domande sulla qualità del prodotto. E questo può essere un bene per chi, come noi Vignaioli, punta alla produzione di vini frutto di un processo che tende sempre alla qualità, in campagna e in cantina. Anche se, a nostro avviso, sarebbero anche altre le necessità di trasparenza: ad esempio, quella sulla filiera di produzione, rendendo chiara al consumatore la differenza tra chi si limita a imbottigliare e chi invece completa l’intero ciclo produttivo, dalla vigna alla bottiglia.

Quali sono gli obiettivi raggiunti e quali quelli che la FIVI si pone nel prossimo futuro?

L’obiettivo principale è quello di avere ottenuto posto ai tavoli, ministeriali e regionali. E anche aver aumentato il nostro peso a Bruxelles, grazie al lavoro di rete e all’impegno di CEVI, la Confédération Européenne des Vignerons Indépendants di cui è presidente Matilde Poggi, per tanti anni presidente FIVI. Gli obiettivi storici di FIVI sono sicuramente sul fronte della riforma dei criteri di rappresentanza nei Consorzi di Tutela e su quello della sburocratizzazione: al Mercato presenteremo inoltre un dossier sulla manutenzione del territorio, tema che vorremmo mettere al centro dell’azione politica associativa anche a livello regionale. Ma non mancherà impegno a livello europeo sul Regolamento sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, che al momento presenta grandi criticità.

lorenzo cescon presidente fivi

Ringrazio, come di consueto, la FIVI e il suo presidente Lorenzo Cesconi per la disponibilità e per la possibilità di poter incontrare un numero così folto di vignaioli/e al prossimo Mercato di Vini, a Bologna. Per me che, da anni, lavoro all’organizzazione dell’Only Wine Festival assieme ad Andrea Castellani, il mercato è un modello dal quale prendere sempre spunti interessanti e un evento nel quale trovare piccole cantine di giovani produttori e produttrici che meritano grande attenzione. Sono certo che, anche quest’anno, anche per me che viaggio imperterrito fra vigne e cantine, ci sarà modo di stupirsi incontrando nuove interessanti realtà.

Trovate maggiori info sull’evento nel sito ufficiale del Mercato dei Vini mercatodeivini.it e su wineblogroll.com/ista-vignaioli-mercato-vini-fivi-bologna.

Ci vediamo a Bologna!

F.S.R.

#WineIsSharing

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