Podere Grecale – Padre, figlia ed il loro vini di mare, di vento e sole e di terra

Oggi vi porto in Liguria, più precisamente a Sanremo, ma non per il festival della canzone italiana, che ben poco avrebbe a che fare con questo wineblog, piuttosto per assaggiare qualcosa di buono, in una cantina che è stata una piacevole scoperta degli ultimi mesi, per me: Podere Grecale.

Podere Grecale è una cantina relativamente giovane, nata dal 2007 dalla voglia di fare Vino ed impresa di un padre ed una figlia, Lino e Serena Roncone. Una storia di vita e di vino, nata un po’ per gioco, con Lino che pianta il suo vigneto “nel giardino di casa”, con l’idea di fare un po’ di vino per sé e nulla più. Il desiderio primario e primordiale era quello di riassaporare il sapore del vermentino, da sempre coltivato a Bussana, ma ormai perso quasi del tutto. Dopo un paio di anni di vinificazione in proprio, ha scoperto che fare il vino lo appassionava molto – fino a quel momento era solo un fruitore del nettare di Bacco – ed è a quel punto che Lino chiede a Serena di avviare insieme una piccola azienda familiare, che avesse come principi cardine la sostenibilità ed il connubio fra passato e presente, con un occhio rivolto al futuro, senza dimenticare neanche per un solo istante ciò che è stato.
Impiantarono, così, nuovi vigneti sferzati dal grecale – da qui il nome della cantina -, si rimboccarono le maniche per arrivare nel 2008 alla prima annata commercializzata del vermentino, per poi iniziare a produrre anche il Pigato (molto bella la 2015) e solo negli ultimi due anni andare ad aggiungere altre referenze, molto distintive del territorio e del terroir tutto.
cantina riviera ligure
I vitigni piantati sono solo quelli tipici della zona e, fatta eccezione per la bollicina, rientrano nella DOC Riviera Ligure di Ponente.
La filosofia enoica di Lino e Serena è semplice: rispetto in vigna e apertura mentale in cantina, vale a dire tradizione là dove serva ed innovazione per arrivare a trarre il meglio dalle proprie uve, sane, in maniera meno invasiva possibile ed imbottigliando vini di grande pulizia e spiccata personalità.
Il legame con il territorio è forte, la prima premessa da fare è che coltivare in Liguria non è semplice e se lo si fa è perché si ama immensamente il proprio lavoro e la propria terra. Ogni fase della viticoltura è svolta a mano, dalla raccolta alla cimatura e potatura verde. I vigneti sono spesso dislocati in posti diversi ed a volte non semplicissimi da raggiungere – è raro avere vigneti in blocco da più di 2ha in questo areale – e questo crea non pochi problemi di gestione del lavoro, come trasportare il piccolo trattore da un vigneto all’altro, ma anche questo è fare vino e la passione, unitamente ad un pieno di sacrificio, spinge quel trattore ovunque ce ne sia bisogno. Il rispetto per la vigna, passa anche da una concezione fondamentale per ogni vignaiolo e viticoltore, ovvero quella di sentirsi “custodi della terra”, tanto da vedere Lino e Serena impegnati sia fisicamente che economicamente nella creazione e la manutenzione dei muretti a secco, cosa sempre più rara purtroppo.
Coltivare in Liguria è davvero un atto d’amore per la propria terra, le coltivazioni aiutano a mantenere il territorio e limitare il rischio idrogeologico che qui è molto alto ed al contempo evitano scempi e deturpazioni di paesaggi davvero unici al mondo.
Fatta questa premessa, il rapporto fra la famiglia Roncone, il Podere Grecale ed il territorio si esplica in 2 aspetti peculiari:
-Valorizzazione: utilizzo esclusivo di varietali autoctoni e riconosciuti in Liguria, atti alla produzione di vini DOC Riviera Ligure di Ponente.
In quest’ottica Lino e Serena hanno impiantato delle barbatelle di “Moscatello di Taggia”, un clone autoctono del Moscato Bianco, recuperato recentemente dalla regione Liguria a partire da poche piante sane ritrovate nel territorio nei dintorni di Taggia… ed io sono a dir poco curioso in merito!
-Salvaguardia del territorio e dell’ambiente: a prescindere dalle certificazioni, i vigneti del Podere Grecale sono coltivati senza uso di prodotti di sintesi e senza erbicidi. Si alternano inerbimento naturale, sovescio e concimazioni organiche e vengono utilizzati solo zolfo, rame (il minimo necessario) e prodotti come il bacyllus thuringiensis per la lotta biologica. Non vengono, inoltre, effettuati trattamenti “a calendario”, valutando l’entrata in vigna giorno per giorno (come ogni vignaiolo dovrebbe fare).
E’ da questo approccio sano e consapevole che scaturiscono i vini che ho avuto modo di assaggiare e dei quali condivido le mie impressioni, molto volentieri.

I Vini di Podere Grecale

vini cantina podere grecale

Fizantin Spumante Brut “Metodo Ancestrale”: la versione ligure del ColFondo veneto, dotatoa di grande luminosità e vitalità. Un Vino che sa essere estremamente pulito e lineare, pur mostrandosi nebbioso, quasi misterioso alla vista. Una divertente alternanza fra lieviti e varietale che si ricongiunge in bocca in un sorso davvero inerziale. C’è il mare, ci sono i fiori di Sanremo, c’è la rugiada del mattino, di quella che guardi dalla finestra appena alzato con gli che ancora fanno un po’ di fatica a mettere a fuoco. La vista serve a poco quando tutti gli altri sensi sono in fibrillazione. Freschezza e mineralità, parole ormai ridondanti, eppure così esaustive nel descrivere questo Vino di mare e di terra, di contemporanea tradizione. L’ho appezzato davvero molto!

Maèn Vermentino Superiore 2014: il nome avrebbe potuto condizionarmi se solo avessi compreso che il suo significato in dialetto ligure fosse “marino”, ma per fortuna ho potuto godermi questo sorso di salsedine e sole senza questa pulce nell’orecchio. Il naso è quello dei grandi vermentini, che guardano al mare, dall’alto delle colline in cui gli alberi di limone dipingono da lontano un quadro puntinista che rievoca, con le sue infinite tonalità di verde e di giallo la natura ed il sole. Ancora un vino di terra e di mare, che trova nel suo maturo equilibrio il tratto distintivo dell’intrinseca qualità. La 2014 si riconferma una grande annata per i bianchi ed una grandissima annata per il Vermentino ligure.

Beusi Granaccia Superiore 2014: un vitigno che ormai è da considerarsi a tutti gli effetti tipico di queste zone, seppur sembri arrivare dalla non poi così distante Spagna. Devo ammettere che non sono un grande estimatore delle Granacce spagnole, spesso troppo “dolcione”, ma credo che in Liguria questo varietale abbia trovato le condizioni pedoclimatiche e l’approccio ideali per trarne Vini di struttura, ma che barattino, con immenso piacere del mio palato, l’eccessiva morbidezza con un sorso asciutto e dinamico, balsamico/mentolato e minerale/sapido. Armonico ed elegante nel suo incedere passionale e sicuro, forte di un corpo notevole e di una spontanea attitudine alla seduzione. Interessante sarà valutarne l’eventuale longevità.

Ciò che apprezzo di più di questa cantina? La ricerca nel campo della sostenibilità e la manifesta simbiosi fra uomo e natura, che al Podere Grecale si traducono in scelte ed atti pratici, ormai collaudati o sperimentali come la pulizia invernale del vigneto con le pecore e la pacciamatura dei nuovo impianti. Naturale? Sì, ma con senno!
A conferma della ragionevolezza con la quale si voglia portare avanti questa realtà, c’è il ritorno all’università di Serena, che ha sentito forte il bisogno di effettuare gli studi di viticoltura ed enologia.
Credo che l’approccio sia dei migliori e questo duo padre-figlia è una delle aziende da seguire di annata in annata, sia per la loro voglia di stupire che per la naturale evoluzione delle viti nei nuovi impianti, che sono certo apporteranno ancor più eleganza e complessità a vini, già, oggi, molto carichi di personalità.
F.S.R.
#WineIsSharing

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